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Già stanchi del 2021? 4 proverbi per aiutarvi

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Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 23/02/21
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Pensiamo al tempo, alla storia… e alla speranzaCome sapere quando una persona sta raggiungendo i limiti della pazienza e della sopportazione? Un indizio: risponde al telefono con un “Che c’è???” esasperato.

Il 2021 è iniziato da poche settimane e ci trova già tentati di iniziare la nostra giornata con un “Che c’è???” Dopo essere sfuggiti a malapena alle grinfie del 2020, avevamo sperato che l’anno nuovo fosse un compagno di cammino gentile, ma finora non sembra tanto roseo. Molti hanno scherzato (e non poi tanto) dicendo che “il 2020 è stato l’anno più lungo della storia”. Potremmo chiederci quanto durerà il 2021, e faremmo anche bene a chiederci cosa ci porterà.

Di recente mi sono imbattuto in alcuni aforismi che mi hanno fatto pensare al tempo, alla storia e alla speranza. Consideriamoli insieme:

“La vecchiaia inizia quando ci si rende conto che il ‘per sempre’ non è più lungo come prima” (John Prescott)

Quando ero bambino, l’estate sembrava estendersi in modo quasi indefinito. Mi ha sempre sorpreso che l’anno scolastico avesse la capacità di arrivare a interrompere l’eterno fluire dell’estate. Oggi sembra che una settimana passi in un batter d’occhio, e non ho idea di come sono arrivato al giorno in cui mi trovo. Invecchiare comporta la consapevolezza dell’aumento del ritmo del tempo; significa riconoscere che il tempo scorre.

“Il senso di essere di corsa in genere non è risultato di vivere una vita piena e di non avere tempo. Al contrario, deriva da una vaga paura che stiamo sprecando la nostra vita. Quando non facciamo quello che dovremmo fare, non abbiamo tempo per nient’altro” (Eric Hoffer)

Osservando i miei studenti in biblioteca, li vedevo spesso collegati a un dispositivo, che fosse un dispositivo portatile o un computer. Erano impegnati, finivano per essere esausti, ma non erano produttivi. Non stavano lavorando, ma “divagando”, ovvero erano profondamente distratti dal compito assegnato loro.

Perché? Non era per pigrizia – avevano speso una quantità enorme di energia –, ma non facevano ciò che veniva chiesto loro, perché temevano di fallire in quello in cui si fossero avventurati. La prospettiva di quel fallimento è insopportabile, e quindi la evitavano impegnandosi in qualsiasi altra cosa.

“Puoi affondare così rapidamente da pensare che stai volando” (Marie von Ebner-Eschenback)

Questa terza citazione riunisce le prime due. Fin dalla nostra giovinezza abbiamo paura del fallimento; nella vecchiaia abbiamo paura del fallimento ultimo – di perderci quello che la vita avrebbe potuto e avrebbe dovuto essere. Nella nostra epoca, come individui e come cultura, possiamo sentire che ci stiamo muovendo sempre più velocemente verso… il nulla. Proprio niente. Il momento della nostra morte sarà quello in cui ci renderemo conto che non siamo stati significativi e che non verremo ricordati?

Il naturalista moderno, negando il soprannaturale, dovrebbe concludere questo. Il cinico postmoderno, negando il senso permanente, non potrebbe evitare quella conclusione. Il cristiano deve rifiutarla con decisione. Considerate questo:

“Possiede, fratelli, quel giardino del Signore, possiede non solo le rose dei martiri, ma pure i gigli delle vergini e le edere dei coniugi e le viole delle vedove. In una parola, dilettissimi, in nessuno stato di vita gli uomini dubitino della propria chiamata: Cristo è morto per tutti. Con tutta verità, di lui è stato scritto: Egli vuole che tutti gli uomini siano salvi e che tutti giungano alla conoscenza della verità” (Sant’Agostino)

Nostro Signore è venuto al mondo per portare tutti i popoli e tutte le comunità a Sé, Lui che è la Via, la Verità e la Vita. Indipendentemente da quello che una cultura o una civiltà fa o non riesce a fare, indipendentemente da quello che qualsiasi individuo o qualsiasi massa di uomini possa scegliere, ogni persona umana è libera di scegliere Cristo. Ogni persona umana e ogni comunità può trovare purificazione e perfezione in Cristo.

Non so cosa accadrà nel corso del 2021. Non so quale sarà il risultato delle scelte del mondo (anche se buona parte di quello che vedo non mi piace).

So, però, che posso scegliere Cristo in ogni momento. So che come cristiano sono chiamato, segnato e abilitato a proclamare Cristo, e a guadagnare con Lui anime per il Suo regno. E so che è più probabile che i cristiani siano fedeli quando hanno compagni cristiani fedeli. Quest’anno, viviamo in modo da rendere più semplice per gli altri il fatto di arrivare a Cristo.

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