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Francesca e Faustino: perché Dio compie anche gli amori “perfetti”

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Francesca Di Giovanni - pubblicato il 22/03/21
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Un'altra storia di Provvidenza amorosa: quella capace di far rinascere un amore che sembrava perfetto e che invece è franato. Perché il nostro è il Dio della resurrezione.

Mi piace da matti la vedova importuna del Vangelo. È tosta. È gagliarda; è SuperFlex (come direbbe il mio amichetto Frenk di 14 anni che mi sta iniziando al linguaggio delle gang giovanili).

Quella della “vedova importuna” è una vera e propria tecnica. Se non ne aveste mai sentito parlare potete trovare la parte teorica al capitolo 18 di San Luca, mentre per una dimostrazione pratica vi posso prestare (anche per un’ora sola, è sufficiente) Bianca, il cane quindicenne dei miei genitori.

Passa le sue giornate a entrare/uscire dalla porta della cucina, quella che dà sul giardino. Si posiziona davanti alla porta e inizia ad abbaiare, ininterrottamente, per uscire. Mia mamma (santa donna!) le apre. Venti minuti dopo, da fuori, torna ad abbaiare, perché vuole rientrare. E così di nuovo. E poi ancora… e ancora. Così tutto il giorno. Tutti i giorni.  

All’inizio i miei avevano provato a non darle retta, ma è in grado di andare avanti ad abbaiare no-stop anche per 30 minuti di fila fino a quando qualcuno, immolandosi per la causa, si alza per aprirle (in realtà forse potrebbe andare avanti anche di più, ma babbo e mamma hanno interrotto l’esperimento per sfinimento).

Quindi credetemi se vi dico che capisco quell’uomo che alla fine, preso dall’esasperazione, ha fatto giustizia a quella vedova. La sua tattica, come Bianca mi testimonia, è vincente. 

Storie d’amore come quella di Betta e Igor (Elisabetta e Igor: prima storia delle storie di "Provvidenza amorosa" (aleteia.org) ), Fede e Gio (In uscita nuovo libro collana UOMOVIVO: la dentoteologia (aleteia.org) ) e quella che vi racconterò tra poco non vogliono essere una raccolta di belle e fortunate storie d’amore, per questo vi lascio a Nicholas Sparks o Sophie Kinsella (TOP!).

Le mie sono storie di resilienza orante, di fede, di vedove/i importuni dei nostri giorni, che non hanno mollato fino a quando la Mamma (non la mia né, a lei basta Bianca), la Mamma Celeste e i suoi Lassù non si sono alzati e hanno dato loro quanto richiesto… e ancora di più.

Francesca e Faustino si sono (af)fidati a Loro… e questa è la loro storia.

È quasi Natale. Faustino e i suoi sette fratelli organizzano un party a tema natalizio a casa loro. 

Il giorno della festa la casa si riempie di invitati. Faustino passa da una sala all’altra della casa salutando gli amici, abbracciando i volti familiari che da mesi non vedeva. Vestito da Babbo Natale, con tanto di barba bianca, è immerso nei saluti, quando ad un certo punto la vede: la ragazza dall’abito grigioperla. Lei non era prevista, non era tra i suoi invitati, non sapeva chi fosse. 

Hem…Scusate, ma qui devo assolutamente fare un Nota Bene alla mia ex-catechista che un giorno ci disse:

Non fraintendetemi, ero e sono tutt’ora pienamente d’accordo con lei, però, cara la mia ex-catechista, a questo punto… parliamone! Faustino crea un precedente; devo capire che upgrade della tecnica della vedova ha usato per ottenere tanto!

Ok, torniamo alla loro storia.

Faustino la vede e i suoi occhi verdi e il suo sorriso lo incantano. Colpito e affondato all’istante. Ma tanto velocemente l’aveva vista comparire, altrettanto velocemente la vede anche scomparire tra gli invitati. 

Faustino continua a sorridere agli amici che gli parlano, ma dentro freme: vorrebbe correre a cercarla, ma, classico delle feste quando devi defilarti, lo spazio, prima così largo, sembra diventare improvvisamene strettissimo, un vero percorso ad ostacoli. Ad ogni metro un amico che non avevi ancora salutato che ti ferma per fare due parole.

Ad un certo punto non resiste più:

(è vestito da Babbo Natale…come scusa fila).

