Il lunedì santo ci porta nella basilica di Santa Prassede. Qui la Passione - raccontata negli affreschi, evocata dalla Colonna della flagellazione e dalle sepolture dei martiri -, è già illuminata dalla luce della Pasqua che risplende nei mosaici.
Il “titulus Praxedis” risale al V secolo, ma solo nel IX secolo Papa Pasquale I costruì la prima basilica. Qui sarebbero sepolti 2.300 martiri delle persecuzioni del II secolo. Nella navata centrale c’è un disco porfido rosso: in questo punto, secondo la tradizione, sorgeva un pozzo in cui Prassede e la sorella Pudenziana raccoglievano il sangue dei martiri. La basilica di Santa Prassede custodisce anche la “Sacra Colonna”: si dice che ad essa Gesù fu legato per essere flagellato.
Lo sguardo si alza dalle memorie della Passione al trionfo finale. I mosaici dell’abside di Santa Prassede (IX secolo) mostrano Cristo nella sua seconda venuta; nell’arco absidale e nell’arco trionfale l’iconografia segue la visione di San Giovanni nell’Apocalisse: l’Agnello seduto sul trono, il Libro dei sette sigilli, la Gerusalemme Celeste.
Un altro angolo di Paradiso, nella basilica di Santa Prassede, è la cappella di San Zenone. Un’indulgenza speciale è legata a questo altare: è possibile liberare un’anima dal Purgatorio dopo cinque Messe. Lo ha stabilito Pasquale I in seguito a una visione: mentre celebrava qui una Messa in suffragio di un nipote, vide la sua anima portata in cielo dalla Madonna.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
Sal 26
* In collaborazione con l’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato di Roma