Mario Draghi verrà incontro alle aspettative e alle richieste degli economisti cattolici? Per ora quest’ultimi sono prudenti, come dimostrano le dichiarazioni di Francesco Belletti e Luigino Bruni al settimanale Famiglia Cristiana. Nessuna corsa ad “abbracciare Draghi”, ma si attendono fatti concreti rispetto alle battaglie del mondo cattolico. In particolare sugli interventi per famiglia e giovani.
Francesco Belletti: basta parlare di Recovery Plan
«Basta parlare di Recovery Plan, parliamo piuttosto di Next Generation EU L’Europa stessa chiede che tutte le ingenti risorse messe a disposizione per ripartire, dopo la pandemia e la connessa crisi economica, siano a servizio delle generazioni future. E siamo convinti che anche Mario Draghi, grazie alla sua preziosa e indiscussa esperienza europea, condivida l’idea che ogni sostegno alla famiglia non sia spesa assistenziale, ma investimento sul futuro».
Questa l’istanza di Francesco Belletti, direttore del Cisf, Centro Internazionale Studi Famiglia, espressa nel Primo Piano sul numero, in edicola dall’11 febbraio, di Famiglia Cristiana. Istanza che contiene anche il condivisibile timore che i traguardi raggiunti dal tema famiglia, l’approvazione del Family Act, un piano organico di sostegno alle famiglie, e soprattutto l’introduzione dell’assegno unico per figlio, vengano ridiscussi.
200 euro mensili per ogni figlio under 21
«Chiediamo al premier incaricato Mario Draghi e a tutti i partiti che sosterranno un nuovo progetto di governo» del Paese di mantenere l’impegno a erogare «un assegno di almeno 200 euro mensili per ogni figlio sotto i 21 anni» continua Belletti.
«Con un nuovo Governo, la sensazione che molti impegni potranno e dovranno essere ridiscussi non fa stare tranquille le famiglie italiane, troppo spesso illuse da mirabolanti promesse e poi disilluse da concreti impegni assolutamente marginali», scrive ancora il direttore del Cisf.
“La nascita di un figlio non sia una preoccupazione”
Ma per le famiglie non basteranno le erogazioni in denaro per vedere riconosciuto e promosso il loro importante ruolo nella società. «Serviranno anche investimenti in asili nido, in servizi per la conciliazione famiglia lavoro, sostegni importanti per promuovere la digitalizzazione del lavoro a domicilio e la didattica a distanza, supporti per i giovani in cerca di lavoro. Servirà soprattutto un contesto sociale, economico e culturale in cui la nascita di un figlio tornerà a essere soprattutto una gioia, e non una preoccupazione».
Luigino Bruni: aspetterai a beatificare Draghi
«Io aspetterei a beatificare Draghi prima di vederlo all'opera. Su quali basi possiamo dire che da un premier con questa formazione, con questa mentalità finanziaria, arriveranno attenzione ai corpi intermedi e vantaggi per le fasce sociali più deboli? Non abbiamo nessun elemento serio per pensare ora che Draghi sarà più sensibile al terzo settore, alla sussidiarietà e alla tradizione della Dottrina sociale della Chiesa di quanto non lo sia stato Conte o i suoi predecessori».
Il coro del mondo cattolico in favore di Mario Draghi e del suo presunto cattolicesimo sociale viene interrotto - in un'intervista a Famiglia Cristiana - da un economista molto ascoltato da papa Francesco, Luigino Bruni, esponente dei Focolari e promotore dell'incontro globale di Assisi "The Economy of Francesco", con giovani imprenditori e manager di tutto il mondo.
Da CL all’Accademia delle Scienze
«Mi sorprende quest'esultanza di tanti cattolici per l'avvento di Mario Draghi al Governo. Certo, si è parlato dei suoi studi dai gesuiti, della sua partecipazione ai riti della parrocchia romana di San Bellarmino, della laurea honoris causa all'Università Cattolica, della conferenza al Meeting di Rimini di Comunione e liberazione, dell'appartenenza alla Pontificia Accademia delle Scienze».
«Tutto questo può essere incoraggiante ma non lo rende automaticamente un protagonista e un fautore del cattolicesimo sociale. Anche perché ci sono altri aspetti della sua carriera che fanno pensare che possa andare in direzione diversa, se non opposta", prende le distanze Bruni, autorevole studioso del Terzo settore».
“Non ti viene in mente il pensiero cattolico applicato all’economia”
La Chiesa, osserva Bruni, «non ha mai espresso simpatia per la grande finanza. Anche papa Francesco, nel solco dei suoi predecessori, ha detto di tutto e di più sui suoi limiti quando la finanza finisce per diventare prima dimensione dell'economia»,
«Se pensi a Draghi - continua l’economista cattolico - non ti viene in mente il pensiero cattolico applicato all'economia ma il suo ruolo di grand commis, di tecnico della finanza, di economista serio e preparato di fama internazionale, di banchiere. Tutte grandi cose, ma che non ci fanno automaticamente pensare a un economista di formazione cattolica».
Insomma, «finché questo governo non opererà e farà cose concrete non abbiamo elementi per sapere se farà cose peggiori o migliori degli esecutivi precedenti». In altre parole, conclude Bruni, «non diamo premi prima dell'inizio della gara» (ANSA, 10 febbraio).