Una notizia come un'altra, in fondo. Un bimbo che nasce con un parto un po' rocambolesco.
Invece è una notizia eclatante e consolante. L'avventura di questa coppia che nel cuore di Milano, in mezzo alla notte e in tempi record diventa una triade è quanto di più pasquale ci sia: una nuova vita che attraversa quella che c'è già e dà nuovo senso a tutto. La nascita è una specie di resurrezione a ben guardare e noi mamme ci sentiamo un po' un sepolcro vuoto lì per lì; talmente felici di avere tra le braccia un uomo nuovo che lo shock del parto, per quanto dolce, viene un po' accantonato.
Il servizio Taxi del capoluogo lombardo ha preso una chiamata dal quartiere Ortica: serve un'auto, subito, destinazione clinica Melloni. Via, di corsa, dunque.
Il taxi arriva, corre veloce per le vie della città deserta per via delle restrizioni Covid e giunge in pochi minuti davanti alla clinica; per la mamma però i tempi sono maturi. Non può scendere dall'auto e raggiungere la sala parto, suo figlio deve nascere in quel momento e lì dove si trova.
Una storia normale e straordinaria, come sono un po' tutte le nascite; chi di noi non ha qualche racconto dal sapore mitologico delle circostanze legate alla sua nascita? Una multa presa dal papà che parcheggia dove non deve, un incontro bizzarro, l'ostetrica burbera o quella dolce e materna; una fame dell'ultimo minuto, il commento del medico al primo urlo spaccatimpani del neonato. Tutto diventa epico, a suo modo.
Perché, mi pare, la vita nascente conserva la sua potenza, una sua selvaggia imprevedibilità, quella irriducibile libertà che vuole affermarsi e basta.
sembra urlare col primo pianto ogni bambino e così la sua mamma, sfinita e forte come i ruggiti con cui ha accompagnato le ultime spinte.
Sono nato, dovevo nascere, la vita urge. Ecco cosa ci ricorda questo bimbo di cui non sappiamo nulla se non la cosa fondamentale da cui discendono tutte le altre, irriducibilmente più piccole di questa: è nato.
Il tassista che ha accompagnato la coppia e chiamato i medici a ridosso della clinica voleva sapere come stavano e il giorno dopo è andato ad informarsi:
La fretta di venire al mondo e la precipitazione che ci prende quando vogliamo evitare che qualcuno lo lasci si assomigliano, dicono quasi la stessa cosa. Ostetricia e medicina d'emergenza, insomma, hanno - e dovrebbero sempre mantenere - la stessa cifra di servizio nudo e puro all'altro e al suo attributo principale: l'esistenza.
Leggevo qualche tempo fa di un giovane medico anestesista e rianimatore che si spende generosamente anche nella divulgazione promozione di pratiche di pronto intervento, nelle cosiddette manovre salvavita.
Una delle considerazioni più belle che rilascia è che proprio la medicina d'emergenza possiede il grande potere di mostrarci quanto la vita, sempre, sia un valore che svetta su tutti gli altri.
Per questo, ora, non trovo più tanto strano accorgermi che mi assale un moto di commozione ogni volta che intravvedo in qualche luogo pubblico, in spiaggia, all'ingresso di un supermercato, l'attrezzatura per la rianimazione cardiaca.
Siamo tutti qui in agguato l'uno per l'altro con una ferocia d'amore che teniamo ammansita sotto felpe e sneakers nuove ma che cova, ancora. Più dell'istinto di prevaricare siamo mossi, credo, dalla fame di vita.
Vederla in pericolo come saperla in arrivo, ci chiama alle armi. La crudeltà, invece, prima di diventare perversione, è più una resa, una rinuncia; l'incapacità di sentirsi degni noi stessi e di misurare nell'altro la nostra stessa altezza.
Ma che c'entra tutto questo con Pasqua e Pasquetta e un taxi che arriva a tutta birra davanti al Pronto Soccorso dell'ospedale Macedonio Melloni nel cuore della notte?
C'entra perché c'era un bimbo che doveva nascere.