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Chi crede ha la responsabilità di credere anche per chi non crede

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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 11/01/21
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Ha il dovere di sperare per chi non spera, di amare per chi non ama e di pregare per chi non prega.Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.

Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. (Mc 1,14-20)

Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini».

Gli inizi del vangelo di Marco ci ricordano una dinamica molto importante che riguarda la corretta relazione con Cristo. La fede, infatti, non nasce per nostra iniziativa, ma per iniziativa del Signore.

È Lui infatti che ci mette gli occhi addosso, e poi ci rivolge la parola, e non è il contrario. Gesù non è una scelta che facciamo dal menù delle religioni, ma è una scelta che nasce davanti a un’iniziativa che è Lui misteriosamente a prendere nei nostri confronti.

Potremmo domandarci “perché a me si e a chi mi sta accanto no?”, ma la verità è che non possiamo rispondere a questa domanda perché è davvero misterioso il motivo per cui il Signore ci ha dato il dono della fede preferendoci ad altri.

Sappiamo però che avere la fede non è una faccenda che inizia e finisce con noi. Avere il dono della fede implica sempre un progetto che ha anche fare con gli altri, e soprattutto con chi la fede non ce l’ha.

Chi crede ha la responsabilità di credere anche per chi non crede, ha il dovere di sperare per chi non spera, di amare per chi non ama, e di pregare per chi non prega.

Ma avere la fede non significa essere più amati rispetto a chi non ce l’ha. Dio ama tutti, sempre, e senza condizioni. Il dono della fede non riguarda l’amore ma la responsabilità.

Forse per questo l’evangelista Marco dice che la risposta dei primi discepoli non è lenta o complessa, ma semplice e immediata, a testimonianza di un cuore semplice che li caratterizza in quanto uomini semplici:

E subito, lasciate le reti, lo seguirono. (…) vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

Lasciare e seguire diventano due verbi significativi: bisogna fare delle scelte e camminare dietro a Qualcuno.
Marco 1,14-20

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