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Avete mancato nei confronti di Dio? Approfittatene per conoscerLo meglio

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Carlos Padilla - pubblicato il 27/01/21
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Quando il cuore crede più nel dovere che nella misericordia, si ha bisogno del perdono e di conoscere la misericordiaMi piace meditare sulla misericordia di Dio. Forse perché ne ho bisogno e perché vedo di non essere misericordioso. Ed esigo giustizia e rispetto delle regole. Salvo quando sono io a cadere, nel qual caso chiedo perdono. Medito sulla storia di Giona:

“In quei giorni venne la parola del Signore su Giona: ‘Alzati e vai a Ninive, la grande città, e predica il messaggio che ti dico’. Si è alzato Giona ed è andato a Ninive, come ha comandato il Signore. Ninive era una grande città, tre giorni servivano per percorrerla. Giona cominciò ad entrare in città e camminò per un giorno, proclamando: ‘Tra giorni Ninive sarà distrutta!’ Credettero in Dio i niniviti; proclamarono il digiuno e si vestirono di sacco, grandi e piccoli. E Dio vide le sue opere, la sua conversione della brutta vita; si mise compassione e si pentise Dio della catastrofe con cui aveva minacciato Ninive, e non l’ha giustiziata”.

Mi piace molto questo profeta ribelle che non comprende Dio. Non vuole predicare la conversione perché non vuole che il popolo si penta e riceva il perdono. È paradossale.

Percorre la città predicando la conversione, e quando apparentemente ha successo e gli abitanti cambiano condotta non comprende Dio. Non vuole che Dio si penta del Suo giudizio e li perdoni.

Non crede nella misericordia come cammino di vita. Crede più nella giustizia, nel fatto che ciascuno paghi per ciò che ha fatto. Il male si paga sempre con un castigo, e il premio è per chi opera bene. Se non è così, il cuore non impara.

Divento più tenero vedendo un Padre che mi perdona sempre e passa sopra le mie cadute. Non conosco quella misericordia che mi rende una persona migliore.

Tutto è un dono

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Tatyana Soares | Shutterstock

Ho bisogno di essere perdonato nelle mie debolezze e di scoprire che Dio non mi rifiuta mai, qualsiasi cosa faccia. Questa esperienza guarisce tutte le mie ferite. Commenta José Antonio Pagola:

“Quando vi sentite rifiutati, Dio vi sta guardando con misericordia. Ascoltate il vostro cuore. Dio è con voi. Non vi abbandonerà mai. Non lo meritate. Nessuno lo merita”.

Non merito il rifiuto né l’abbandono. Non merito neanche il perdono. Tutto è grazia, non voglio dimenticarlo.

Dio mi ha creato imperfetto e avrà pazienza con me. Sarà misericordioso quando vedrà che non sono all’altezza dell’ideale che ha seminato nella mia anima. Mi guarderà con pace vedendo la mia povertà.

E quando non sono all’altezza?

Giona si sottomette, obbedisce a Dio e predica. Il popolo si converte e ottiene la misericordia. E allora si ribellerà contro quel Dio che è buono e paga lo stesso chi lavora tutto il giorno e chi arriva alla fine della giornata.

Costa quel Dio che ama in questo modo i Suoi figli. Quando medito su questa storia penso a quanto sono lontano dalla vera misericordia.

Credo nella giustizia, nel castigo, nella pena. Credo nel fare il bene e nell’evitare il male. Nel mettere in pratica le regole e non lasciarmi sfuggire le opportunità che ho davanti agli occhi. Ma non credo totalmente alle parole del salmo:

“Ricòrdati, o Signore, delle tue compassioni e della tua bontà, perché sono eterne. Non ricordarti dei peccati della mia gioventù, né delle mie trasgressioni; ricòrdati di me nella tua clemenza”.

Dio sarà davvero così misericordioso come sento? Posso stare tranquillo e credere a quello sguardo compassionevole sulle mie azioni ogni volta che non sono all’altezza di quello che sognavo di raggiungere?

Ho palpato la tenerezza di Dio nella mia vita? Cosa ho imparato nella mia famiglia? Qual è l’immagine di Dio che custodisco dentro avendo abbracciato mio padre nella sua povertà?

Non nella testa, nel cuore

No penso a quell’immagine che custodisco nella testa, perché quell’immagine di Dio forse crede invece nella misericordia. Faccio un passo in più e penso nel mio cuore.

Al cuore costa di più imparare e poi dimenticare ciò che ha imparato. Tarda più della testa che può trovare ragionevole quel perdono di Dio.

Il cuore, però, non è così, registra esperienze, e sulla base di ciò che ha vissuto interpreta e passa al setaccio la vita che lo circonda. È così il cuore che muove i miei passi. Più che le mie idee, più che la mia testa, conta il mio cuore.

È lì che si imprime il sigillo di quel Dio che ho conosciuto dentro di me. Quel Dio in cui credo e che seguo.

Agisco in base alle Sue norme. Quali sono? Quel Dio mi mostra la strada e il modo di capire tutto. E dico al mio Dio come una supplica:

“O Signore, fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e ammaestrami; poiché tu sei il Dio della mia salvezza; io spero in te ogni giorno. Ricòrdati, o Signore, delle tue compassioni e della tua bontà, perché sono eterne”.

Al di là della giustizia

Viglio che Dio cambi il mio cuore che si è abituato alla giustizia e al dovere. Il mio cuore che crede nel castigo e nel premio che mantengono l’ordine e la pace.

Chi non lavora non mangi. Chi agisce male riceva ciò che merita. Chi non costruisce il bene intorno a sé sia punito per questo.

Credo nell’esigenza che pretende di tirar fuori il meglio dal mio debole cuore. Mi costa credere che basti il vero pentimento per ricominciare con l’anima in pace.

Dove restano la penitenza e il compimento del castigo? Nessuno può cambiare davvero senza pagare i debiti. È quello che ho inciso nell’anima, e forse per questo giudico tanto nel mio cuore gli altri e me stesso.

Non mi permetto alcuna caduta e non tollero che gli altri siano imperfetti. Li condanno facilmente e non vedo così fattibile che il mio sguardo misericordioso possa migliorare i loro passi.

Se non li riprendo finiranno per essere deboli per tutta la vita. Se non sono un pilastro che sostiene la loro vita cadranno senza rimedio.

Devo credere di più nella misericordia di Dio per essere io stesso misericordioso. Ho bisogno del perdono per poter perdonare. Che tutto passi per il mio cuore.

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