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Dalle droghe a Dio: il viaggio di Frank Simmonds verso la santità

FRANK SIMMONDS
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Anna Sosnowska - pubblicato il 08/01/21
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Era dipendente dal crack, e quando era sul punto di suicidarsi Dio ha cambiato la sua vita. Ora, racconta la moglie in questa intervista, è un santoFrank Simmonds era tossicodipendente e viveva nelle strade più difficili di New York. Una fredda notte pensò di suicidarsi, ma promise a Dio che se lo avesse fermato Lo avrebbe servito per il resto della sua vita. Anni dopo, quando gli è stato diagnosticato un cancro in fase terminale, la sua prima reazione è stata: “Il Signore è mia forza e mio canto!”

La moglie di Frank, Rita, poetessa e autrice del libro Convicted by Mercy: The Journey of Frank Simmonds from the Streets to Sanctity, ha voluto condividere la sua storia con noi. L’intervista è stata realizzata da Ewa Rejman.

Il tuo libro racconta la vera storia di un santo. Un santo dipendente dal crack. (…) E tuttavia, non è la storia di un uomo che era “cattivo” ed è diventato “buono”, quanto piuttosto quella di un lungo rapporto trasformatore tra un uomo e il suo Dio. Che tipo di persona era Frank quando lo hai conosciuto?

Frank non aveva una casa ed era molto magro. Viveva nel rifugio e all’epoca consumava ancora droghe. Ma la sua personalità era lì, era amichevole e intelligente. Il mio amico David mi ha chiesto se avrei invitato Frank a casa mia per la festa del Ringraziamento. L’ho fatto, ma Frank mi ha guardato e ha iniziato a piangere. “È passato tanto tempo da quando qualcuno mi ha invitato da qualche parte”, ha detto. “Significa davvero molto per me, grazie di cuore. Sono molto commosso, ma non posso accettare l’invito”. Gli ho chiesto se era sicuro e mi ha detto di sì. Poi è scomparso, non è venuto a lavorare, e ci siamo preoccupati molto.

Cos’è successo quella notte?

È uscito in strada, ha preso il poco denaro che aveva, ha comprato del crack e ha sentito di aver bisogno di altre droghe. Ha pensato di derubare qualcuno, ma erano le due del mattino, e quindi per strada non c’era nessuno. Aveva venduto il cappotto, le scarpe, tutto quello che aveva. Era seduto senza soprabito, senza scarpe, senza niente. Era un novembre freddo a New York.

Ha deciso di derubare la persona successiva che fosse apparsa in strada. E la persona successiva che camminava verso di lui aveva il colletto bianco. Frank ha notato che era un sacerdote. Ha deciso che se il sacerdote fosse passato e non gli avesse detto nulla lo avrebbe lasciato andare, altrimenti lo avrebbe derubato. Il sacerdote si è avvicinato, si è rivolto a Frank e gli ha detto: “Ragazzo, se pensi che Dio verrà e scenderà con te nel fosso non lo farà. E sai perché? Perché è santo. Ma se tendi la mano, Egli ti tirerà fuori”.

Frank si è arrabbiato molto ed è corso dietro al sacerdote, ma appena giunto all’angolo ha visto che il presbitero se n’era andato. E in quel momento si è sentito a pezzi. Si è detto: “Non mi hanno allevato per essere così, per fare il vagabondo, per mangiare dai bidoni della spazzatura e derubare la gente”.

Si è reso conto di quanto era caduto in basso e si voleva suicidare, voleva saltare davanti a un treno, pensando che la sua vita non valesse nulla. E poi ha sorpreso se stesso quando all’improvviso ha detto a Dio: “Ma se mi salvi da quello che sto per fare Ti servirò per il resto della mia vita”: non ha nemmeno riconosciuto la sua voce.

Proprio in quel momento, ha visto un telefono davanti a sé e si è ricordato che una volta qualcuno gli aveva dato un numero da chiamare nel caso avesse avuto problemi. Lo ha digitato e ha detto che stava per saltare davanti a un treno. L’uomo dall’altro lato del filo ha promesso che sarebbe arrivato in quindici minuti. “Dieci o salto”, ha detto Frank.

