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Se n’è andato Padre Mario Meda, il papà dell’adozione a distanza

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Lucandrea Massaro - pubblicato il 14/01/21
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Missionario del PIME in Myanmar quando dovette lasciare il paese ebbe l’intuizione degli aiuti a distanza, si è spento a 93 anni a causa del CovidE’ morto padre Mario Meda, ma sono oltre 11mila, fra bambini, ragazzi e disabili, quanti sono stati aiutati in tutto il mondo attraverso il sostegno a distanza che lui aveva ideato e promosso con convinzione per garantire ai bambini e ai giovani dei Paesi in via di sviluppo un aiuto economico, affinché ricevano i beni primari, l’istruzione e le cure mediche di cui hanno bisogno. Un frutto dell’amore creativo di padre Meda, missionario del Pime morto a 93 anni il 9 gennaio scorso nella casa dei missionari anziani a Rancio di Lecco. Malato da tempo è stato portato via dal Covid.

Chi era padre Mario?

Padre Mario, classe 1927 era nato a Desio (Mi), fu ordinato sacerdote dal cardinal Schuster nel 1954, era poi arrivato a Kengtung quell’anno, nell’attuale Myanmar. Le prime famiglie coinvolte nel progetto inizialmente furono americane, attraverso il Centro missionario Pime di Detroit. Quando poi nel 1966 – come tutti gli altri missionari del Pime – dovette subire la sorte amara dell’esilio imposto dal governo dei militari a tutti i religiosi stranieri entrati nel Paese dopo l’indipendenza nel 1948, gli venne l’idea del sostegno a distanza che fu portata avanti dal nuovo Centro di animazione missionaria che nel frattempo il Pime aveva aperto a Milano e a cui padre Meda venne inviato (AgenSir).



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“Adozioni d’amore a distanza”, si chiamavano al quel tempo: un impegno per il quale nel 2004 padre Mario Meda fu anche ufficialmente premiato con l’Ambrogino d’Oro, la massima onorificenza cittadina milanese, che gli fu consegnata dall’allora sindaco Gabriele Albertini. Ed è una forma molto concreta di fraternità che al Centro Pime continua tuttora, sostenendo non solo i bambini in missione, ma anche i giovani nei loro studi, i disabili, i seminaristi.

Padre Mario purtroppo non ebbe mai la possibilità di tornare alla sua missione birmana ma attraverso il Sostegno a distanza, però, ha potuto continuare a spendersi in maniera particolare per le famiglie che era stato costretto a lasciare. E tra le sue gioie vi fu anche quella di poter vedere uno dei suoi ragazzi, Peter Louis Ca Ku, diventare il vescovo di Kengtung nel 2001 (Avvenire).

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