Inizia a girare la casa. La trova: sta parlando con suo cugino Giovanni.  Ed è proprio lui, Giovanni, che li presenta, guadagnandosi così una parte nella storia.

Iniziano a parlare, il tempo vola. Faustino le mostra il suo laboratorio di birra artigianale. La porta in cucina, la presenta alla mamma.

Poi altre persone iniziano ad immettersi nella conversazione fino a separarli, ma Faustino non ha più paura: sa il suo nome. Non può perderla. 

Come ad ogni festa che si rispetti ad un certo punto parte la musica: “It’s gonna be a good night” rimbomba nelle casse. Francesca e Faustino si ritrovano a ballare vicini. Faustino è conquistato. La sala era piena ma, come nei migliori film romantici, per loro due era come fosse vuota all’infuori dell’altro. Effetto “cancellazione rumore AirPods Pro” al naturale.

Il giorno dopo la festa, Faustino inizia a cercarla, vuole invitarla ad uscire. Ma, piccolo intoppo, è senza cellulare! Avendo appena cambiato lavoro è infatti in attesa del nuovo numero. Avere sette fratelli però è come avere sette potenziali cellulari disponibili... e sfruttabili per cercare Francesca. 

Scovarla fu un’impresa.  Finalmente riesce a placcarla mentre è dal dentista e la invita a cena la sera stessa. Lei non può. Fissano per una cena l’indomani. 

Da quella cena diventano inseparabili: cene, aperitivi, visite culturali….

Troppo facile direte voi. E dov’è la resilienza orante? Ancora un po’ di pazienza.

Ad un certo punto Francesca deve andare a Seattle per lavoro. Da quel viaggio qualcosa inizia a cambiare. Entrambi iniziano a farsi assorbire dal lavoro.  I caratteri forti di tutti e due e l’incapacità dell’epoca di mettere l’altro prima del proprio “IO” iniziano a sgretolare il loro rapporto.

Quando Francesca espone a Faustino i propri dubbi sperando in un dialogo, in un abbraccio di ripartenza, si trova invece davanti un muro. 

Faustino non ha né tempo né voglia di capire:

Fine di tutto.

Ecco, ora parte la resilienza orante.

Francesca, dopo qualche mese, dietro consiglio della sua amica Sara e dietro ordine della mamma va ad Assisi al corso “Fidànzati o Fidanzàti” (dipende se ci vai da single o in coppia). Ha bisogno di mettere qualche cerotto spirituale sulle ferite che la fanno soffrire: la mamma e Sara lo sanno, lo vedono e la spingono su quel treno verso Assisi. Lei si fida, va dalla Regina dei dolori a chiedere aiuto.

Sono circa 400 i giovani presenti a quel corso. Una marea. E tra tutti quei giovani Francesca scorge nel suo vicino di seduta l’ultima persona che avrebbe pensato di vedere lì: Faustino. 

Molti potrebbero urlare alla coincidenza, ma noi no, perché noi alle coincidenza non ci crediamo. Noi le rilanciamo su un piano più alto. Questa è una Dio-incidenza bella e buona!

Ed è proprio lì, nel Paese di San Francesco, che tutto riparte, ma non come prima! Con una nuova consapevolezza, quella di non improvvisare più, di essere autentici. Sotto lo sguardo di Maria.

Da lì l’esperienza del Cammino di Santiago insieme, con una lezione grandissima per la loro nuova coppia: imparare a rinunciare al proprio passo per saper riconoscere quello dell’altro. 

Il 15 settembre 2018 ad Assisi, sotto lo sguardo della statua della Madonna, dove mesi prima Francesca aveva pianto tutte le sue lacrime chiedendo aiuto a Lei, Faustino in ginocchio le dice:

Dopo salti di gioia, grida e corsa nel parco, Francesca si ricorda di rispondere:

Piccolo Giacomo, quando un giorno ti chiederanno come si sono conosciuti i tuoi genitori potrai raccontare del cugino Giovanni che li ha fatti incontrare, di Assisi, del Cammino di Santiago… ma se dovessero darti un limite di parole e di tempo, ti consiglio una parola che riassume tutto: It’s a DIO-INCIDENZA. 

Dio-incidenze. Puntiamo su queste. E sulla vedova importuna, lei funziona sempre!

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