Nella basilica dei Santi Quattro Coronati, all’inizio della quarta settimana di Quaresima, la storia si intreccia con la leggenda (e con la matematica). Non è chiaro, infatti, chi siano i quattro “coronati” – la corona è quella del martirio – titolari della basilica. E neanche se siano quattro o cinque... Sicuramente il loro culto è diffuso dal IV secolo e i loro resti custoditi nella cripta di questa basilica.
La tradizione li identifica con due diversi gruppi. Sarebbero cinque scalpellini della Pannonia (Claudio, Castorio, Semproniano, Nicostrato e Simplicio) messi a morte per aver rifiutato di scolpire idoli pagani. Oppure, quattro soldati romani di fede cristiana: Severo, Severiano, Carpoforo e Vittorino.
Siamo alle pendici del Celio, davanti a un complesso monastico fortificato, affidato alle monache agostiniane da metà del ‘500. La prima basilica è del V secolo. È stata rifatta e ampliata in epoca carolingia da Leone IV e riedificata (e ridotta) da Pasquale II all’inizio del XII secolo: è quella che vediamo oggi.
Nell’abside, l’affresco della volta raffigura la gloria di tutti i santi. Sotto un ciclo con le storie dei santi coronati. Nella navata sinistra, l’altare di San Sebastiano conserva frammenti del capo del martire.
Tra i gioielli del complesso dei Santi Quattro c’è l’Aula Gotica, al momento inaccessibile, con un ciclo pittorico del XIII secolo.
Io esulterò di Gerusalemme,
godrò del mio popolo.
Non si udranno più in essa
voci di pianto, grida di angoscia.
Is 65,19
* In collaborazione con l’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato di Roma