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I 3 “no grazie” necessari a un parto dolce

SWEET CHILDBIRTH,
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Il Parto Positivo - pubblicato il 04/03/21
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Se non credete che un parto dolce e non troppo doloroso sia possibile, non siamo qui a cercare di convincervi del contrario. Però lasciate in pace chi lo sta preparando.Chi prepara un parto dolce ha già le sue sfide da affrontare, che diventare mamma non è uno scherzo.

Dover far fronte anche ai bastoni fra le ruote che arrivano nascosti da gesti di aiuto è proprio uno sforzo che è meglio risparmiarsi.

Ecco allora una lista (probabilmente incompleta) delle cose cose più comuni che altri fanno (a loro parziale discolpa, va detto, quasi sempre in buona fede) sostenendo di volerci aiutare.

E che invece è il caso di riconoscere subito come inutili, se non dannose. Leghiamo un bel campanello di allarme ad ognuna di esse e innalziamo barriere. Bei sorrisi, molto cortesi e poi… NO GRAZIE.

1) Una (ennesima!) storia di parto atroce e traumatico? NO GRAZIE

Ci sono persone che appena vedono una pancia riconoscono l’interlocutore privilegiato per ascoltare la storia atroce e dettagliatissima del loro travaglio terribile durato una settimana.

Ora, il dispiacere per gli altri è cosa buona e giusta da avere e certo ascoltare chi ha bisogno di essere ascoltato è pratica lodevole e importante. Ma non in gravidanza.

Noi e la nostra pancia non possiamo fare nulla per cancellare la brutta esperienza di qualcun altro.

Ascoltarla ed assorbirla può fare molto a discapito della nostra esperienza. Ogni storia di parto negativa è un input biochimico preciso, che il nostro cervello utilizzerà al momento del parto. Contro di noi. Tossica come una boccata di fumo in pieno volto.

NO GRAZIE.


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2) Dubbi sul bisogno di epidurale? NO GRAZIE

Lo sappiamo benissimo che esiste. Alcune di noi però – per motivi loro, ogni volta diversi – desiderano un parto completamente naturale (che è diverso da un parto vaginale).

Se è il nostro caso, prepariamoci a non dare per scontato che tutti pensino che questo abbia un senso.

Molta gente si sentirà in diritto, se non in dovere, di ricordarci/convincerci che esiste l’epidurale e alzare un ditino petulante a prevedere che alla fine imploreremo di averla. (Grazie della fiducia eh.)

Che l’esperienza (o i preconcetti) che altri hanno non conceda loro di immaginare un parto dolce, nel quale la donna riceva il suo bambino in modo gestibile senza altro supporto che quello che viene da dentro di lei, è un problema che non dovrebbe riguardarci.

Se non fosse che poi diventa un problema molto nostro e molto pratico.

Giustificarsi perché si sta preparando un parto senza aghi nella schiena è faticosissimo; sentirsi dare, anche solo con uno sguardo, delle pazze-hippy-invasate-fissate-suicide, certamente non lusinghiero.

Entrambe le cose deleterie per la nostra fiducia nel nostro corpo e, di nuovo, per la chimica del nostro cervello al momento del parto.

Quando tutte quelle voci e conversazioni torneranno a ringhiare come tigri dai denti a sciabola.

Non cercate di convincere gli altri della vostra posizione, che giustamente è solo vostra. Ma quando gli altri la minano, per quanto in buona fede, spostate la conversazione su temi più neutri.

Dubbi? NO GRAZIE.

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Pavel Pomoleyko/ Shutterstock

3) L’offerta di epidurale quando voi non l’avete richiesta. NO GRAZIE

Figlio diretto del punto 2 è il punto 3. L’ostetrica pietosa che viene a offrire l’epidurale alla donna che non l’ha desiderata né richiesta.

È sacrosanto che chi la desidera ce l’abbia: condividiamo pienamente lo sdegno e la rabbia di quelle donne che avrebbero voluto usarla e se la sono vista negata per questioni pratiche, logistiche o per assenza dell’anestesista.

È altrettanto necessario che chi non la desidera venga supportata al meglio per non averla.

A troppe di noi viene ancora offerta di routine, o peggio “così dormi un po’”. A voler dormire, diciamocelo, in quei casi è probabilmente l’ostetrica.

Anche un’epidurale offerta a chi avrebbe voluto evitarla ha il potenziale di fare l’effetto di una tigre dai denti a sciabola. Se vogliamo l’epidurale cerchiamo un ospedale con un ottimo team di anestesisti.

Se stiamo preparando un parto naturale, cerchiamo un team di ostetriche che sia davvero motivato a supportarci e accompagnarci.

Questo è un NO GRAZIE da dire con anticipo: assicurandoci fin dal piano del parto che chi ci assiste sia preparato a rendere disponibile quello che noi desideriamo solo quando noi lo desideriamo. Senza interferenze e interruzioni. Che è poi parte integrante della vera professionalità ostetrica.


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I 3 “no grazie” necessari a un parto dolce

I 3 NO GRAZIE hanno in comune una cosa specifica: il modo in cui le persone a cui dobbiamo dirli (amiche, conoscenti, professioniste) guardano un bimbo in utero e poi una donna in travaglio… senza meraviglia, fiducia né rispetto. Triste e inspiegabile.. quindi NO GRAZIE.

NEWBORN,

kipgodi | Shutterstock

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DAL BLOG IL PARTO POSITIVO

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