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Cosa dicono documenti e scoperte su Getsemani e Via Dolorosa? (FOTO)

WAY OF THE CROSS
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 02/04/21
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Studiosi e archeologici ricostruiscono la presenza di Gesù in questi due importanti luoghi della Passione

Il Getsemani e la Via Dolorosa sono due luoghi simbolo della Settimana Santa e della Passione di Gesù. Ma le fonti storiche e archeologiche confermano la presenza di Gesù in questi luoghi prima di morire in croce? Oppure no? 

Proviamo a ricostruire documenti e scoperte archeologiche che ricostruiscono la presenza del Figlio di Dio in questi due luoghi.

Il Giardino del Getsemani è composto da otto ulivi secolari situato ai piedi del Monte degli Ulivi a Gerusalemme. Secondo gli Evangelisti Matteo e Marco, in questo luogo Gesù è stato tradito da Giuda ed arrestato mentre pregava con i suoi Discepoli, dopo l’Ultima Cena.

Oggi, con il termine Getsemani si indicano tre luoghi, custoditi dai francescani, che commemorano l’agonia e l’arresto di Gesù nella notte in cui fu tradito: la Grotta del Getsemani, l’orto degli Ulivi e la Basilica dell’Agonia (o delle Nazioni). 

La Basilica dell’Agonia (o delle Nazioni), costruita tra il 1919 e il 1924, sorge sul luogo in cui, secondo i Vangeli, Gesù si ritirò in preghiera prima della Passione e fu poi arrestato, dopo il tradimento di Giuda. Quando furono gettate le fondamenta dell’edificio, furono portati alla luce resti di chiese del periodo bizantino e crociato, ma solo gli scavi più recenti hanno rivelato i resti di una chiesa precedentemente sconosciuta che fu fondata alla fine del periodo bizantino (VI secolo d.C.) e continuò ad essere utilizzata durante il periodo omayyade (VIII secolo d.C.).

Costituita da un pavimento in pietra, la chiesa presentava un’abside semicircolare, pavimentato con un mosaico, decorato con fiori colorati lungo la bordatura. “Al centro doveva esserci un altare di cui non si sono trovate tracce. Successiva è poi un’iscrizione greca, visibile ancora oggi e databile al VII- VIII secolo d. C.”, ha spiegato Fr. Eugenio Alliata. Decifrata dalla dottoressa Leah Di Segni dell’Università ebraica di Gerusalemme e da Fr. Rosario Pierri dello Studium Biblicum Franciscanum, l’iscrizione è in memoria di una persona deceduta, con un riferimento al sacrificio di Abramo, di cui si parla nella Bibbia (Terra Sancta Museum). 

Nei pressi della Basilica dell’Agonia è stato fatto, di recente, un ritrovamento molto importante: quello della Mikveh, bagno rituale purificatorio nella tradizione ebraica, dell’epoca del “Secondo Tempio” e cioè del tempo in cui visse Gesù.

«La scoperta del bagno rituale probabilmente conferma l’antico nome del luogo, Getsemani – ha spiegato l’archeologo Amit Re’em -. La maggior parte dei bagni rituali del periodo del Secondo Tempio sono stati trovati in case private ed edifici pubblici, ma alcuni sono stati scoperti vicino a installazioni agricole e tombe, nel qual caso il bagno rituale si trova all’aperto. La scoperta di questo bagno, non accompagnato da edifici, attesta probabilmente l’esistenza di un’industria agricola qui 2000 anni fa, forse produttrice di olio o vino. Le leggi ebraiche di purificazione obbligavano i lavoratori coinvolti nella produzione di olio e vino a fare dei bagni purificatori. La scoperta del bagno rituale può quindi suggerire l’origine dell’antico nome del luogo, Getsemani (Gat Shemanim, “frantoio”), un luogo dove si produceva olio ritualmente puro, vicino alla città».

Anche gli Ulivi del Getsemani sono stati sottoposti ad analisi da parte di esperti di biologia e fisiologia vegetale delle Università italiane e del Consiglio Nazionale delle Ricerche, su richiesta della Custodia di Terra Santa.

Lo studio ha dimostrato che i loro tronchi e rami hanno circa 900 anni, rendendoli cosi tra gli ulivi più antichi conosciuti. Ma non solo. Gli ulivi appartengono a un’unica varieta’ originale e hanno anche tutti lo stesso DNA, il che significa che sono stati propagati per talea di una pianta madre (Cmc Terra Santa News).

