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Quali sono i regali che rendono più felici i bambini?

LITTLE GIRL,
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Silvia Lucchetti - pubblicato il 29/03/21
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Una nuova ricerca ha mostrato che i bambini di età tra i 3 e i 12 anni traggono più gioia da regali materiali, mentre quelli più grandi preferiscono ricevere in dono delle esperienze.

Quali sono i regali che rendono più felici i nostri bambini? Ne parla in un interessante articolo pubblicato su Psicologia Contemporanea la dottoressa Elettra Pezzica.

Spesso di fronte alla scelta di un regalo da fare al nostro bambino o a quello di altri ci lambicchiamo il cervello per cercare di individuare quello che potrebbe risultare più gradito. 

Uno studio svolto presso l’Università dell’Illinois di Chicago, pubblicato sulla rivista International Journal of Research in Marketing ci viene in aiuto chiarendoci alcuni elementi importanti per effettuare la scelta.

I ricercatori si sono concentrati nel paragonare il livello di felicità che i piccoli manifestano di fronte a due diverse tipologie di regali: quelli materiali e quelli caratterizzati dal ricevere in dono delle esperienze

I risultati hanno evidenziato una differenza fondamentale in relazione all’età dei minori: i bambini dai 3 ai 12 anni preferiscono gli oggetti materiali, giocattoli o altro, mentre  quelli più grandi prediligono la possibilità di fare delle esperienze gratificanti. 

Quindi man mano che il bambino cresce arricchirsi di nuovi ricordi ed esplorare nuovi interessi prende il sopravvento sull’acquisizione di nuovi oggetti. Come direbbe Erich Fromm c‘è il passaggio dal desiderio di “avere” a quello di espandere il proprio “essere”. 

La principale autrice dello studio ha voluto però chiarire un punto fondamentale:

I regali materiali costituiscono per tutti i minori una specie di promemoria fisico in grado di offrire gratificazione anche dopo l’emozione iniziale vissuta al momento del ricevimento. 

I più piccoli, a cagione dei limiti cognitivi dovuti ad uno sviluppo non ancora completo di importanti strutture cerebrali, hanno difficoltà a rievocare i particolari delle esperienze che si sono concluse.

Per questo motivo risulta più arduo per loro conservare un senso di gratificazione per ciò che non è più presente. 

CHILD,

L’elemento fondamentale alla base di questa differenza fra i due gruppi anagrafici sarebbe la memoria, le cui prestazioni aumentano progressivamente con lo sviluppo; ed è questo cambiamento che giustifica la diversa percezione del “piacere” che si registra con la progressione dell’età. 

Secondo la stessa studiosa, grazie alle attuali risorse tecnologiche ormai alla portata di tutti, abbiamo la possibilità di aiutare anche i più piccoli a trarre una gratificazione duratura dalle esperienze fatte.

Per cui l’invito è:

Ribaltando il vecchio adagio: “occhio non vede cuore non sente”, la massima che possiamo trarre da questa ricerca potrebbe suonare così: se l'occhio ri-vede, il cuore stra-vede.

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