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Io credo di credere, ma non credo affatto

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MIENMIUAIF - MIA MOGLIE ED IO - pubblicato il 08/04/21
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Ha ragione Carlo Acutis, ai nostri giorni - e alle nostre anime - manca il soprannaturale.

di Giuseppe Signorin

Un po’ per non essere ridicoli, un po’ per non essere superstiziosi, abbiamo perso la fede. Io per primo. Credo di credere, ma non credo affatto. Me l’ha rivelato un sacerdote al telefono: “tu non credi a Gesù”. C’ho pensato alcuni istanti e c’aveva azzeccato. Io non credo a Gesù.

Mi hanno colpito un paio di cose, ultimamente:

Una cit di Carlo Acutis: “Quello che manca ai nostri giorni è la soprannaturalità”. Fresco di “beatitudine” da parte della Chiesa, il piccolo genio dell’informatica che impazziva per l’Eucarestia ha lasciato questo messaggio a mio parere chirurgico: “manca la soprannaturalità”.

Per esempio io sì, magari credo che Dio esista, ma sicuramente non credo che Dio agisca in maniera soprannaturale. Non ci credo fino in fondo. Non ci credo in maniera semplice, immediata. Mille ragionamenti contorti contorcono la mia fede. A partire dai sacramenti: credo che quel pane è Dio? Che in confessionale Dio perdona i peccati? Che pecco e quindi muoio dentro e mi allontano dall’amore di Dio? Credo che Dio può compiere i miracoli, così sovrabbondanti nei Vangeli?

Questione non da poco che ci porta alla seconda cosa che mi ha colpito: la lettura del Vangelo di Giovanni (per i sinottici il discorso è analogo). Mi sono messo lì a leggerlo e c’era un miracolo dietro l’altro, un segno dietro l’altro. Tutto sembrava ruotare attorno a una domanda: Gesù è Dio o non è Dio? E a favore della tesi di essere Dio, Gesù continuava a compiere miracoli e lasciare segni e pronunciare parole pregne di quella soprannaturalità che secondo Carlo Acutis ai nostri giorni manca. Pensando a me e ai cattolici in generale e vedendo il Cristo che emergeva pagina dopo pagina dal Vangelo di Giovanni, ho percepito un abisso e mi sono domandato se ci siano ancora punti in comune.

Sì, estremizzo, ma mi sento come gli abitanti di Nazaret, in mezzo ai quali Gesù era bloccato perché non gli credevano. Non avevano fede in lui. Perché se Cristo è vivo, allora Cristo agisce. Ma Cristo può agire tramite la nostra fede, è lui stesso a insegnarcelo. Quindi a frenarlo, quasi a paralizzarlo, siamo noi. Ripeto: io per primo.

Ho la sensazione che vogliamo così tanto fare il “bene” con le nostre forze da impedire a Dio di mettere in campo le sue. Concentrandoci troppo su di noi, perdiamo di vista Dio.

Dov’è la fede convinta di averle già ottenute, le cose che chiede? È un’indicazione del Vangelo, non m’invento nulla. Quella fede è rarissima. Dire “sia fatta la tua volontà”, per me, in automatico, ormai sottintende che quello che chiedo non verrà esaudito. In pratica prego con la sicurezza che la volontà di Dio sia un’altra. Ma che ne so io qual è la volontà di Dio?

I Vangeli sono zeppi di segni, miracoli, liberazioni, ma noi ce ne vergogniamo o li interpretiamo come leggende, simboli, o ci ostiniamo a non volerne avere bisogno. Viviamo come se padre Pio fosse vissuto mille anni fa, come se Fatima e Lourdes fossero eventi medievali, come se a Medjugorje o in alcune realtà ecclesiali vive, con sacerdoti santi, non accadesse mai nulla.

E invece qualcosa accade. Quello che accadeva quando Gesù era sulla terra. Ma come mai solo lì? Perché abbiamo perso la fede. Perché per falsa umiltà – che è superbia – non lasciamo agire Dio. Non chiediamo, non preghiamo, non ringraziamo, non lodiamo e se lo facciamo è più che altro ginnastica mentale o facciale.

Dove sono i segni che accompagnano chi annuncia il Vangelo? Ha mentito, Gesù? Ci inganna o è Dio? Questo non vuol dire esigere che ogni preghiera all’istante venga esaudita. Ma siamo all’estremo opposto. 

Non parlo di amore, di carità, parlo proprio di fede. Sul piano della fede – che è quello iniziale: Abramo, per fede, cos’è arrivato a fare? – siamo meno di zero. Almeno qui in Occidente, nella tomba della fede, Occidente che invece ne è stato la culla, strabordante di santi folli e ridicoli che hanno permesso a Dio di agire in maniera inimmaginabile.

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