È praticamente impossibile contemplare Mont Saint-Michel senza cadere quasi in estasiPur avendo vissuto in Francia per tre anni durante il periodo del dottorato, non ho visitato Mont Saint-Michel, quell’abbazia misteriosa, mistica e straordinariamente fotogenica situata su un promontorio sulle coste della Normandia, tra Caen e St. Malo.
Di recente, approfittando delle riprese della mia serie Pivotal Players, la mia équipe ed io abbiamo compiuto quel pellegrinaggio.
Prima ho guardato il monte dal sedile posteriore del pullmino, quando eravamo ancora a molte miglia di distanza. Sembrava una grande nave, ancorata alla linea dell’orizzonte. Man mano che ci avvicinavamo, sembrava sempre più impressionante, erigendosi a volte come una fortezza, altre volte sembrando fluttuare sulle acque del mare. Quando abbiamo varcato le sue porte per iniziare il nostro lavoro, è stato come lasciare il mondo attuale per entrare nel Medioevo. La salita fino in cima, ripida e ardua, imitava quella di migliaia di pellegrini, monaci e cercatori spirituali nel corso dei secoli.
Per comprendere il significato religioso di questo monte, dobbiamo ricordare che è stato costruito “al limite”. Come i monaci irlandesi costruivano le loro semplici abitazioni nella selvaggia costa occidentale della loro patria, anche i religiosi che hanno dato origine a Mont Saint-Michel hanno elevato la loro opera letteralmente alla frontiera della terra.
Gesù aveva inviato i Suoi discepoli a proclamare il Vangelo in tutti i luoghi, senza fermarsi finché non lo avessero presentato a tutti. Il cardinale Francis George amava molto raccontare la storia dei suoi fratelli negli Oblati di Maria Immacolata, che, seguendo alla lettera il mandato di Gesù, hanno predicato la Sua resurrezione in ciascun villaggio dello Yukon fino ad arrivare a persone che hanno detto loro: “Oltre a questo posto non c’è nessun altro”. Mont Saint-Michel voleva essere un monumento a questo impegno missionario cristiano totale. Per questo è stato per me un vivido promemoria del fatto che dobbiamo portare avanti anche oggi questo compito, andando fino a quelle che Papa Francesco definisce periferie esistenziali.
Ora ho scoperto, per esperienza diretta, anche se lo avevo già percepito attraverso i sensi, che è praticamente impossibile guardare Mont Saint-Michel senza cadere quasi in estasi. Sfiderei chiunque ad andare lì e a camminare verso il monte senza rimanere sedotto dai pensieri su quello che c’è di più grandioso ed eterno. Il monte, insieme all’architettura che vi si trova, fa alzare gli occhi al cielo, al di là di questo mondo. E quando si sale in cima, si contempla il mare apparentemente infinito. Da Platone a James Joyce, passando per Dante, il mare aperto è stato usato per evocare la meta trascendente del cuore che cerca. L’arte, i sacramenti, la dottrina e i santi della Chiesa ci attirano verso quella frontiera che pone fine all’ordinario e ci permette di intravedere il mare aperto dell’eternità di Dio. Sono, quindi, i nemici dell’“io attenuato” di Charles Taylor, quell’io moderno così formattato dall’ideologia secolarista che non sente neanche più i sussurri degli angeli. Mi è sempre sembrato strano, a proposito, che una persona religiosa possa essere vista in modo convenzionale e non “minaccioso” in alcun grado. I cristiani autentici sono persone “pericolose” per questo mondo secolarizzato. E Mont Saint-Michel, erigendosi al confine tra cielo e terra, è esattamente il luogo in cui questa gente “pericolosa” ama recarsi.
Per comprendere ancor più a fondo questo luogo sacro, dobbiamo ricordare anche il suo nome e la figura in cima al pinnacolo: San Michele Arcangelo. Michele è invarabilmente ritratto con l’armatura del guerriero, perché è il generale dell’esercito degli angeli che ha affrontato le legioni di Lucifero, l’angelo caduto che aveva osato arrogarsi le prerogative di Dio. Michele ha lottato non con spada e lancia, ma con la sfida del proprio nome: Micha-El – “Chi è come Dio?”
Bisogna anche ricordare che il monte è situato alla frontiera occidentale dell’Europa, guardando a oriente. Nell’immaginario medievale, il luogo del tramonto era associata ai poteri dell’oscurità, il che aiuta a spiegare perché le grandi cattedrali del Medioevo erano, quasi senza eccezione, volte a Oriente: simboleggiavano la Chiesa voltata verso la luce di Cristo risorto e di spalle rispetto al peccato e alla morte. Il tempio-fortezza di questo mondo, protetto dall’arcangelo guerriero, battezzato in suo onore ed eretto all’estremità occidentale del mondo, rappresenta il potere della Chiesa di Cristo contro le forze dell’oscurità, visibili e invisibili.
Mentre giravamo a Mont Saint-Michel, moltissimi turisti passeggiavano per i mille angoli del luogo. Molti di loro, trovandosi di fronte ad altari, cappelle e celle monastiche usate tanti secoli fa dai monaci, collegavano probabilmente quella struttura più a Harry Potter che a Sant’Anselmo.
Andateci se ne avete l’opportunità, o almeno ammirate una bella foto di Mont Saint-Michel su Internet, ma non guardatela come un turista, quanto nel modo in cui l’hanno guardata i suoi costruttori: come un monumento bello e sacro che segna la frontiera di questo mondo.