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Nullità del matrimonio, il Papa: prima la tutela di famiglia e figli

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 29/01/21
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Papa Francesco rivela anche che la riforma del “processo breve” sta trovando molte resistenze

Nullità del matrimonio, Papa Francesco dà indicazioni su come comportarsi quando la strada è senza ritorno e la rottura del patto matrimoniale è inevitabile. E chiede massima tutela e delicatezza per il «bene integrale» della famiglia e dei figli.

Lo fa durante l’Udienza al Tribunale della Rota Romana in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario.

Il Papa mette al centro del suo discorso il valore della famiglia, che anche se “sfarinata”, fa parte del progetto di Dio. Pertanto la correttezza giuridica nell’autorizzare la nullità di un matrimonio e la delicatezza nella cura pastorale della famiglia ormai spaccata, devono essere prioritari su ogni altro aspetto.

Nell’Anno della Famiglia ormai alle porte, il Papa vuole scongiurare che la riforma del “processo breve” sforni annullamenti a catena di matrimoni, senza comprendere prima le gravi difficoltà e conseguenze che si generano con questi atti.

PAPIEŻ FRANCISZEK

HANDOUT/AFP/East News



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Il suggerimento del Papa in una causa di nullità

«Da parte mia – dichiara il Papa – non ho mancato di raccomandare che il bonum familiae non sia visto in modo negativo, quasi possa ritenersi come uno dei capi di nullità» del matrimonio.

«Esso, infatti, è sempre e comunque il frutto benedetto del patto coniugale. Non può estinguersi in toto con la dichiarazione di nullità, perché non si può considerare l’essere famiglia come un bene sospeso, in quanto è frutto del progetto divino, almeno per la prole generata».

Che cosa è il “bonum familiae”

Spiega ad Aleteia il professore Luigi Mariano Guzzo docente di “Storia del diritto canonico” e “Beni ecclesiastici e beni culturali” all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro.

«Come sempre – afferma – il Papa mi sembra che dia conto di un’attenzione preminentemente pastorale, al di là delle tradizionali categorie e definizioni giuridiche. Mette l’uomo prima ancora che della legge».

«Il concetto di bonum familiae – prosegue Guzzo – è necessario per comprendere, anche da un punto di vista antropologico, la verità della famiglia cristiana. È il bene comune della famiglia. Non è (solo) il bene dei coniugi, non è (solo) il bene dei figli, è entrambi, entrambi completa, entrambi trascende. Tutti noi possiamo facilmente capire di che cosa si tratti, vivendo dinamiche familiari».



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Un bene “premuroso”

Il codice di diritto canonico, sottolinea l’esperto canonista, «ne fa riferimento come criterio di costruzione delle relazioni familiari, tra coniugi. Un bene che sia “premuroso” ci dice anche il Codice, introducendo un linguaggio che spesso risulta poco incline ai tecnicismi del diritto».

Il Papa, dice Guzzo, «ora chiede una più marcata attenzione su questo criterio nei giudizi di nullità matrimoniale. Per riassumere: nelle singole cause di nullità matrimoniale ci si chiede quale sia il bene della famiglia?».

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Roman Motizov | Shutterstock

La parte che non accetta la nullità del matrimonio

Papa Francesco, proseguendo il suo intervento alla Rota Romana, evidenzia: «Di fronte a un matrimonio che giuridicamente viene dichiarato nullo, la parte che non è disposta ad accettare tale provvedimento è comunque con i figli un unum idem», cioè “un’unica cosa”.

«Siamo tutti consapevoli di quanto sia arduo il passaggio dai principi ai fatti – spiega Francesco – Quando si parla del bene integrale delle persone è necessario domandarsi come può questo avverarsi nelle molteplici situazioni in cui vengono a trovarsi i figli». E’ questa l’indicazione che dà il Papa a chi si trova ad essere giudice in queste situazioni così delicate, e a chi segue da un punto di vista pastorale la famiglia divisa, o parte di essa.


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Il turbamento dei figli e l’Eucaristia ai divorziati risposati

Il Papa insiste: «La nuova unione sacramentale, che segue alla dichiarazione di nullità, sarà di certo fonte di pace per il coniuge che l’ha domandata. Tuttavia, come spiegare ai figli che – ad esempio – la loro mamma, abbandonata dal loro padre e spesso non intenzionata a stabilire un altro vincolo matrimoniale, riceve con loro l’Eucaristia domenicale, mentre il padre, convivente o in attesa della dichiarazione di nullità del matrimonio, non può partecipare alla mensa eucaristica?».

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Le indicazioni di Amoris laetitia

In occasione dell’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi nel 2014 e in quella Ordinaria nel 2015, i Padri sinodali, riflette il pontefice, «si posero queste domande, rendendosi anche consapevoli che è difficile, a volte impossibile, offrire risposte. Tuttavia, le preoccupazioni dei Padri sinodali e la sollecitudine materna della Chiesa di fronte a tante sofferenze hanno trovato un utile strumento pastorale nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia».

In questo documento vengono date chiare indicazioni «affinché nessuno, soprattutto i piccoli e i sofferenti, sia lasciato solo o trattato come mezzo di ricatto tra i genitori divisi (cfr Esort. ap. Amoris laetitia, 241)». In soldoni, prima di valutare la nullità del matrimonio, osserva il Papa, bisogna capire quali saranno le conseguenze per la prole.



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L’esortazione finale ai giudici

«Cari Giudici – esorta Francesco – nelle vostre sentenze non mancate di testimoniare questa ansia apostolica della Chiesa, considerando che il bene integrale delle persone richiede di non restare inerti davanti agli effetti disastrosi che una decisione sulla nullità matrimoniale può comportare».

“Per i soldi balla la scimmietta”

Infine Papa Francesco confessa che il processo breve, «ha avuto e ha tante resistenze. Io vi confesso: dopo questa promulgazione ho ricevuto lettere, tante, non so quante ma tante. Quasi tutti avvocati che perdevano la clientela. E lì c’è il problema dei soldi. In Spagna si dice: “Por la plata baila el mono”: per i soldi balla la scimmietta. È un detto che è chiaro. E anche questo con dolore: ho visto in alcune diocesi la resistenza di qualche vicario giudiziale che con questa riforma perdeva, non so, un certo potere, perché si accorgeva che il giudice non era lui, ma il vescovo».

(Ha collaborato Giovanni Marcotullio).



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