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Pensieri d’amore di santa Teresina a San Giuseppe

Therese of Lisieux
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don Marcello Stanzione - pubblicato il 14/01/21
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Diceva Santa Teresa di Lisieux che bisogna “fargli piacere” a San Giuseppe. Ecco cosa voleva intendereSanta Teresina scriveva preghiere e pensieri a San Giuseppe. Diceva che bisognava “fargli piacere” per ottenere la sua potente intercessione. E invitava tutti a comportarsi allo stesso modo. Vediamo perchè la santa di Lisieux si sentiva così legata al padre putativo di Gesù Cristo.

Teresa Martin nasce nel 1873 ad Alencon, in Francia, divenuta monaca di clausura carmelitana morirà a soli 24 anni di tubercolosi il 30 settembre 1897, offrendo le proprie sofferenze per la conversione dei peccatori e per i missionari. Pio XI la canonizzerà nel 1925 e il 12 ottobre Giovanni Paolo II la nominerà dottore della Chiesa per la sua dottrina spirituale.

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Wikipedia PD

Teresa di Lisieux, Lisieux, Francia

“Il buon san Giuseppe. Ohi quanto lo amo”

È al Carmelo di Lisieux dove attraverso santa Teresa di Gesù Bambino si comincia a capire che la devozione a san Giuseppe non si è spenta. Questa giovane carmelitana ha lasciato una brillante testimonianza di sincera e fiduciosa devozione. Non è una dottrina, non e un tentativo di offrire pagine psicologiche per un vero culto giuseppino. Sono esperienze e riflessioni, che fanno vedere che Teresa lo contemplò nella sua vita semplice e dura di lavoro.

Gli offri i piatti forti del pranzo ed esclamò come sintesi di tutta la sua devozione: “Oh! il buon san Giuseppe; Oh! quanto lo amo!“. In cielo lo vedrò e canterò la sua gloria.

Saint Joseph – Guido Reni – St Joseph with the Infant Jesus – WGA19304 – ar

Guido Reni (1575–1642)
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Guido_Reni_-_St_Joseph_with_the_Infant_Jesus_-_WGA19304.jpg

La preghiera che santa Teresina recitava ogni giorno

In Santa Teresa di Gesù Bambino questa devozione a san Giuseppe esistette fin dall’infanzia. Ancora prima di essere carmelitana, nella sua stanzetta, davanti alla finestra, su un tavolo si trovava una statuetta di san Giuseppe.

Già all’inizio del pellegrinaggio in Italia, avendo pregato a Parigi la Madonna delle Vittorie, si rivolse anche a san Giuseppe. «Lo pregai di vegliare su di me; fin dalla mia infanzia avevo per lui una devozione che si univa con l’amore per la Madonna. Ogni giorno recitavo la preghiera: “Oh, san Giuseppe, padre e protettore dei vergini”. Perciò fu senza timore che intrapresi il mio lontano viaggio: ero protetta così bene che mi sembrava impossibile aver paura».


LISIEUX
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La poesia di santa Teresina a San Giuseppe

Nella sua vita di preghiera Giuseppe è sempre rimasta presente. Gli ha dedicato una semplice poesia, composta nel 1894 dietro richiesta di Suor Maria dell’Incarnazione. Di contenuto è ben precisa. Illustra come Giuseppe offre per la vita al Carmelo un valido esempio per vivere a servizio di Gesù e Maria, e di passare in silenzio e contemplazione le giornate offerte per la salvezza del mondo.

“San Giuseppe nostro Padre”

1

Trascorsa in povertà, o Giuseppe,

è l’ammirabile tua vita:

ma la bellezza di Gesù

e di Maria tu contemplavi.

Ritornello

Giuseppe, Padre tenero,

proteggi il tuo Carmelo

e ai figli tuoi in terra (bis)

la pace dà dal Cielo! (bis)

2

Nella sua infanzia molte volte

Il figlio di Dio, gioiosamente,

a te obbediente e remissivo

sul cuore tuo ha riposato.

3

Or come te in solitudine

noi serviamo Maria e Gesù:

solo badiamo a compiacerli

e non bramiamo niente più.

4

Santa Teresa, nostra Madre,

ti supplicava con amore,

e ci assicura che pregandoti

da te fu sempre esaudita.

 5

Dopo l’esilio in questa vita

soave la speranza abbiamo

che, con la nostra cara Madre,

a te verremo, o san Giuseppe.

Ultimo ritornello

Guarda, o Padre tenero,

l’amato tuo Carmelo.

Dopo il terreno esilio (bis)

Radunaci nel Cielo. (bis)

La fuga in Egitto

SAINT JOSEPH

Marko Vombergar | Aleteia

“Perchè t’amo”

Anche nella sua lunga poesia “Perché t’amo”, Maria, Giuseppe appare più di una volta. È «Giuseppe il giusto», al quale Gesù è sottomesso. E’ sempre Giuseppe che al momento della fuga in Egitto «esorta Gesù a partire in fretta». È colui che Teresa intende dare al suo figliolo spirituale don Bellière «come protettore» in terra di Missione.



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Il velo misterioso gettato da Gesù

Lo esprime con parole di profonda devozione. Però già nei suoi quaderni scolastici, probabilmente scritti in marzo 1886, lo considera con caldo amore e con il desiderio di lodarlo.

«San Giuseppe! Chi oserà proclamare le sue lodi? Chi potrà riferire la sua vita e i suoi meriti? Il vangelo parlando di san Giuseppe dice una sola cosa: Era un uomo giusto e timorato di Dio. Gesù ha voluto gettare un velo misterioso sulla vita di colui che chiamava padre, affinché le azioni di san Giuseppe fossero per lui solo. Ma attraverso questo velo Gesù ci permette ancora di distinguere qualche tratto della grandezza d’animo di Giuseppe (…)

Che potenza deve avere san Giuseppe presso colui che egli ha nutrito durante la sua vita mortale… Oh sì. Andiamo a Giuseppe con fiducia. Gesù stesso ce lo raccomanda perché egli non può rifiutare nulla a colui che durante la sua esistenza ha sempre cercato di piacergli.

Oh! gran Santo, voi che tutto potete presso Gesù piegate il suo Cuore in favore della disgraziata Francia e pregate Dio che non distolga la sua grazia, ricordategli che la Francia è la figlia primogenita della Chiesa».


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Protettore dell’umanità cristiana

Ciò che, Teresa scrive, esprime il suo invito ad affidarsi e abbandonarsi all’amorosa protezione a san Giuseppe. È una profonda intuizione interiore della sua devozione giuseppina che mostra come una semplice donna consacrata può viverla e cercare di diffonderla agli altri. Bisogna amare Giuseppe, «fargli piacere», come aveva fatto gettando fiori ai piedi della sua statuetta in giardino. E dirlo a chi potrebbe averne dubbi. No, in lei egli è sempre «il buon Giuseppe. Oh, come l’amo».

«Come lo amava la Santa Madre Teresa che si affidava a lui essendo egli il buon medico celeste». Giuseppe è visto dalla piccola Teresa come Protettore dell’umanità cristiana, come figura di padre che ispira simpatia a tutto e che arricchisce la pietà privata e liturgica con gioia e speranza.


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