Le mie paure da adolescente, i miei pomeriggi all’oratorio e quella strana malinconia. Fino a che non ho incontrato anche io il mio personale San Giovanni Bosco.by BAT-man, il nostro inviato dalla provincia di Barletta-Andria-Trani, Salvatore Zingaro
Adolescenza all’oratorio
La paura per il futuro, il pensiero di essere inadatto alle sfide che il mondo ci presenta… ricordo quella sensazione che avevo da adolescente. Erano i giorni in cui percorrevo le mattonelle dell’oratorio salesiano e il calcio sembrava essere l’unica ragione di vita. Mi vengono in mente gli stratagemmi che utilizzavo con i miei amici per poter fuggire il momento di preghiera. Si trattava solo di cinque minuti eppure detestavamo dover interrompere i palleggi, le corse, le giocate. Quel silenzio e quella calma ci erano insopportabili, così abituati a sfide con avversari sempre nuovi. San Giovanni Bosco era soltanto una figurina appiccicata alla porta d’ingresso e alla maglia da calcio, un perfetto sconosciuto.
Finché un giorno mi sono ritrovato nella cappellina da solo, senza alcun motivo. Avevo paura di partire per un viaggio estivo in Irlanda. Era una cosa piacevole, che avevo tanto desiderato, eppure ho chiesto ad alta voce alla statua di quell’uomo sorridente di aiutarmi a viverlo nel modo più spensierato possibile.
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Malinconia
Avevo una specie di malinconia che mi paralizzava e adesso so che era la mancanza di un grande abbraccio, più che di grandi risposte. Un abbraccio che consola e riscalda: la vera cura alle nostre malattie.
Come per Camilla Wilkes, la ragazzina che non riesce a capire l’origine del suo male nel racconto di Ray Bradbury Medicina per la Melancolia. Camilla si trova in un letto di ospedale, intrappolata dalla paura, coi genitori che tentano in tutti i modi di aiutarla, tanto da decidere di sottoporla, come ultima soluzione, alle diagnosi di tutti i passanti incuriositi all’entrata dell’ospedale.
Tra i tanti pareri, quello di una strana ragazzina sembra attirare l’attenzione di Camilla. Ma, al momento di concludere il discorso, “con un ultimo sguardo di profonda comprensione”, la strana ragazzina la abbandona ai suoi dilemmi e fugge via.
Dopo centinaia di interventi inefficaci Camilla avrà modo di sperimentare finalmente che le lacrime versate non sono rimaste inascoltate. È la vigilia della festa di san Giovanni Bosco, il giorno del miracolo, in cui avviene l’”incontro” con il santo che le cambierà per sempre la vita. Non le sono servite mille parole o mille consigli inutili. “La medicina è questa…”, le dice lui, don Bosco. Un unico e inimitabile “Rimedio Sovrano”: l’amore. E con un abbraccio la guarisce.
Preferire i palliativi alla cura
Tornando a me, dall’Irlanda non sarei più voluto tornare e ricordo un giorno di aver chiesto all’educatrice se ci sarebbe stata la celebrazione la domenica. “Perché, tu vuoi andare a Messa?”. Alla fine non ci siamo stati e non ci sono stato nemmeno al ritorno, quando ho continuato a vivere come se nulla fosse, alla ricerca di qualcosa o qualcuno che avrebbe potuto darmi sollievo, e a preferire i palliativi alla vera cura.
Nonostante avessi assaporato quella gioia, quella certezza di non essere solo, rifiutavo sempre l’invito alla festa più importante, perché, in fondo, rinunciavo ad ascoltare, a guardare dritto al fondo delle cose.
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Il mio San Giovanni Bosco
Gli abbracci, l’amore, la speranza erano solo dei concetti banali e retorici, puro sentimentalismo, roba da ragazzi. Ero nato per vivere grandi avventure! Ma un giorno, perso nel labirinto del centro storico e coi miei pensieri che mandavano il cervello in fumo, ho incontrato il mio san Giovanni Bosco: un ragazzo disabile e con evidenti ritardi. Non lo conoscevo, né l’avevo mai visto. Mi ha guardato dentro, aveva capito tutto, come la ragazzina del racconto che prova profonda compassione e va via senza dire nulla perché non ha tempo da perdere, deve correre a pregare per Camilla (almeno così me la immagino io).
Mi ha teso la mano, me l’ha stretta, mi ha voluto bene e mi ha detto: “Sorridi”. Questi piccoli gesti sono la vera rivoluzione. Possono cambiare il nostro e lo sguardo di chi ci è accanto.
“Il Rimedio Sovrano”, sospirò Camilla.
“La cura per la melancolia”, mormorò.
E finalmente… “Aprì gli occhi” e si mise a danzare.
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