Della basilica di Santa Maria in via Lata si dice che sorga sul luogo in cui San Luca scrisse gli Atti degli apostoli e dipinse i primi sette ritratti della Vergine, di cui quello del XII secolo sull’altare maggiore sarebbe una copia.
Un antico culto colloca qui anche la casa-prigione di San Paolo, dove l'apostolo visse due anni sotto sorveglianza; una tradizione contesa con la chiesa di San Paolo alla Regola. Un’iscrizione all'ingresso degli scavi indica questo come Oratorio di S. Paolo apostolo, di Luca evangelista e di Marziale martire (forse il carceriere di Paolo, poi convertito?). E anche Pietro sarebbe passato di qui.
Nei sotterranei c’è una colonna corinzia a cui la tradizione vuole che fosse legato San Paolo. Sulla colonna, è incisa una frase scritta da Paolo a Timoteo: “Verbum dei non est alligatum” (La Parola di Dio non è incatenata). Recenti scavi hanno permesso di recuperare vari oggetti, tra cui una catena di ferro di circa due metri, compatibile con i segni sulla colonna.
Nel III secolo l’edificio fu probabilmente adibito a magazzino e alla fine del VI secolo diventò la Diaconia dal Papa Sergio I, probabilmente gestita da monaci orientali. Nel 1049 fu edificata la chiesa superiore con orientamento opposto a quello della Crypta. La basilica odierna è quella edificata nel XV secolo e a più riprese restaurata.
Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
per ascoltare il gemito del prigioniero,
per liberare i condannati a morte
Sal 101
* In collaborazione con l’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato di Roma