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Venezuela: “Non ci priveranno della fede, né della Settimana Santa”

VENEZUELA
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Ramón Antonio Pérez - pubblicato il 01/04/21
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I militari hanno chiuso alcune chiese “per evitare assembramenti”. I vescovi venezuelani denunciano la situazione

La Domenica delle Palme in Venezuela è stata unica. Da un lato si sono susseguiti gesti di solidarietà nei confronti di chi non ha potuto andare in chiesa per via del Covid-19, dall'altro i militari hanno chiuso alcuni templi “per evitare assembramenti”, ha denunciato il vescovo di Táchira.

Nella maggior parte delle chiese parrocchiali del Venezuela, le cerimonie per ricordare l'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme come narrato dai Vangeli si sono svolte con restrizioni a causa della pandemia, ma in alcune zone dello Stato di Táchira è stata denunciata l'intimidazione per evitare la partecipazione dei fedeli, com'è accaduto nella diocesi di San Cristóbal.

“Un anno diverso, ma la tradizione della palma benedetta è più viva che mai. Oggi doniamo i rami di palma benedetti alle persone più vulnerabili”, ha pubblicato sulle sue reti sociali Hilmer Escalona, consigliere del municipio di Chacao, nello Stato venezuelano di Miranda.

La parrocchia di San Giuseppe di Chacao ha ricevuto sabato 27 marzo le tradizionali palme della Domenica delle Palme, ma non tutti hanno potuto assistere alla loro benedizione. Per il secondo anno consecutivo, in questo municipio che fa parte dell'area metropolitana di Caracas i fedeli abituati a partecipare in prima persona agli eventi di questi giorni li hanno vissuti da casa per via della pandemia di coronavirus.

È così che è nata una “buona idea” con il semplice gesto promosso da Escalona, e l'attività è diventata una delle pratiche solidali più innovative nel contesto della pandemia in Venezuela, con il funzionario e fedele che ha portato la desiderata palma benedetta ai più anziani e malati.

“Come palmero, vicino di Chacao e fedele attivo della parrocchia di San Giuseppe, mi sono visto in dovere di portare a questi vicini credenti il loro ramo di palma benedetta”, ha detto convinto del gesto solidale, forse unico in tutto il Paese. “33 famiglie con persone vulnerabili non potevano uscire esponendosi al Covid-19”, ha aggiunto Escalona.

Il consigliere, che è membro del gruppo di palmerosLos Cambures” del centro storico di Chacao, ha spiegato che la consegna delle palme è stata organizzata da una commissione da lui presieduta al Comune e dalla chiesa affidata a padre Reinaldo Gámez. “Purtroppo, per la situazione del Covid-19 nel Paese, quest'anno non abbiamo potuto celebrare la Domenica delle Palme in Piazza Bolívar a Chacao”.

“Con fede e rispettando tutte le norme di biosicurezza, abbiamo portato le palme benedette a molti vicini che non hanno avuto la possibilità di andare in chiesa”, ha sottolineato Escalona, sostenenedo che a Chacao si è pregato “per la fine della pandemia e la salute di tutti i Venezuelani”.

Com'è tradizione da più di 200 anni, i Palmeros de Chacao sono saliti sul Cerro El Ávila alla ricerca delle palme. Negli anni precedenti salivano non meno di 200 persone, che pernottavano lì per raccogliere e seminare la pianta. Questa volte è stato dato il permesso solo a 20 palmeros, che sono saliti nella zona chiamata Los Venados per cercare i rami poi distribuiti in punti strategici del municipio.

Dal 12 dicembre 2019, i Palmeros de Chacao sono stati dichiarati Patrimonio Culturale e Immateriale dell'Umanità dell'UNESCO.

Anche se a Chacao la celebrazione della Domenica delle Palme si è vissuta senza grandi complicazioni nonostante la pandemia, non si può dire che sia accaduto lo stesso a San Cristóbal, vicino alla frontiera con la Colombia. Monsignor Mario Moronta Rodríguez ha denunciato l'intimidazione da parte dei militari, che hanno impedito le celebrazioni pubbliche in alcuni templi della sua diocesi.

All'inizio del suo messaggio domenicale, il vescovo si è riferito al fatto storico che “ha aperto le porte alla Passione, Morte e Resurrezione di Gesù: il Suo ingresso trionfale come Re a Gerusalemme”. Colui che è anche primo vice-presidente della Conferenza Episcopale Venezuelana (CEV) ha poi espresso una dura denuncia, lamentando la presenza ingiustificata di militari e poliziotti che hanno impedito l'ingresso al tempio o hanno spostato, come nel caso di due o tre parrocchie, la celebrazione delle Messe in alcune chiese.

“Come pastore, levo la mia voce perché non si può giustificare. Avremmo potuto metterci d'accordo”, ha indicato attraverso un video sulle reti sociali:

“Noi abbiamo rispettato le regole e facciamo propaganda perché la gente faccia attenzione”, ha indicato parlando delle norme per combattere la pandemia implementate dalla Chiesa.

“Perché non mettono quei picchetti davanti ai luoghi in cui ci sono file, come i negozi di alcolici? Perché non li mettono dove vendono le droghe? Perché non li mettono dove c'è corruzione?”, ha chiesto Moronta ai responsabili del Governo di Nicolás Maduro. La risposta è arrivata dal vescovo stesso: “Perché hanno paura!”

“Ma vogliono fare i coraggiosi con la gente semplice”, ha aggiunto. “Li vogliono mettere di fronte alle chiese, dove la gente semplice vuole davvero lodare e benedire il Signore”.

Il presule ha quindi invitato tutti i fedeli a manifestare pubblicamente la propria fede collocando davanti alle proprie abitazioni le bandiere del Venezuela e della Chiesa, insieme alle immagini religiose di Cristo o della Madonna. “Non ci priveranno della fede, né della Settimana Santa. Viva Cristo Re!”, ha detto con fervore.

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