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Gesù ha avuto paura della morte, e questo ci deve incoraggiare

An angel comforting Jesus before his arrest in the Garden of GethsemaneAn angel comforting Jesus before his arrest in the Garden of Gethsemane
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Francisco Vêneto - pubblicato il 11/03/21
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Dopo la morte, e grazie a quella del Figlio di Dio, saremo risuscitati da Lui, grazie alla Sua Resurrezione

Gesù ha avuto paura della morte, e ha provato letteralmente sulla pelle l'angoscia tremenda che tormenta l'uomo di fronte al momento più misterioso del nostro passaggio per questo mondo finito.

Durante la Sua preghiera nell'Orto del Getsemani, ai piedi del Monte degli Ulivi, Egli ha sperimentato una tristezza così profonda che i Suoi apostoli lo notavano nel Suo stesso aspetto. Sembrava provare “paura e angoscia”, come hanno registrato i Vangeli.

Dopo aver già istituito la Sacra Eucaristia nell'Ultima Cena, il Maestro ha camminato con i Suoi discepoli fino alla valle del Cedron. Ha lasciato otto degli apostoli all'ingresso del giardino e ne ha chiamati altri tre perché Lo accompagnassero: Pietro, Giacomo e Giovanni. In quel momento non era già più con loro il traditore.

Un orrore profondo si è impadronito del Figlio di Dio fatto uomo, al punto da fargli esclamare: “La mia anima è triste fino alla morte”.

Sapeva che stavano arrivando le ore cruciali della Redenzione. Era il momento di donare la vita in sacrificio per tutti noi, sulla croce. Dal punto di vista umano, tutto l'orrore di essere catturato, torturato, picchiato, condannato a morte, crocifisso e ucciso esplodeva nel Suo Sacro Cuore. Gesù pregava e chiedeva forza al Padre, consapevole dei dolori brutali che Lo aspettavano e dei supplizi che attendevano i Suoi discepoli – che non sarebbero riusciti nemmeno a rimanere svegli per accompagnarLo nella preghiera.

Gesù ha avuto paura della morte

La grande paura umana della morte Lo aveva preso a tal punto da farGli implorare il Padre dicendo: “Allontana da me questo calice”.

Era tutta l'umanità del Dio fatto carne che si manifestava in quel momento, mostrando chiaramente che, pur essendo vero Dio, sarebbe morto come vero uomo, sperimentando tutto il dolore e tutta l'angoscia che la morte può provocare nell'uomo. È diventato solidale con noi nell'esperienza di quel dolore, essendo uguale a noi in tutto fuorché nel peccato.

Questo ci deve incoraggiare

Ed è questa stessa debolezza di Gesù, però, che ci dà coraggio di fronte alla sofferenza e alla morte. Egli ci ricorda che l'uomo è mortale a seguito del peccato, ma la mortalità si restringe al nostro passaggio per questo mondo finito. Dopo la morte, e grazie alla morte del Figlio di Dio, saremo da Lui risuscitati, grazie alla Sua Resurrezione.

Anche se i tormenti terribili di Cristo sono derivati molto meno dalla Sua sofferenza fisica che dai nostri peccati, la Sua esperienza di quei tormenti e la Sua vittoria definitiva su di essi sono un incentivo ad affrontarli seguendo il Suo esempio: provando, sì, l'angoscia e la paura naturale del dolore e della morte, ma avendo anche la certezza che è solo un momento, intenso ma breve, di fronte all'infinità della Vita Piena che ci aspetta dopo questa lacerante separazione dal mondo finito.

Gesù è arrivato a sudare sangue in quella tristezza mortale:

“Ed essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra” (Lc 22,44).

Paura, ma anche consolazioni spirituali

Allo stesso tempo, Egli ha anche sperimentato consolazioni spirituali in cui possiamo sperare anche noi quando dovremo affrontare questo passaggio decisivo: il Vangelo ci dice che Nostro Signore venne consolato da un angelo mentre pregava in agonia nel giardino del Getsemani.

Secondo San Tommaso d'Aquino, si può dire che l'angelo offrì conforto morale all'anima di Nostro Signore, così sensibile alle manifestazioni d'affetto quanto ad abbandoni, tradimenti e oltraggi. Il ruolo dell'angelo fu quello di ravvivare il Suo coraggio umano. Messaggero celeste, quell'angelo avrà evocato le magnifiche virtù che sarebbero sgorgate dal Sangue Divino e i frutti abbondanti del Suo sacrificio.

La sofferenza umana di Gesù di fronte all'imminenza della morte è così piena di luce e ispirazione per tutti noi che il primo Mistero Doloroso del Rosario è proprio “La preghiera di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Orto degli Ulivi” (cfr. Marco 14, 32-42). Recitando il Rosario consapevoli che il dolore redentore darà luogo alla luce eterna della Resurrezione, Nostra Signore, Madre Dolorosa, ci incoraggi.

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