Durante la Quaresima, San Francesco sospendeva i suoi ministeri apostolici e si ritirava negli eremi
“Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa” (Matteo 6, 6).
Il Mercoledì delle Ceneri inizia ufficialmente il periodo liturgico dell’Avvento – il periodo penitenziale di 40 giorni in preparazione alla Pasqua. Nei secoli passati, santi come Francesco d’Assisi hanno osservato molteplici periodi quaresimali nel corso dell’anno.
Nel XIII secolo, San Francesco si dedicava alla preghiera e al digiuno per periodi di 40 giorni quattro o cinque volte all’anno. Oltre al tradizionale periodo quaresimale che precedeva la Pasqua, Francesco pregava dalla festa dei Santi Pietro e Paolo (29 giugno) all’Assunzione di Maria (15 agosto), dall’Assunzione alla festa di San Michele (29 settembre) e nelle quattro settimane che precedevano il Natale (Avvento).
Ritiro negli eremi
In questi periodi, sospendeva i suoi ministeri apostolici e si ritirava negli eremi, luoghi semplici e austeri posti su colline e montagne, lontani da borghi e città. Tommaso da Celano, primo biografo di San Francesco, ha scritto: “Tra le fenditure delle rocce costruiva il suo nido, e negli incavi del muro la sua dimora”.
L’eremo francescano più noto vicino Assisi è quello noto come Eremo delle Carceri. Fondato da San Francesco, è abitato ancora oggi dai frati francescani. Nel corso della sua vita, Francesco ha fondato un’altra ventina di eremi nell’Italia centrale.
Gli eremi erano così importanti per San Francesco che scrisse una Regola per gli Eremi, descrivendo come i frati dovessero pregare e comportarsi mentre vivevano da eremiti. Affermò che alcuni frati avrebbero dovuto dedicarsi esclusivamente alla preghiera, mentre altri avrebbero dovuto prendersi cura delle necessità della comunità. In seguito avrebbero dovuto scambiarsi i ruoli.
Leggi anche:
Il segreto di San Francesco d’Assisi per vivere con gioia
San Francesco e la preghiera
I primi biografi di San Francesco ci mostrano cosa gli accadeva durante questi periodi di preghiera delle sue Quaresime.
Tommaso da Celano ha scritto: “Tutta la sua anima era assetata di Cristo, e Gli dedicava non solo tutto il suo cuore, ma anche tutto il suo corpo”. Ha scritto anche di Francesco e della preghiera: “Il suo porto più sicuro era la preghiera; non la preghiera di un singolo momento, o quella indolente o presuntuosa, ma la preghiera di lunga durata – piena di devozione, serena nell’umiltà. Se iniziava tardi, finiva raramente prima del mattino. Quando camminava, sedeva, mangiava o beveva, era sempre immerso nella preghiera. Andava da solo a pregare di notte in chiese abbandonate e situate in luoghi deserti, dove, sotto la protezione della grazia divina, superava molte paure e molte agitazioni della mente”.
È evidente che attraverso la preghiera Francesco diventava sempre più un canale della grazia e dell’amore di Dio. Questi periodi di preghiera intensi e profondi lo trasformavano.
Tommaso da Celano dice di Francesco: “In questo modo rivolgeva tutta la sua attenzione e il suo affetto verso l’unica cosa che chiedeva al Signore, non tanto pregando, quanto diventando totalmente preghiera”. Dopo aver pregato, dice, Francesco si trasformava quasi in un altro uomo – un altro Cristo.
Trasformazione quaresimale
Alla fine dei 40 giorni, Francesco lasciava l’eremo e tornava nella valle, ma non senza essersi trasformato ed essere diventato più simile a Cristo. Poi si dedicava a servire il popolo di Dio: i lebbrosi, la comunità, la Chiesa.
Pochi tra noi possono dedicarsi esclusivamente alla preghiera per 40 giorni, ma all’inizio della nostra Quaresima lasciamo che l’esempio di San Francesco ci guidi e ci ispiri nel nostro percorso.