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Anch’io voglio credere prima di vedere un segno

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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 15/03/21
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Siamo di nuovo nella città del primo miracolo, quello della gioia, della festa salvata da un vino più buono di tutti i migliori vini umani. Ora il Signore salva un figlio morente ma grazie alla fede di suo padre salva tutta la famiglia: la sua conversione, come una scintilla, accende quella di tutti i suoi.

In quel tempo, Gesù partì dalla Samarìa per andare in Galilea.
Ma egli stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria.
Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao.
Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete».
Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Gesù gli risponde: «Và, tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!».
S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato».
Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.

(dal Vangelo di Giovanni 4, 43-54)

Del vangelo non bisogna ignorare mai nessun dettaglio, specialmente quando hanno a che fare con la geografia dei luoghi dove Gesù si reca:

Cana è il luogo del primo miracolo. È il miracolo della gioia salvata in extremis grazie proprio ad un intervento di Gesù.

Ancora una volta in questo luogo c’è una situazione estrema: un uomo ha un figlio in fin di vita, non c’è più tempo, e Gesù è l’unico che può fare qualcosa. La preghiera di questo padre viene esaudita ma la professione di fede che Gesù domanda a quest’uomo è davvero unica nel suo genere: “Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino”.

La risposta di quest’uomo è unica: crede a Gesù non in seguito al miracolo, ma crede a Gesù senza ancora aver visto il miracolo della guarigione del figlio. Sembra che il vangelo voglia suggerirci che l’atteggiamento vero della fede non è vedere un segno per poi credere, ma credere in assenza di segni fino al punto in cui quella fiducia rende visibile anche il segno:

Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia”.

Il risultato è una sovrabbondanza di conversione. Se infatti all’inizio è solo lui capace di una fede senza segni, alla fine del miracolo tutta la sua famiglia si converte. È bello pensare che l’atto singolo di fede di uno di noi alla fine diventa l’inizio della conversione degli altri. #dalvangelodioggi

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