Napoli è piena di eccentricità e ironia. Anche se è nota per il suo degrado urbano, i Napoletani sono profondamente orgogliosi della loro città.
Effettivamente, hanno molti motivi per esserlo: Napoli è una delle più antiche città abitate in modo continuativo al mondo, ed era uno snodo fondamentale della Magna Grecia. Millenni dopo, nel XVIII secolo, competeva con Vienna, Parigi, Londra e Firenze come una delle città europee più maestose, come testimonia il Palazzo Reale nella vicina città di Caserta. Più di recente, la città ha avuto l'onore di aver inventato la celeberrima pizza.
I pellegrini hanno molte ragioni per recarsi a Napoli. La città ha numerose chiese, fatte costruire e abbellire dai reali e dai nobili del passato. Le tradizioni religiose e le devozioni popolari napoletane, soprattutto ai santi, sono leggendarie. In una città che ha non meno di 52 santi patroni (sì, proprio cinquantadue), i Napoletani sono fedeli ai loro santi come alla squadra di calcio locale.
Un pellegrinaggio a piedi per Napoli inizia dal Duomo. Costruito originariamente nel IV secolo come basilica cristiana su un tempio pagano dedicato ad Apollo, l'edificio attuale è in stile gotico francese dell'Alto Medioevo.
Se alcuni vi entrano per ammirare le notevole opere d'arte, la grande navata, le tombe funerarie e le cappelle laterali, la maggior parte dei pellegrini è attirata dalla Cappella di San Gennaro, il patrono principale della città.
San Gennaro era un vescovo martirizzato sotto Diocleziano verso il 305. Il suo corpo venne portato a Napoli verso l'anno 400. Si conoscono pochi dettagli della vita del santo, anche se le leggende sui miracoli avvenuti mediante la sua intercessione abbondano.
Quello più noto, che ancora si verifica, è relativo al suo sangue. Ci sono due fiale contenenti il sangue coagulato di San Gennaro, la cui liquefazione avviene tre volte all'anno. Il 19 settembre, festa del santo, l'arcivescovo di Napoli presiede una Messa e il rituale della liquefazione.
Dopo che il sangue si è liquefatto, il vescovo depone le fiale sull'altare, dove restano per otto giorni perché i fedeli possano venerare le reliquie. Dal Castel Nuovo, situato vicino al porto e risalente al XIII secolo, vengono sparati 21 colpi.
Si dice che se la liquefazione non avviene si verificherà una calamità a Napoli o nei dintorni. Nel 1980, anno in cui non si è verificata, un fortissimo terremoto ha devastato la vicina Irpinia, provocando 2.500 vittime.
Per la prossima fermata del pellegrinaggio si può scegliere Napoli Sotterranea. Anche se non si tratta di un luogo religioso, un tour dei tunnel e dei labirinti sotto la città offre un'esperienza interessante e formativa sulla storia di Napoli.
Si passa poi ad ammirare i famosi presepi napoletani.
Davanti alla basilica di San Paolo Maggiore c'è una piccola strada nota come Via San Gregorio Armeno, centro del quartiere dei presepi di Napoli.
Il termine “presepe” deriva dal latino praesepium, che significa culla. Le scene della Natività hanno una lunga tradizione a Napoli. Nell'Alto Medioevo, gli artisti iniziarono a scolpire immagini a grandezza naturale che raffiguravano la Sacra Famiglia in marmo o in legno, in seguito in cartapesta.
Nel XVIII secolo, il presepe napoletano ha vissuto la sua epoca d'oro. All'epoca non si trattava più di oggetti esclusivamente di devozione religiosa. La nobiltà e l'alta borghesia avevano iniziato a commissionare opere di questo tipo per decorare le proprie dimore e competere con i vicini.
Le scene classiche raffiguravano sia signore e signori dell'alta aristocrazia borbonica che persone ordinarie che svolgevano le proprie attività. Immaginate le strade affollate di Napoli nel Settecento: fabbri, fornai e ciabattini che svolgevano i propri mestieri, mercanti stranieri che vendevano le loro merci, animali che vagavano tutt'intorno, gendarmi borbonici che pattugliavano le strade, zingari che leggevano le carte, gente che giocava a dadi, bambini che giocavano e casalinghe che cucinavano.
La tradizione del presepe napoletano è ancora viva e vibrante in Via San Gregorio Armeno. Ci sono ancora laboratori gestiti da famiglie da generazioni che realizzano opere belle e preziose, e se si visita la città non si può certo perdere.