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Restituiscono l’auto rubata a una disabile: “Anche noi abbiamo un cuore”

DISABLED, PARKING, SIGNS
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Annalisa Teggi - pubblicato il 18/01/21
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I ladri, oltre a restituire la vettura, hanno lasciato un biglietto di scuse. La raccolta fondi per aiutare la donna derubata sarà ora impiegata per comprare un’auto che altri disabili potranno noleggiare gratuitamente. Un gesto insolito e degno di nota: un’auto rubata il 13 gennaio è stata restituita il 16 gennaio con le scuse da parte dei ladri. È accaduto a Bari. La signora Maria Elena Barile Damiani, che è affetta da sclerosi multipla, potrà di nuovo usare la sua Fiat Doblò che le garantisce un piccolo spiraglio di libertà.

Forse il rimorso o forse la forte pressione dei social con un appello diventato subito virale: «Restituite l’auto alla signora, è l’unico mezzo che ha per spostarsi». Sono bastate 96 ore e i ladri hanno deciso di pentirsi riconsegnando il mezzo alla sfortunata vittima con tanto di bigliettino: «Anche noi abbiamo un cuore. Scusateci non sapevamo della vostra patologia… Scusateci ancora…. I ladri». (da Corriere del mezzogiorno)



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L’auto, unico presidio di libertà

Il furto avvenuto il 13 gennaio scorso presso il parcheggio dell’ospedale Di Venere di Bari non è rimasto tra i trafiletti della cronaca locale. La vettura in questione è una Fiat Doblò accuratamente attrezzata e omologata per accogliere al suo interno Maria Elena Barile Damiani, affetta da sclerosi multipla e non più autonoma negli spostamenti. Il marito, ginecolo in servizio all’ospedale, l’aveva usata per recarsi al lavoro e, tornando nel parcheggio a fine turno, non l’ha più trovata.

Oltre alle denuncia ai carabinieri, una delle figlie di Maria Elena ha diffuso un appello sui suoi social networks e il tam tam mediatico è stato enorme. Anche Repubblica ha dedicato spazio alla vicenda, permettendo a Maria Elena di spiegare perché quell’auto fosse per lei più di un semplice veicolo:

“Il mio unico presidio di libertà, che mi permetteva di godere di qualche momento felice, come andare a messa. Non credo però che la riporteranno”. Maria Elena Barile Damianicommenta con amarezza la notizia del furto dell’auto di famiglia, una Fiat Doblò, il mezzo che le permetteva di spostarsi dopo che la sclerosi multipla l’aveva costretta su una carrozzina. (da Repubblica)

E invece, proprio all’indomani di questo articolo, l’auto è stata ritrovata. Nel pomeriggio di sabato 16 gennaio i carabinieri hanno ritrovato il mezzo a Valenzano, comune a pochi chilometri da Bari. E sul cruscotto era presente un biglietto di scuse da parte dei ladri.

Dal furto a un dono inaspettato

Ma perché l’avranno restituita? Davvero dobbiamo credere all’ipotesi dei ladri gentiluomini, di un pentimento nato dalla sincera compassione? A ben vedere, nessuno ci costringe a credere a niente. Il cuore degli altri resta nascosto alla nostra vista, ed è una bella sfida per la libertà di tutti.

Non è mancato chi ha posto molti dubbi circa “la bontà di cuore” di questi ladri. Dopo tutto il clamore mediatico è probabile che si siano sentiti braccati. Pensavano di restare nascosti e invece il loro furto si è guadagnato titoli sulle testate nazionali. È probabile che si siano resi conto che un’auto omologata per una disabilità così seria non sia facile da rivendere, o comunque sia molto riconoscibile.

Tante cose sono probabili, possibili o anche assurde. La vera mossa che ha spinto i responsabili del furto a tornare sui propri passi ci è ignota. Non sono però nascoste le scuse scritte, che restano. In fondo si potevano limitare a far ritrovare la vettura. Scripta manent, e in quel biglietto c’è il segno tangibile di un tentativo di relazione … che è proprio l’azione di segno opposto alla violenza del furto.

Ma indipendentemente dalla nostra brama di giudicare il cuore altrui, è notevole constarare che il bene genera altro bene. Invertire la rotta di un’azione e convertirsi – proprio nel senso di cambiare strada, facendo un’inversione a U – innesca una reazione di moltiplicazione negli effetti positivi. Il furto sarebbe stato un danno per due soggetti (i ladri stessi e la derubata), il pentimento e la restituzione del maltolto ora farà del bene a tre soggetti: Maria Elena può di nuovo avere il mezzo che le consente di spostarsi, i ladri certamente sentiranno un’aria nuova dentro le stanze della loro vita … e poi, chi manca?

Sì, c’è un di più. Un altro soggetto beneficerà di questa storia, anzi molti più di uno.

Saputo del furto, molti concittadini di Maria Elena avevano lanciato l’idea di una raccolta fondi per regalare un’auto nuova alla donna. Ora che la Fiat Doblò è ritornata nel garage di casa Damiani, quei fondi serviranno per acquistare un’auto che potrà essere noleggiata a titolo gratuito da altri disabili che ne avranno necessità.

La signora Maria Elena, a sua volta, ha voluto rispondere ai responsabili, ravveduti, del furto: offre loro il suo perdono e auspica che questo fatto sia per loro un’occasione di ravvedimento.

“Mia madre non serba rancore – racconta la figlia Rita, che dopo il furto ha lanciato l’appello via social per riavere indietro quell’auto -, ma ai ladri chiede di non rubare mai più”. (da Tgcom 24)

Firmato “i ladri”

Sull’auto restituita c’era dunque un biglietto, scritto in stampatello:

Anche noi abbiamo un cuore. Scusateci non sapevamo della vostra patologia… Scusateci ancora…. I ladri.

C’è una familiarità disarmante in queste parole. Scusateci è ripetuto due volte. A leggerle si sente il tono di un amico, più che di malintenzionati.


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Eppure si firmano così: i ladri. È la cosa che mi ha stupito di più. Potevano non scriverlo, rimanere completamente anonimi. La firma tanto esplicita è una confessione, è la piena consapevolezza del torto che si è commesso.  A tu per tu con la nostra coscienza, sappiamo che nome dare a noi stessi. Anche chi ostenta noncuranza verso i tradimenti e peccati che commette, tra sé e sé sa chiamarsi per nome.

Ed è questa una trappola tremenda: ciascuno di noi sa chiamarsi per nome con il nome dei propri peccati. Anche solo da quando mi sono alzata stamattina a ora (ed è primo pomeriggio) saprei chiamarmi con il nome di svariate mancanze e cattiverie. Ci resterei incastrata dentro senza via di scampo.

Ma torniamo invece ai ladri, anzi a uno in particolare … quello che noi chiamiamo buon ladrone. Anche lui sulla croce sapeva che nome darsi, e ammise di meritare la punizione a differenza dell’innocente che vedeva accanto a sé, Gesù. Ma Gesù come lo chiamò? Non certo ladro.

Dal Vangelo sappiamo che Gesù gli diede del tu, e tanto basta. Senza di Lui ci chiameremmo col nome delle nostre colpe, possiamo ricominciare a darci del tu – a essere amici della nostra anima zoppicante – perché Dio ci chiama ad un’amicizia che punta oltre le miserie, le cadute.

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