by Serena Di (@radicalchicpentita), autrice di Confessioni di una Radical Chic pentita
Era una notte buia e tempest… ehm no, era una mattina assolata e limpida, ma fredda, terribilmente fredda.
A volte di certe storie ricordiamo la fine ma non l’inizio, però dopo un po’ di decluttering mentale (cit. Marie Kondo) io l’inizio di questa storia me lo sono ricordato.
Era il 17 novembre 2013 e non veneravo ancora Marie Kondo perché semplicemente il suo capolavoro non era ancora in cima alle classifiche dei libri di autoaiuto che acquistavo settimanalmente, potevo quindi ancora spaiare i calzini, professarmi atea e risparmiare i soldi per la crema anticellulite (poi dicono che gli atei non sono superstiziosi).
Quella domenica mattina era iniziata come tutte le altre mattine della mia vita adulta, ovvero con l’sms di una mia eminente superiore inviato alle 3:00:
Il set era a Borgo Pio, l’attore principale aveva fatto “after” (restare sveglio tutta la notte e proseguire coi bagordi fino all'alba, Ndr) e non rispondeva agli stimoli visivi e uditivi (quante dita ha questo unicorno?), gli attrezzisti avevano il garbo di Mario Brega che urla: «Io so comunista cosììììì!!!!!!!!!» (ma non la simpatia di Mario Brega) e il costumista con la passione per i glitter voleva vestire il personaggio di nonno Camillo, il carrozziere della Bufalotta, come Priscilla la regina del deserto.
Alle ore 8:00 avevo già una crisi di nervi, alle 9:30 un attacco d’ansia che alle 10:00 era diventato un pluriattaccodipanico, alle 11:00 era bastastavoltamilicenzioveramentechehostudiatoafare???, alle 12:00 era:
Avevo vacillato scendendo le scale, sapevo che anche quella volta avrei dovuto rimetterci di tasca mia (addio creme anticellulite e prova bikini, sigh!), e mentre mi ripetevo sconsolata che la gentilezza era debolezza ero arrivata in Piazza San Pietro, dove la folla si accalcava al temine dell’Angelus del Papa, neanche avessero visto Un Marziano a Roma, per accaparrarsi una scatoletta di farmaci distribuiti gratuitamente.
Proprio quello di cui avevo bisogno, pillole senza prescrizione medica! «Questo nuovo Papa è proprio un grande», mi ero detta.
Con le finanze dissanguate e tre buste piene di pizza e mortazza ero riuscita ad accaparrarmi una bella scatola che contavo di scartare quanto prima. Solo una volta tornata sul set mi ero resa conto della “brutta sorpresa”: la medicina non era un rimedio per stressati, era di quelle come dire… spirituali, come dire… superstiziosa, come dire… fantascienza, come dire… inutile.
La medicina era una coroncina del rosario che invitava a recitare la “Divina Misericordia”, una preghiera «mai sentita prima», avevo borbottato, cedendo delusa la scatolina al regista romano che se l’era intascata: «Dalla a me che ste cose de chiesa je piacciono a mi nonna!» (le nonne sono sempre avanti).
Per qualche giorno a Roma non si era parlato d’altro, tra l’euforia generale, poi, come il marziano di Flaiano, pian piano di quella Misericordina si sono un po’ tutti dimenticati, a iniziare da me che l’avrei riscoperta solo molti anni dopo, anni fatti di prove bikini fallite e notti buie e tempestose.
Vi ho raccontato questa storia per ricordarvi che oggi (venerdì santo, il 2 aprile scorso, Ndr) inizia la novena della Divina Misericordia, una medicina (forse) inutile per lo stress ma preziosa per l’anima.
Ora potrei provare a descrivervela meglio, ma quando ci sono le parole di Papa Francesco (che anche se non fa il farmacista era ed è ancora un grande) io cosa posso aggiungere di più? Ecco parte del suo discorso all’Angelus di quel giorno, domenica 17 Novembre 2013:
(ricorderemo giorno per giorno la Novena nelle stories dei Mienmiuaif)