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Teresa, la figlia di Jovanotti, annuncia di avere sconfitto un tumore

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Paola Belletti - pubblicato il 14/01/21
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Teresa Cherubini, figlia di Lorenzo e di Francesca Valiani, ha raccontato ieri di avere sconfitto un linfoma di Hodgkin dopo mesi di battaglia

È per te che sono verdi gli alberi
E rosa i fiocchi in maternità
È per te che il sole brucia a luglio
È per te tutta questa città
(…)
È per te ogni cosa che c’è ninna na, ninna eh
È per te ogni cosa che c’è ninna na, ninna eh

Per te. Era il 1999 quando uscì e da allora quella canzone è diventata per tanti una vera ninna nanna e un potente attivatore di memoria; ascoltandola ci si sente di nuovo investiti dallo stupore ingestibile che si prova la prima volta che si tiene tra le braccia un bimbo tutto nuovo. La vita è una promessa, il mondo una tavola imbandita, ogni cosa un dono. Tutto è davvero Per te.

E così, ora che la piccola Teresa, ormai giovane donna, ha dovuto attraversare la sua personale – non solitaria- selva oscura di malattia, paura e sofferenza, possiamo credere che tornerà a cantarla, il suo papà, ma con un nodo in gola più stretto e un cuore più largo.


JOVANOTTI, LORENZO, CHERUBINI
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Tutto è per te. Anche nella malattia

E’ per te ogni cosa che c’è e di più ancora, cara Teresa, Chi ha creato tutto. Lui è Tutto per te e ti vuole tutta per sè. E ha vinto ogni male persino la morte; lo avrebbe fatto anche fossi stata la sola perché ognuno di noi merita -senza meriti!- tutto il Suo sangue versato.

Ma torniamo daccapo, che prima di qualsiasi risonanza personale contano i fatti e quel che ne ha detto la protagonista.

L’annuncio di una battaglia durissima, a vittoria avvenuta

Ieri pomeriggio il famoso papà della ragazza ha condiviso sulla sua pagina Facebook il contenuto di ciò che lei stessa, molto attiva su Instagram, aveva deciso di raccontare: sono guarita, ho avuto un tumore al sistema linfatico, non vedo l’ora di tornare a vivere

Per gli ultimi sette mesi ho tenuto un segreto, faccio fatica a raccontare una storia prima di conoscerne la fine.
Il 3 luglio 2020 mi è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin, un tumore del sistema linfatico. (dal suo profilo IG)
Ma prima di arrivare alla diagnosi sono passati lunghi mesi di fastidi prima e di sofferenza vera e propria poi.
Tutto è iniziato ad agosto del 2019 con un prurito alle gambe. Non ci ho dato peso pensando che sarebbe andato via con il tempo, ma non è stato così. I mesi passavano e non faceva che peggiorare. A giugno 2020 si era sparso per tutto il corpo, non riuscivo a dormire più di un paio d’ore a notte, avevo la pelle piagata. Quando mi si é ingrossato un linfonodo sono il braccio ho capito che era qualcosa di più serio e questo ha portato finalmente ad una diagnosi e ad un piano di cure. (Ibidem)
Ecco la terza grande tappa, dopo lo shock ma anche la liberazione di avere ottenuto una diagnosi certa: inizia il percorso di cura, non esattamente una passeggiata ma la compagnia ha fatto la differenza:
In questi ultimi mesi ho fatto 6 cicli di chemioterapia seguita dai meravigliosi dottori ed infermieri dell’Istituto Europeo di Oncologia ( @institutoeuropeodioncologia) a Milano. La chemio non mi ha fatto cadere i capelli del tutto, ma il 9 dicembre dopo l’ultimo trattamento ho deciso di rasarmi come segno di un nuovo inizio.
Dopo mesi di ansie e paure la storia é finita, e posso raccontarla, perché da ieri (l’altro ieri per chi legge, Ndr), 12 gennaio 2021 sono ufficialmente guarita.

L’importanza di non essere soli

Teresa rende il suo grazie ai medici, agli infermieri e alla sua famiglia. Senza di loro non ce l’avrebbe fatta ma è vero anche il contrario: lo racconta la mamma. Senza Teresa e la sua forza, senza poterci attaccare a lei come fosse la nostra roccia, racconta in prima persona, non ce l’avremmo fatta nemmeno noi. Un esempio davvero commovente di cosa voglia dire essersi vicini, attingere forza l’uno dagli occhi dell’altro, dal suo attaccamento alla vita e alla sua bellezza, per quanto dolente. Una dimostrazione di quanto sia decisivo appartenersi gli uni gli altri.
Anche la mamma, dunque, Francesca Valiani ringrazia di cuore medici e operatori sanitari ma la sua più grande riconoscenza è per la figlia.
 “Per un genitore è una prova crudele, ma se ancora una volta la fortuna ti è amica e ti regala una figlia come Teresa non puoi che uscirne riempito invece che svuotato. Lei è stata la roccia alla quale io e Lorenzo ci siamo aggrappati, non il contrario“.(IG)

Amare come si deve, proprio quando la vita è dura

L’amore dei genitori è quello che a quanto ci è dato sapere assomiglia di più a quello di Dio; quello che patisce volentieri per un figlio, che accetta ogni sua ingratitudine ed è sempre pronto a perdonarlo. E’ capace di una formidabile smemoratezza delle umiliazioni subite e si affretta a gioire non appena un figlio – fosse anche il peggior scapestrato della storia – esprime qualcosa di sè, di vero, bello e unico. Ora, non ho idea di cosa sia passato nel cuore di quei due genitori, privilegiatissimi per molti versi. Eppure per loro il principale privilegio è avere una figlia fatta proprio così; di questo sono grati, per il bene irriducibile che anche grazie alla malattia hanno potuto riconoscere nella loro unica figlia. Ecco cosa dice ancora Francesca Valiani, la mamma, anche lei a mezzo social:
 “Oggi è dura ma finirà, non è per sempre”. Ieri è stato quel giorno, quel giorno in cui tutto doveva finire e così è stato, non si può descrivere la felicità. (…) Vorrei ringraziare le nostre famiglie, i nostri amici, chi sapeva e si è mosso con rispetto e discrezione. Vorrei ringraziare il @prof.paolo.veronesi che non ci ha mai fatto mancare il suo affetto e la sua professionalità, il prof. Corrado Tarella, la favolosa dottoressa Anna Vanazzi, Alice e Lucia, due veri angeli custodi, e poi tutti, tutti, gli operatori dello @ieoistitutoeuropeodioncologia . Il mio pensiero va a chi ancora combatte contro malattie che ti stravolgono la vita, a chi studia queste malattie, a chi, ad un certo punto si troverà ad avere a che fare con una malattia che fa paura. Quanta vita troviamo quando la vita si trova in pericolo.

Il dolore che passa, il valore che resta

Che Teresa fosse un nome tanto caro a Lorenzo Cherubini già si sapeva. Chissà quanto gli sarà servito invocare la grande Santa d’Avila a o perlomeno saperla vicina, capace di capire il buio e l’angoscia nei quali si trovavano immersi; chissà. Giusto qualche giorno fa mi sono imbattuta in una frase tratta proprio dal pensiero della grande Teresa: soffrire passa, aver sofferto resta.
Resterà come oro prezioso messo in un caveau inaccessibile anche agli Ocean’s Eleven più abili del mondo; al riparo da tutto, con un valore che non fa che moltiplicarsi. E comincia già da ora la gioia di cui questa battaglia attraversata e vinta sembra un dolce anticipo, un vistoso suggerimento.

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