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“Verso la Pasqua”: Nel deserto con Gesù

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Don Francesco Cosentino - pubblicato il 17/03/21
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Anche Gesù, all’inizio della sua missione, entra nel deserto e vive il tempo della prova. Questo spaccato della vita di Gesù è di fondamentale importanza per la comprensione della sua umanità. Noi ci soffermiamo troppo e male sulle tentazioni, senza considerare che questo racconto evangelico ci sta comunicando qualcosa di importantissimo della vicenda di Gesù e quindi della nostra fede: in Gesù Dio ha condiviso tutto della nostra umanità, le inquietudini e le lotte interiori, le ribellioni e le prove di ogni giorno. Egli è veramente uomo e, per questo, può essere veramente solidale con noi.

Gesù entra nel deserto condotto, anzi sospinto dallo Spirito. Questa esperienza di deserto, di crisi e di lotta, dunque, in cui prendiamo in mano la nostra libertà e portiamo avanti la fatica di orientarla a Dio, è una benedizione. Addirittura è un’esperienza spirituale: lo Spirito conduce Gesù nel deserto. E vi conduce anche noi, per far cadere tutte le maschere che indossiamo e metterci a contatto con chi siamo veramente, faccia a faccia con il dramma affascinante della nostra fragilità e della nostra libertà.

Nel deserto, i protagonisti sono due: Gesù e il tentatore. Anche nella nostra vita è così e questa è anche la visione della storia descritta dal Libro dell’Apocalisse: c’è il progetto di Dio sulla storia e l’opera del male che lo contrasta, ci siamo sempre noi di fronte al male. Non certo in maniera “dualista”, ma in quell’intreccio di luci e ombre che sempre ci accompagnano e di cui siamo impastati.

Qui, Gesù viene tentato e le tre prove sono simbolo e modello di tutte le nostre tentazioni. Fondamentalmente, a Gesù viene proposto di essere un altro Messia, un Messia diverso, che segue i criteri del mondo secondo un’idea di messianismo che schematicamente potremmo sintetizzare in tre aspetti, uno per ogni tentazione. C’è il messianismo economico, quando la salvezza è nel pane, la felicità nell’avere, il desiderio-guida della vita è nel possedere. Gesù afferma che le cose servono, ma delle cose non puoi fare un Dio. Non si vive solo di pane, perché un pane senza amici, senza amore o mangiato nell’amarezza, nella rassegnazione o nella solitudine è un pane avvelenato. C’è poi un messianismo religioso, quando la salvezza è in una religiosità magica che piega Dio ai nostri bisogni, cerca i miracoli, vuole un Dio che mi risolva i problemi. Questo Dio rischia di diventare un idolo. Gesù dice: anche Dio può diventare “una cosa” che usi come vuoi e secondo i tuoi bisogni, magari per fuggire dalle tue responsabilità e “risolvere” i problemi e i conflitti della vita, rifugiandoti nella religione. Infine, c’è il messianismo politico, quando la salvezza, anzi il mio idolo, è il potere, il controllo, il dominio non solo sulle cose, ma anche sugli altri. La ricerca del potere fine a se stesso, però, esalta l’io a dismisura, logora le relazioni, distrugge la fraternità ed è un’illusione.

In sostanza, in modo sottile e seducente, il diavolo si insinua nel bisogno di Gesù che, essendo pienamente umano, sente i morsi della fame e sta pensando a come vivere la missione affidatagli. Il diavolo gli suggerisce pressappoco questo: sei il Figlio di Dio, approfittane! Puoi fare come vuoi. Trasforma le pietre in pane, spiazza tutti coi miracoli, conquista e comanda tutto. Puoi essere Messia in un altro modo ed essere “vincente”. In fondo, questa è la nostra vera tentazione di fondo: essere sempre altro rispetto a ciò che siamo: migliori, essere più ricchi, essere maggiormente apprezzati, diventare qualcuno. Tutto ciò ci fa scappare continuamente da noi stessi ed è in un modo per rifiutare la vita, per rifiutare ciò che siamo.

Quando entriamo nel deserto con Gesù, anzitutto ci apriamo allo stupore di saperci accompagnati non da un Dio che ci guarda dall’alto come un super-eroe, ma da un Dio pienamente umano come noi, che soffre veramente ciò che noi soffriamo. Scopriamo insieme a Gesù che nella nostra vita abbiamo dei bisogni, alcuni elementari e altri ancora più importanti: sono tutti buoni, ma bisogna imparare a discernere come, quando e in che modo soddisfarli.

Tentazione nel greco biblico è “provare, saggiare, esaminare”, quindi il deserto quaresimale è il tempo in cui immergerci nella realtà di ciò che siamo e che viviamo dentro di noi, per esaminare, assaggiare, discernere le emozioni, i sentimenti, le domande, le paure, i bisogni che abbiamo.

Nel deserto della vita abbiamo fame come Gesù: è proprio questo bisogno della fame il luogo in cui, lottando, dobbiamo orientare i nostri desideri. La fame è il bisogno, ma cosa desidero per soddisfare questo bisogno? Il pane, il potere, il miracolo? Dobbiamo scegliere chi vogliamo essere e come vogliamo vivere la nostra vita: contro il fascino seducente di ciò che ci vuole rimpicciolire e fare schiavi, dobbiamo scegliere la Parola di Dio che ci guida a essere uomini pienamente liberi. La Parola ci fa liberi perché orienta il nostro cuore laddove è davvero il nostro tesoro: quel Dio che mi ama e che facendomi sentire amato nutre la mia vita. Perché abbiamo bisogno di amore, prima che del pane.

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