Sono arrivati in otto minuti, e quello è stato il momento in cui Frank ha iniziato a cambiare vita.

L’amore di una coppia poco convenzionale

Sembra la scena di un film, ma è accaduto davvero. In quel momento, la tua vita era completamente diversa da quella di Frank. Sembravi organizzata, seguivi le regole, credevi in Dio, mentre lui affrontava tante difficoltà… E nonostante questo, non solo è riuscito a iniziare, ma anche a mantenere il suo rapporto con Dio.

Puoi essere un bravo cattolico, seguire tutte le regole e malgrado questo perderti qualcosa nella vita. Quello che mi mancava, e di cui Frank era pieno, era la misericordia di Dio. Mentre anch’io lottavo, mi attirava molto la misericordia divina. Se vivi solo per seguire le regole, dopo un po’ diventa molto difficile.

Il vostro rapporto e il matrimonio possono sorprendere molti. Com’è iniziato tutto?

Abbiamo iniziato come amici. All’epoca si era liberato dalle droghe, lavorava e viveva in una residenza. La mia vita ha iniziato a crollare e ho avuto dei problemi, ma Frank è sempre stato molto gentile e comprensivo. Quando mi sentivo piena di vergogna è stato misericordioso, e non mi ha mai fatto provare a rispettare qualche standard. La sua amicizia mi ha commossa.

Non mi chiedeva mai niente, ed era molto rispettoso. Col passare del tempo, mi sono resa conto che mi piaceva stare con lui. Era una persona così forte, intelligente e divertente… Viveva per qualcosa.

Credo che il fatto di iniziare a uscire insieme sia stata una sorpresa per entrambi. È stato difficile perché Frank aveva una vita molto diversa alla mia e aveva aspettative differenti. Il sacerdote mi ha detto che dovevo fare molta attenzione, perché per me essere sposata sarebbe stato molto più facile che per lui.

Il sacerdote che ci ha sposati ha chiesto a Frank davanti all’altare se era sicuro della sua decisione di sposarsi, visto che era ancora possibile cancellare le nozze. “Se fossi in te, in questo momento sarei spaventato”.

Sono felice che lo abbia detto, perché ho capito che Frank aveva preso la decisione in totale libertà. Non avrebbe fatto niente che non desiderasse fare, ma se prendeva una decisione la portava avanti.

FRANK SIMMONDS

fot. archiwum prywatne

Un cammino con lo sguardo sulla croce

In seguito Frank è diventato la guida della comunità di Comunione e Liberazione di New York. Ha anche portato la croce sul Ponte di Brooklyn in una processione del Venerdì Santo. Cos’ha significato per lui?

Durante gli incontri di Comunione e Liberazione, Frank era felice di stare con gli amici e di parlare di cose che corrispondevano a quello che desiderava nella sua vita. Era così pieno di entusiasmo e saggezza che mio cognato gli ha proposto di dirigere le riunioni.

Frank era la guida del servizio, odiava dire alla gente quello che doveva fare, perché era ben conscio dei suoi tanti peccati. Non ha mai giudicato la gente. Si poteva andare da lui e raccontargli il crimine peggiore al mondo e lui avrebbe avuto compassione.

Portare la croce sul Ponte di Brooklyn è stata per lui l’opportunità di offrire questo gesto per il mondo, per le persone che non conoscevano Cristo, per quanti non avevano nessuno che pregasse per loro. Ha detto: “Chiedo a Dio di benedire tutti, e se resta qualcosa Gli chiedo di benedire me e la mia famiglia”.

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fot. archiwum prywatne

Un santo

Alla fine della sua vita, Frank ha detto “Sono un uomo cambiato”. Cosa lo ha cambiato? O piuttosto, chi?

Nel 2012, a Frank è stato diagnosticato un cancro in fase avanzata. Non gli piaceva soffrire, si sforzava molto per riprendersi, prendeva tutte le medicine, ma guarire era impossibile. Era addolorato per il fatto di non poter crescere i suoi figli, e credo che abbia offerto quella sofferenza per la sua famiglia. Posso dire che è stato un uomo felice e realizzato, e ha mantenuto la sua offerta. È stato Cristo nella Sua umanità a cambiarlo.

FRANK SIMMONDS

fot. archiwum prywatne
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