Ciò che il lettore deve fare per conto suo ha una grande importanza in letteratura - C. S. Lewis
Come un fulmine a ciel sereno - improvviso, e pure un po' prepotente - è entrato nella mia quotidianità di lavoro C. S. Lewis. Sono impegnata a tradurre i suoi saggi sul Medioevo e Rinascimento. E ieri mi sono imbattuta nella frase che ho citato sopra. Il contesto era dantesco: Lewis faceva notare che, per quanto sia strano, Dante non mette indicazioni di profumi in Paradiso. Parla spessissimo di fiori, ma non accenna mai alle fragranze.
Una dimenticanza che si può perdonare al grande genio? Al contrario, è proprio una scelta geniale. Tocca al lettore riempire quel vuoto. Ma non perché Dante sia distratto o non voglia perdere tempo su dettagli o - addirittura! - voglia "disincarnare" il Paradiso.
Il lettore è compagno del poeta, fa esperienza di quel viaggio nella sua dimensione reale. Preferisci uno scrittore che dice: "Ora ti descrivo il Paradiso" o uno che propone: "Ecco, ora tu sei in Paradiso con me!"?
Per questo Dante lascia ai suoi lettori uno spazio così rilevante da colmare, affinché sia vestito della carne di ciascuno di noi. Non entriamo quindi in un Paradiso unico in cui i profumi sono già messi nero su bianco una volta per tutte, ma ciascuno di noi riempirà quelle pagine delle fragranze del suo giardino, del suo balcone, dei suoi ricordi tra i prati. E così avremo un'opera viva.
Non è solo una riflessione letteraria, va oltre. Che genere di ospitalità è quella di Dante, che lascia uno spazio bianco e accogliente affiché il lettore renda più viva una storia? E' l'ospitalità di un uomo che sta al suo posto, non al centro della scena. La realtà, per essere davvero guardata per il miracolo misterioso che è, ha bisogno di un punto di vista laterale.
E dunque, a partire da quel breve spunto, i miei pensieri sono finiti altrove: quando parlo e ascolto lascio uno spazio vuoto? Sono disponibile a lasciare che il mio punto di vista sia vivificato da altri occhi? Non penso, banalmente, a quello che si riduce al "ascolta l'opinione altrui"; penso a una ospitalità di partenza, piuttosto che di arrivo. Se il mio discorso non ha spazi bianchi, se il mio sguardo su di me e su ciò che mi accade non ha buchi scoperti ... allora la mia è una storia fatta e finita - chiusa.
I buoni libri contengono questa ospitalità originaria, si rivolgono al lettore non per spiegargli qualcosa di concluso, ma per invitarlo ad aprire cassetti e cioé ad abitare una casa che ha bisogno di essere innestata nella vita.