Don Piero Cesco, prete della diocesi di Concordia-Pordenone è diventato il “cappellano” del reparto covid durante il periodo del suo ricovero. Perciò è stato ribattezzato don Covid per il suo supporto ai malati
Ospedale di Pordenone. E’ il 10 novembre e viene ricoverato per coronavirus don Piero Cesco, prete della diocesi di Concordia-Pordenone, che di lì a poco sarà ribattezzato “don Covid”.
Sul settimanale Il Popolo della diocesi di Concordia-Pordenone, “don Covid” racconta la sua incredibile esperienza della degenza in ospedale. Una testimonianza, scrive Agensir (11 gennaio), intensa di un momento di sofferenza che si è tramutato in occasione di aiuto e sostegno ai quanti erano ricoverati nello stesso reparto.
L’ultima carezza del Creatore
Nei primi momenti del ricovero il prete nota un certo smarrimento. A colpirlo sono quelli che non ce la fanno a superare la malattia e spirano nell’anonimato più assoluto. «Ma mi son chiesto: può un Padre, il Creatore che ti ha accompagnato fin qui non esserti accanto e non consegnarti l’ultima calda e tenera carezza, la carezza del Padre? E mi son sentito non più estraneo a questi miei fratelli e mi son fatto padre, madre, fratello, sorella».
“Il rispettoso e sofferto comportamento degli infermieri”
Da quel momento “don Covid” è un punto di riferimento nel reparto. Ha un rapporto speciale con i malati più gravi e porta nel cuore gli infermieri. «Mi ha sorpreso il rispettoso e sofferto comportamento degli infermieri: loro stessi – con evidente leggibile commozione – mi hanno invitato ad esprimere un breve preghiera di accompagnamento. “Sia breve, don Covid – così mi chiamavano familiarmente – dobbiamo lavorare”».
«Non erano lacrime di familiari quelle che scendevano dai loro occhi – sentenzia “don Covid” – ma lacrime ancor più preziose di ignoti fratelli ma figli dello stesso Padre».
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“Non mi ero attrezzato come Dio comanda”
I giorni passavano, il personale di servizio si turnava e la novità di don Covid si era diffusa. «Non volevo sostituire certo il piccolo-grande don Bernardino, ma essendo l’unico prete in reparto facevano riferimento a me. Non mi ero attrezzato come Dio comanda: olio per l’unzione degli infermi, particole consacrate stole o altri paramenti».
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L’Assoluzione generale
Nel massimo rispetto delle regole (mascherine, igienizzazione delle mani), «accompagnato da qualche infermiere, raggiungevo le varie stanze e, con il mio stile, annunciavo che avrei dato a quanti lo desideravano l’Unzione degli Infermi “secca” (per mancanza di olio santo), l’Assoluzione generale accompagnata dalla benedizione papale».
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Le battute di don Covid
Il sarcasmo a volte, spezzava la tensione. «A livello di battuta, proponevo sconti speciali per tutti, proprio perché il Signore non vuole lasciare nessuno senza l’abbondanza del suo amore e della sua misericordia. Mai – chiosa don Piero – avrei pensato di aggiungere alla già mia ricca esperienza di prete anche questo titolo di don Covid».
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