Cari amici del blog, prima che scoppiasse la pandemia avevo dei bellissimi progetti che stavano prendendo il volo, nei quali mettevo tutto il mio entusiasmo. Poi è andata come sappiamo e ho dovuto mettere tutto momentaneamente nel cassetto. Ma quando questa emergenza finirà, tutto ripartirà e quegli eventi saranno realizzati con la soddisfazione di poterci rivedere e riabbracciare.
Nel frattempo non sto con le mani in mano, ho scritto un saggio per un libro di prossima uscita (spero al più presto di darvi notizie in proposito), posso trovare gioia e soddisfazione nell’aggiornare il mio blog e approfondire i temi che mi stanno a cuore.
Sono molto compiaciuta quando, leggendo qua e là, trovo in libri autorevoli la conferma di tutto quanto vi sto raccontando ormai da molti anni. Sono volumi che magari parlano di tutt’altro ma poi dedicano un passo al tema del cibo e al suo simbolismo, alla cultura della tavola, al valore dei prodotti monastici, all’importanza della bellezza nelle piccole cose quotidiane.
Proprio a questo proposito, vi presento un brano tratto dal libro di don Luigi Maria Epicoco: Sale, non miele. Per una fede che brucia (Ed. San Paolo). Ve lo suggerisco come piccola meditazione in vista della Settimana Santa, mentre stiamo pensando alla tavola di Pasqua.
Perché le cose più buone ce le hanno i monaci?
N.B. Don Luigi Maria Epicoco, nato a Mesagne, in Puglia, nel 1980, è stato ordinato sacerdote a L’Aquila nel 2005. Insegna filosofia alla Pontificia Università Lateranense e all’ISSR “Fides et Ratio” a L’Aquila. Si dedica alla predicazione per la formazione di laici e religiosi e ha al suo attivo diversi volumi di carattere filosofico, teologico e spirituale.