Stavo assistendo a un dibattito tra un ateo e un difensore di Dio. L'ateo ha sollevato una questione interessante: “Perché a Dio importa tanto il peccato?” Questa domanda può forse essere posta con più precisione: “Perché Dio si preoccupa dei peccati 'piccoli'?” Sono buone domande da porre, soprattutto durante la Quaresima.
L'esperienza mostra che sempre più persone sono indifferenti al peccato, soprattutto ai peccati del tipo “Non preccuparti tanto, è una cosa piccola”. Queste persone possono avere solo una Quaresima tiepida prima di una Pasqua noiosa. La morale della storia è: “Se giochi soltanto ad essere peccatore, puoi solo giocare ad essere salvato”.
Qual è allora il problema del peccato, anche se “piccolo”? Una risposta vera, ma incompleta: “Il peccato può tenerti fuori dal Cielo!” Può farlo, è vero, ma questa visione può portarci a temere il peccato ma non a evitarlo, e men che meno a odiarlo. Bisogna imparare a odiare il peccato lavorando tutta la vita (ovviamente con la grazia di Dio) per liberarsi dal peccato modellandosi nell'amore, nella santità e nella virtù.
Si può iniziare guardando un crocifisso e dicendo: “Sono qui, e ho fatto questo. Ho sputato, schiaffeggiato, picchiato, calpestato, trascurato e abusato fino alla morte dei grandi doni del corpo e dell'anima, derivanti dalla natura e dalla grazia (tutto da Dio). Ogni ferita peccaminosta autoinflitta può essere ritrovata sulla croce”.
Bisogna guardare di nuovo al crocifisso e dire: “Questo è il Cristo di Dio – e Gli ho fatto questo. Ho ucciso l'amore. Ho rifiutato l'innocenza. Ciò è avvenuto perché ho posto il mio cuore in quello che non è sacro. L'ho fatto. Non è colpa di nessuno, solo mia”.
A livello di rigida giustizia, la storia potrebbe terminare qui, con me che ricevuto la giusta sentenza. Un Dio totalmente santo non può sopportare la presenza del peccato; allo stesso modo, un peccatore impenitente come me troverebbe insopportabile la presenza di un Dio santo, come un uomo in una caverna senza luce esposto all'improvviso alla luce offuscante e implacabile del sole.
Grazie a Dio, è in atto più della rigida giustizia. Con misericordia insondabile, Dio onnipotente sceglie di salvare i peccatori come me a un costo terribile per Lui. Sul Calvario, Dio espone la bruttezza del peccato; nella tomba, Dio espone le conseguenze del peccato; la Domenica di Pasqua, rivela la vittoria sul peccato. Ci invita poi a unirci a Suo Figlio unigenito nella grande opera contro il peccato, incluso il pellegrinaggio purificatore alla santità prima della felicità del Cielo.
Questo ci porta al tempo della Quaresima. È il momento del nostro Purgatorio, vero? In Esodo 3 leggiamo dell'incontro di Mosè con il roveto ardente; l'arbusto è in fiamme, ma non viene consumato. La Quaresima è un invito a entrare nel fuoco sacro per essere purificati senza essere distrutti. Perché esitiamo ad avvicinarci a quel fuoco sacro?
Io rispondo a questa domanda con delle parole forti del defunto padre Louis Evely:
Esitiamo ad essere purificati dal peccato perché amiamo il nostro peccato più di quanto amiamo Dio. Confidiamo nel peccato più di quanto speriamo nel Cielo. Detta in modo così chiaro, la nostra condizione è terribile, no?
Sì, certo. E ora ammettiamo sobriamente la nostra necessità di purificazione; dichiariamo gioiosamente la nostra ammirazione per la ripetuta offerta di salvezza di Dio; offriamo risolutamente il nostro ego spezzato al Dio che è tutto santo, richiamando Maria Immacolata: “Si compia in me secondo la Tua parola”.