Le prime testimonianze sulla Via Dolorosa - uno dei luoghi simbolo della Passione di Gesù, che coincide con le stazioni della Via Crucis - si attestano con San Gerolamo. E’ lui che riporta il pellegrinaggio in Palestina che fece la nobile Santa Paola tra gli anni 385 e 386: a Gerusalemme, 

“Visitava tutti i luoghi con tanto fervore e impegno che, se non avesse avuto fretta per vedere gli altri, non la si sarebbe staccata dai primi. Prostrata davanti alla Croce, adorava il Signore come se lo stesse vedendo carico di essa. Entrò nel sepolcro dell'Anastasis e baciava la pietra che l'angelo aveva rimosso. Per la sua fede, accarezzava con la bocca il posto stesso in cui il Signore giacque, come un assetato che ha trovato le acque desiderate. Di quante lacrime ha sparso lì, di quanti gemiti di dolore ha dato, è testimone tutta Gerusalemme, ne è testimone il Signore stesso che lei pregava" (San Gerolamo, Epitaphium sanctae Paulae, 9).

Grazie alla pellegrina Egeria, che andò in Terrasanta alla fine del IV secolo, conosciamo anche diversi particolari di alcune cerimonie liturgiche che si tenevano a Gerusalemme nella stessa epoca. Molte di esse consistevano nella lettura dei racconti evangelici collegati a ciascun luogo, la preghiera di qualche salmo e il canto di inni. Inoltre, descrivendo le funzioni sacre del Giovedì e del Venerdì Santo, 

Egeria riporta come si comportavano i fedeli nei luoghi della Passione di Gesù. Dice che andavano in processione dal Monte degli Ulivi fino al Calvario: "si va verso la città a piedi, con inni, e si arriva alla porta nell'ora in cui comincia a distinguersi un uomo da un altro. Poi, all'interno della città, sono presenti tutti, nessuno escluso, grandi e piccini, ricchi e poveri. Nessuno tralascia di partecipare, specialmente quel giorno, nella vigilia fino all'aurora. In questo modo si accompagna il vescovo dal Getsemani fino alla porta. E da lì, attraversando tutta la città, fino alla Croce" (Itinerarium Egeriae, XXXVI, 3 [CCL 175, 80]) (Terra Santa Triveneto).

Fra Ricoldo da Monte Croce, nel suo “Itinerario” (anno 1286) descrive così la Via Dolorosa: “Salendo poi (dalla Probatica) trovammo la casa di Erode e, lì vicino, la casa di Pilato dove vedemmo il Lithostrotos, il luogo dove il Signore fu giudicato e il luogo dove stava il popolo davanti al palazzo nel momento che Pilato uscì verso di loro. Salendo lungo la via per la quale salì Cristo portando la croce, trovammo il luogo dove disse: “Figlie di Gerusalemme non piangete sopra di me”. Lì fanno vedere il luogo dove Nostra Signora restò tramortita mentre seguiva il figlio che portava la croce”. 

E lì accanto, prosegue Fra Ricoldo, “alla via mostrano una casa come luogo del ricordo. Lì mostrano il posto dove Cristo con la sua croce si fermò e, stanco, si riposò un poco. Di là, in senso trasversale parte una strada che è quella che entra in città, dove incontrarono Simone Cireneo che veniva dalla campagna e prese la croce di Gesù. Lì presso è un luogo che fu dei frati minori. Salendo per una via, non retta, per la quale salì il Cristo, trovammo un luogo dove dicono che Elena potè dimostrare e discernere la croce del Signore da quelle dei ladroni mediante il miracolo della risurrezione di un morto. Di là, proseguendo entrammo nella chiesa o luogo del Santo Sepolcro”.

William Wey in Itineraria” (anno 1458) spiega che “a volte non è concessa licenza di entrare dentro la chiesa del Santo Sepolcro", allora i Frati Minori vanno coi pellegrini ad altri luoghi della Passione di Gesù.

"Andando dal Santo Sepolcro verso oriente, subito si incontra una strada per la quale Cristo saliva con la sua croce per essere messo a morte; per la medesima via si giunge alla casa del ricco che negava le briciole a Lazaro”. 

A poca distanza di là, scrive Wey, “si arriva al trivio, dove i Giudei obbligarono Simone Cireneo a prendere la croce di Gesù. Là è il luogo dove Gesù disse alle donne “Figlie di Gerusalemme non piangete sopra di me”. Là pure, sul lato destro, è il luogo dove Gesù impresse nel sudario il suo volto e lo diede alla Veronica. Così, non lontano di là è il luogo dove la beatissima Vergine Maria tramortì, quando vide suo figlio Gesù veniente con la croce”. 

In quel luogo, sostiene lo scrittore inglese, c’era una chiesa, chiamata dai cristiani Santa Maria de Spasmata, che ora è distrutta. Più in là c’è il luogo della porta antica della città, attraverso la quale Cristo fu condotto a morte” (Terra Sancra Museum).

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