Papa Francesco tra la Piana di Ninive e il Kurdistan Iracheno riscriva la storia del cristianesimo in Iraq: i momenti salienti del terzo giorno del viaggio in Iraq sono quelli di un popolo che insieme al pontefice torna a brillare sui luoghi da cui era stato cacciato brutalmente dall’Isis nel 2014.
Da Qaraqosh allo stadio di Erbil: la Chiesa irachena è risorta, come ha detto anche il Papa.
Nella città di Mosul, il Papa si è recato a Hosh-al-Bieaa, piazza delle quattro chiese (siro-cattolica, armeno-ortodossa, siro-ortodossa e caldea) distrutte tra il 2014 e il 2017 dagli attacchi terroristici, per la preghiera di suffragio per le vittime della guerra.
Dopo c’è stata l’inaugurazione della lapide commemorativa della visita di Papa Francesco a Mosul, che recita così:
Il viaggio nella Piana di Ninive è proseguito con l’arrivo del Papa a Qaraqosh: il villaggio dell'Iraq, dove la persecuzione dello Stato Islamico contro i cristiani è stata più violenta che in qualsiasi altro luogo.
Qui, nella Chiesa siriaca-cristiana dell’Immacolata Concezione di Qaraqosh il Santo Padre ha consegnato al Vescovo Yohanna Butros Mouché Sidra, il Libro Sacro di liturgia del XIV – XV secolo della città santa per i cristiani iracheni della Piana di Ninive.
Il Manoscritto, trascritto con caratteri siriaci, raccoglie le preghiere liturgiche da recitare in aramaico fra la festa della Pasqua e quella della Santa Croce. Scampò alla furia iconoclasta e anticristiana degli uomini dell’ISIS che dal 2014 al marzo 2017 hanno occupato e devastato quelle terre. Fu salvato grazie ad una astuzia dei sacerdoti, che poco prima della fuga dalla città lo murarono insieme ad altri antichi volumi in un sottoscala.
In una testimonianza, il Rev.do Ammar Yako, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Mosul dei Siri ha ricordato «la notte dell’esodo nel 2014, notte in cui i terroristi dell’ISIS si sono avvicinati alla città in cui servivo (Bartella). Nel mio cuore avevo una forza, il Signore mi ha fatto aiutare chi voleva lasciare la città, e restare fino a poche ore prima dell’ingresso dei terroristi. Il Signore ci ha salvati e siamo riusciti a fuggire. Da quel momento, abbiamo affrontato una prova difficilissima e durissima: vivere dispersi nelle strade, piazze e parchi pubblici senza riparo né cibo».
Nel pomeriggio di domenica 7 marzo, allo stadio di Erbil, la principale città del Kurdistan iracheno, distante 77 chilometri da Mosul, circa diecimila cattolici hanno assistito alla prima storica messa all’aperto celebrata da Papa Francesco in Iraq.
Il Papa ha rivelato una delle ragioni che lo hanno spinto a fare questo viaggio. «La Chiesa in Iraq, con la grazia di Dio, ha fatto e sta facendo molto per proclamare questa meravigliosa sapienza della croce, diffondendo la misericordia e il perdono di Cristo, specialmente verso i più bisognosi. Anche in mezzo a grande povertà e difficoltà, molti di voi hanno generosamente offerto aiuto concreto e solidarietà ai poveri e ai sofferenti».
«Questo è uno dei motivi che mi hanno spinto a venire in pellegrinaggio tra di voi - ha evidenziato il Papa - a ringraziarvi e confermarvi nella fede e nella testimonianza. Oggi, posso vedere e toccare con mano che la Chiesa in Iraq è viva, che Cristo vive e opera in questo suo popolo santo e fedele».
Quindi, prima della benedizione finale, Papa Francesco ha rivolto ai fedeli e ai pellegrini un messaggio: l’ultimo pubblico, prima di ripartire, l’8 marzo per Roma. «Ora, si avvicina il momento di ripartire per Roma. Ma l’Iraq rimarrà sempre con me, nel mio cuore. Chiedo a tutti voi, cari fratelli e sorelle, di lavorare insieme in unità per un futuro di pace e prosperità che non lasci indietro nessuno e non discrimini nessuno. Vi assicuro le mie preghiere per questo amato Paese».
«Salam, salam, salam! Shukrán! [Grazie] Dio vi benedica tutti! Dio benedica l’Iraq! Allah ma’akum! [Dio sia con voi]».
Dopo essersi congedato dall’Arcivescovo di Erbil, dal Presidente e dal Primo Ministro della Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno, il Santo Padre ha lasciato lo Stadio “Franso Hariri”, per tornare all’aeroporto di Erbil. Da qui è rientrato a Baghdad per l’ultima serata in terra d’Iraq.