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Come riconoscere le opportunità più importanti della nostra vita?

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Chris Lowney - pubblicato il 09/04/21
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Per rispondere alla vocazione della nostra vita in modo pieno, dobbiamo sviluppare il “radar Eli”

Se siete come me, non avrete mai collegato la storia di Samuele ed Eli dell'Antico Testamento con la vostra vita. Magari la ricordate appena... Non molto tempo fa, però, l'ho riletta e mi si è accesa una scintilla: la nostra vita è spesso una serie di opportunità perdute, e il “radar Eli” è la soluzione.

In questo famoso episodio biblico, Samuele sente una voce mentre dorme e la confonde con quella del suo mentore, Eli (1 Sam 3). Samuele sveglia Eli e chiede all'anziano perché lo ha chiamato. Eli, che non aveva nulla a che vedere con quella chiamata, rimanda però il giovane Samuele a letto. Succede lo stesso un'altra volta, e poi un'altra ancora.

La maggior parte di noi si infastidirebbe enormemente se un ragazzino interrompesse costantemente il nostro prezioso riposo, ma il saggio Eli aveva già capito che era il Signore a chiamare Samuele, e quindi gli dice di stare attento. Ovviamente la chiamata si ripete, e allora Samuele dice “Parla, Signore, perché il tuo servo ascolta”, e così inizia l'accettazione di Samuele della sua vocazione come profeta.

Io non sento voci incorporee mentre dormo, e se voi le sentite è probabilmente per via di un incubo o di una febbre alta più che per la voce di Dio che vi chiama ad abbandonare la vostra professione per diventare profeta.

Ad ogni modo, anche se non sento voci di notte, le sento durante tutta la giornata. Incrocio un ragazzino per strada che mi chiede un po' di soldi, mi contatta qualcuno che ha perso il lavoro e cerca il mio consiglio o i miei contatti, vedo un vicino anziano che vuole parlare...

Come Samuele ha pensato erroneamente che la chiamata fosse di Eli, io commetto un errore simile: do per scontato che le voci che mi chiamano siano quelle di un mendicante indifeso o di un vicino anziano solo.

Empatizzo con loro, ovviamente, ma spesso sono troppo occupato per aiutare. Credo magari che distraendomi costantemente con queste interruzioni non avanzerò mai con i miei compiti quotidiani.

Ma il problema non è affatto questo. Il mio problema reale è che non capisco chi mi chiama davvero attraverso quella persona per strada o il vicino anziano. Gesù stesso ha detto chiaramente chi è che chiama in queste situazioni: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”.

A volte provo vergogna immaginando di arrivare alle porte del Paradiso e di sentire Gesù dirmi: “Senti, amico, ricordi quando ho detto 'Tutto quello che avete fatto a uno dei miei fratelli...' parlando di chi ha fame, sete, non ha vestiti o è in carcere? Qual è la parte che non hai capito?”

Da ciò deriva la nostra necessità di sviluppare il “radar Eli”. Come Eli ha detto a Samuele di disporsi ad ascoltare la chiamata di Dio, anche noi dobbiamo imparare ad ascoltare Dio che ci parla e a vedere Dio presente negli incontri fugaci che riempiono le nostre giornate. Senza il radar Eli, quei momenti passano inosservati ai nostri occhi, senza trascendenza apparente. Una volta che il radar Eli si concentra sulla chiamata e sulla presenza di Dio in quegli incontri, però, iniziamo a percepire che forse sono tra i momenti più significativi della nostra vita.

E non è un'iperbole. Una venerabile corrente di spiritualità cristiana sottolinea che la nostra vocazione e il nostro cammino cristiano verso la santità si esplicano spesso in momenti piccoli e fortuiti. Ad esempio, il gesuita del XVIII secolo Jean de Caussade ha definito questo fatto “il sacramento del momento presente”, e Teresa di Lisieux “la piccola via”. Nella nostra epoca, Papa Francesco ha sottolineato questo aspetto segnalando la frequenza con cui Gesù esortava i Suoi discepoli (e noi) a fare attenzione ai dettagli.

Nessuno di noi dispone di un Eli che lo accompagni ovunque indicandogli quando Dio lo chiama. Ciascuno di noi deve acuire il proprio “radar Eli”, o, in altri termini, fare attenzione alla propria “piccola via” o al proprio “sacramento del momento presente”. La prossima volta che qualcuno vi chiederà qualche moneta, allora, forse dovreste rispondere come Samuele: “Parla, Signore, perché il tuo servo ascolta”.

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