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La conversione di Paolo incoraggi la nostra: dalla religione alla vera fede

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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 25/01/21
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Saulo è pieno di zelo per la difesa del Nome di Dio al punto da perseguitare i cristiani; fino a che non incontra sulla sua strada il Signore e allora passa dalle idee alla fede in Qualcuno, dalla religione alla fede.

In quel tempo Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.»
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Di San Paolo non facciamo solo memoria della sua santità, del suo martirio, della sua testimonianza, bensì anche della sua conversione. E questo forse perché la conversione di quest’uomo non ha nulla a che fare con la conversione di un ateo, di un miscredente, di un senza Dio, ma a che fare con la conversione di un uomo che a Dio già credeva, anzi ci credeva talmente tanto da perseguitare i cristiani per difenderne il Suo buon Nome.
San Paolo è un credente convertito. Egli passa dalla religione alla fede. Forse ognuno di noi dovrebbe pregare affinché gli accada la medesima conversione. Troppo spesso la nostra vita è piena di religione ma vuota della vera fede. La religione è frutto di educazione, di tradizione, di aspettative, ma la fede può anche non avere a che fare direttamente con tutto questo.
Si incontra la fede quando in maniera forte e decisiva si fa un’esperienza che ci segna talmente tanto da farci passare dal credere in valori o idee a credere in Qualcuno.
Saulo incontra Cristo sulla sua strada, e da quel momento non è più lo stesso uomo di prima. Saulo diventa Paolo.
Ecco perché il Vangelo di oggi riporta le parole di Gesù sull’annuncio: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato». Perché se da una parte la fede è il dono di ricevere un’esperienza che ti cambia la vita, è pur vero che davanti a questa esperienza rimaniamo liberi di dire di si o di no. «E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». I frutti dell’annuncio non consistono in convincimenti retorici, ma in prove di fatto. È la grande lezione che ha appreso Paolo convertendosi: lui che di retorica e di ragionamenti teologici se ne intendeva, comprende che Dio agisce per fatti e non per meri ragionamenti.
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