Il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria della Shoah. Ma c’è un Olocausto ìn corso che non viene considerato tale: quello dei milioni di bambini abortiti ogni anno.L’autrice ha scritto questo monologo mettendosi nei panni di una vittima dell’Olocausto (NdR)
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Tutto questo è stato possibile perché dicevano che non eravamo persone umane. Nessuno farebbe ad un uomo o una donna quello che veniva fatto a noi.
Per poterlo fare, è necessario tacitare la coscienza; ingurgitare passivamente una propaganda che stabilisce chi è uomo e chi non lo è.
La società aveva bevuto questa dottrina; non si scandalizzava più.
Sarebbe inorridita se quello che ci accadeva fosse avvenuto ai suoi figli e alle sue figlie; ma noi non eravamo considerati tali
anche se avevamo gambe, braccia, occhi e persino unghie come ciascuno di voi.
Ci uccidevano per il solo fatto che esistevamo.
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Non avevamo fatto nulla di male; solo, avevamo la colpa di vivere. Se poi eravamo disabili, molto piccoli, fragili, non c’era speranza.
C’erano vite più degne di altre di essere vissute. E lo stabiliva qualcuno che non chiedeva mai la nostra opinione.
Al massimo, la nostra innegabile umanità valeva come fornitrice di “pezzi di ricambio” per gli altri: parti del nostro corpo venivano riciclate, in un’ottima economia, prima che il resto fosse bruciato.
Nemmeno ci seppellivano, perché la sepoltura riconosce la dignità dell’essere umano.
Questo accade quando “non uccidere” smette di essere un imperativo categorico e comincia ad ammettere eccezioni.
Ora, giustamente, voi inorridite; e giustamente giurate che ciò non avverrà mai più.
Eppure, se non vogliamo che l’anti-antisemitismo diventi solo un’ideologia come le altre, in nome della quale compungersi ritualmente ma considerandola estranea al nostro vissuto, provate a rileggere le righe precedenti; e a rendervi conto che l’Olocausto silenzioso si compie, ancora oggi, su milioni di bambini cui viene negato il diritto alla vita.
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Se volete che la nostra morte, ingiusta quanto mai, vergognosa per chi l’ha perpetrata, oscena nella sua sistematicità non sia stata, almeno, vana, non perdete l’occasione di evitare che gli stessi principi continuino a vivere fra voi.
L’Olocausto dei bambini abortiti
Il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria della Shoah. Il 7 febbraio sarà la giornata per la vita.
Desidero chiarire che in nessun modo sto accusando di “nazismo” le donne che abortiscono: a loro va solo la mia compassione e la mia vicinanza di donna che può solo immaginare l’abisso di dolore che portano dentro di sé.
A loro voglio mandare un forte abbraccio, invitandole a cercare e trovare la pace nel perdono.
E neppure intendo “sminuire” l’Olocausto; semplicemente, ritengo doveroso mostrare che, purtroppo, la stessa indifferenza e gli stessi mortiferi principi sulla “non umanità” dei non nati stanno ancora germogliando fra noi.
Tutte le affermazioni che ho messo in bocca alla vittima dell’Olocausto si possono applicare ai bambini non ancora nati; compreso l’indegno commercio di parti dei loro corpi abortiti.
Che questa doverosa, grande e cruciale celebrazione ci aiuti a ricordare che non esiste mai una vita umana che non sia degna di essere vissuta. Mai.
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