“Quella sconfitta è stata una vittoria dei miei valori”, sostiene il dottor Leandro RuaLa risposta di un medico cattolico brasiliano durante un’intervista cruciale all’inizio della sua carriera viene lodata sulle reti sociali. Ha condiviso questa storia lo stesso protagonista, il dottor Leandro Rua. Consacrato nella Comunità Shalom, in quell’occasione il cardiologo è stato posto di fronte al dramma dell’aborto: come professionista del settore medico e come cattolico, avrebbe effettuato un aborto?
Il portale della Comunità Shalom ha trascritto la testimonianza, dalla quale abbiamo estratto questi passi:
“Quando sono andato a fare la mia prova di insediamento, nel 2007, sognavo di entrare in una struttura famosa situata a San Paolo. C’erano tre fasi. Ho passato le prime due, quella teorica e quella pratica, e poi c’è stata l’intervista. Nel curriculum che l’istituzione chiedeva che riempissimo c’era una parte che richiedeva di descrivere azioni realizzate non collegate alla professione. Io ho scritto che coordinavo un gruppo di preghiera all’università, che avevo moderato un incontro al congresso degli universitari cattolici. Entrando nella sala in cui si doveva svolgere l’intervista ho guardato quella tavolata piena di gente giovane, bella, apparentemente di successo. Pensavo: ‘Voglio essere come loro’. Arrivare a quell’intervista è stato un sacrificio. Ho dovuto affrontare molte sfide. In quel momento vivevo un misto di emozioni. C’era in gioco la mia professione. Hanno dimenticato tutto il mio curriculum e hanno chiesto solo della parte religiosa”.
La risposta
“Poi mi hanno posto l’ultima domanda: ‘Mi dica una cosa. Lei effettuerebbe un aborto se l’istituzione glielo chiedesse?’ Io ho detto di no, perché l’aborto è un crimine. Loro hanno modificato la domanda: ‘Supponendo che l’aborto venga legalizzato in Brasile, lo effettuerebbe?’ In quei dieci secondi ho capito dove stavano guidando quell’intervista. Ho visto il mio sogno infrangersi. Poi ho risposto: ‘Non lo farei, per obiezione di coscienza’”.
La testimonianza prosegue:
“Dopo quell’intervista non mi sono sentito sconfitto. Ricordo che non ero triste, nonostante quell’intervista non avrebbe portato a nulla. Mi ha avvolto una pace così serena, così profonda, che non sapevo spiegarla! Ricordo di un libro che ho letto, del cardinale Cantalamessa, in cui cita il discorso del centurione ai piedi della croce, guardando Gesù crocifisso, morto, ferito dalla vita, che grida ‘Tutto è compiuto’. Lui ha guardato Gesù e non ha visto uno sconfitto. Dice: ‘Non c’è mai stata una morte come questa. La sua battaglia non era contro la morte. La morte era sua schiava, non sua padrona. Non era un uomo sconfitto sulla Croce. La sua battaglia era contro qualcosa di più grave. Ha finito per effondere un grande grido di vittoria: Tutto è compiuto. Capisco qualcosa di combattimenti e combattenti. Riconosco un grido di vittoria tra mille’”.
“Lui e i Suoi valori hanno vinto in me”
Il cardiologo cattolico conclude la sua testimonianza con una valutazione di quella presunta “sconfitta”:
“Non ho vissuto una sconfitta, anche se agli occhi di quello che ero andato a fare lo è stato: non sono passato al concorso. Quella sconfitta era una vittoria dei miei valori, la vittoria di un test che avevo fatto della mia amicizia con Colui che servo. Mi sono reso conto che, nella mia più grande aspirazione o missione, non ho voluto soccombere, non sono stato sconfitto, ma Lui e i Suoi valori hanno vinto in me”.
Ecco la testimonianza del dottor Leandro, condivisa da lui stesso sulla sua rete sociale: