Fin dalla sua infanzia, il futuro papa Giovanni Paolo II è stato molto legato alla figura di san Giuseppe. Il giovane Karol Jozef aveva l’abitudine di andare a pregare con i suoi genitori nel convento carmelitano di San Giuseppe a Wadowice, la sua città natale. Non desta dunque stupore che i suoi pensieri sulla dignità del Custode del Redentore fossero così profondi e ispiranti. Fin dalla più verde età il giovane Karol – il cui secondo nome di battesimo era Jozef (“Giuseppe” in polacco) – veniva a pregare coi suoi genitori al convento di San Giuseppe a Wadowice. Il ragazzo vi si recava per partecipare a tutte le novene a san Giuseppe, specialmente a quella che occupava le nove settimane che precedevano il 19 marzo.
Quando fu cresciuto e i ritiri li teneva lui, annotava quasi sempre la chiosa “Litanie di san Giuseppe” nel suo quaderno spirituale (le “Note dei ritiri spirituali” sono state pubblicate in polacco), per ricordarsi di recitarle.
Nell’ultimo anno del suo pontificato, quando nel 2004 i carmelitani del convento di Wadowice gli chiesero di offrire un anno a San Giuseppe egli subito accettò, in segno di devozione. E così, nel quadro del pittore ceco Franciszek Bergman che sta sopra l’altare del convento (rappresenta san Giuseppe col Bambino tra le braccia), il santo porta alla mano destra un anello in oro offerto da Giovanni Paolo II.
Quest’ultimo ha condiviso la sua profonda devozione al patrono delle famiglie in particolare mediante l’esortazione apostolica Redemptoris Custos. Scoprite i più bei pensieri sulla dignità di san Giuseppe tratti da quel documento:
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]