Siamo nella basilica di San Pancrazio, dedicata al giovane martire considerato il difensore dei giuramenti e delle promesse. In questo giorno, a conclusione dell’Ottava di Pasqua, si rinnovano le promesse battesimali e termina il ciclo delle stazioni romane. Nell’ultima processione stazionale, al posto delle invocazioni penitenziali, risuona l’Alleluia.
La basilica fu costruita per volere di Papa Simmaco (VI secolo) sul luogo di sepoltura di San Pancrazio. Secondo la “passio”, Pancrazio, rimasto orfano, giunse a Roma dalla Frigia insieme allo zio Dioniso. Entrambi si convertirono al cristianesimo e Dioniso cadde subito vittima delle persecuzioni di Diocleziano. Pancrazio, 14 anni, fu condotto davanti all’imperatore. Rifiutò di sacrificare agli dèi e difese la propria fede. Per questo fu decapitato.
La basilica di San Pancrazio ha subito numerose trasformazioni nel corso dei secoli. Nel 1662 la basilica fu affidata ai Carmelitani scalzi, che ancora oggi la curano. A fine ‘700 subì la violenza dei soldati napoleonici e nel 1849 si trovò sulla prima linea del fronte tra i francesi del generale Oudinot, giunti in soccorso di Papa Pio IX, e i difensori della Repubblica Romana. I danni furono notevoli. Alla distruzione e ai saccheggi si aggiunse la profanazione delle reliquie del martire, che furono disperse. Quelle presenti oggi provengono dal Laterano.
Chiunque è stato generato
da Dio vince il mondo;
e questa è la vittoria che ha vinto il mondo:
la nostra fede.
1Gv 5,4
* In collaborazione con l’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato di Roma