L’Istituto Universitario Salesiano di Venezia e Verona (Iusve) ha promosso un triennio dedicato alla sensibilizzazione ecologica e alle pratiche trasformative, ispirato all’enciclica Laudato si’ e denominato Green Dream. All’interno di tale realtà è nata l’idea della mostra ‘Armadio etico’, un’esposizione di tessuti, calzature e accessori prodotti da aziende che desiderano attuare un’inversione di tendenza sia nei processi produttivi sia nella catena di vendita, promuovendo uno stile equo, solidale e sostenibileAgata Rita Borracci – Venezia *
Ideatrice e curatrice della mostra Armadio etico è Francesca Bonotto, docente di Creative & fashion lab allo Iusve. Il suo interesse per la sostenibilità ambientale affonda le radici nel corso per fidanzati che con il marito Federico Gottardo, responsabile delle attività degli studenti del medesimo istituto universitario e coordinatore della mostra, ha frequentato presso la casa di spiritualità dei frati minori conventuali a Camposampiero (Pd). Le suggestioni francescane ricevute durante la preparazione al matrimonio sono andate oltre la semplice teoria e si sono trasformate in stile di vita condiviso dalla coppia. “L’incontro con Federico, molto attento al benessere della persona e allo stile di vita, ha rappresentato per me – spiega la giovane docente dello Iusve – un ulteriore avvicinamento alla natura e un rinnovato interesse sulle filiere di produzione”.
La scoperta di essere affetta da una malattia invalidante ha portato, poi, Francesca a concentrarsi particolarmente su scelta e qualità del cibo. Uno stile di vita che ha condotto la coppia a selezionare piccoli produttori locali che hanno reso il loro processo di approvvigionamento più etico e sostenibile. “Nella paura e nel dolore provocati dalla malattia, ho riscoperto come l’essere umano – spiega Francesca – sia connesso alla natura e al mondo in maniera affascinante. Alle cure mediche ho affiancato la meditazione cristiana e altre pratiche rivolte al benessere personale che mi hanno permesso di dedicare un tempo più ampio a me stessa e alla spiritualità. Troppo spesso – prosegue – siamo travolti dalla frenesia quotidiana quando potremmo, invece, allenare la nostra percezione ad una dimensione più integrale e integrata della persona, con i suoi ritmi naturali e con stili di vita più in armonia con l’ambiente circostante”.
ModaPuntoCom
Nel 2019 su sollecitazione dell’allora direttore del dipartimento di comunicazione dello Iusve Mariano Diotto, Francesca ha dato vita a ModaPuntoCom, una rubrica radiofonica sulla comunicazione e la pubblicità nel settore della moda prodotta da Cube Radio, l’emittente dell’istituto universitario.
Spinta dalla necessità di narrare anche alcuni risvolti etici del vestire e calzare, Francesca ha iniziato sin dai primi episodi a porre in rilievo come il prêt-à-porter abbia messo il guadagno al primo posto, tralasciando l’attenzione alla filiera di produzione e la dimensione spirituale che, nella sua esperienza, è sempre stata parte fondamentale del processo creativo. “Passo dopo passo – spiega Jasmine Pagliarusco, regista della trasmissione – ModaPuntoCom si è addentrata sempre più nelle dimensioni dell’etica e della sostenibilità mettendo in evidenza i comportamenti virtuosi. I professionisti che abbiamo ospitato in studio si sono rivelati spesso testimoni dei valori che la Laudato si’ ci suggerisce come fondanti per mantenere alta la nostra soglia di coscienza e ridurre l’impronta ecologica”.
La trama della Laudato si’
Ad oggi ModaPuntoCom conta oltre settanta episodi ascoltabili dal sito www.cuberadio.it: attraverso la narrazione di piccole realtà imprenditoriali che producono in maniera sostenibile ed etica, rivelano in filigrana la trama della Laudato si’. Una serie di approfondimenti su aziende dall’alto profilo etico e che sostengono l’economia circolare è pubblicata sul blog personale della docente di Creative & fashion lab www.francescabonotto.it.
Armadio etico
Dalle testimonianze offerte dai numerosi ospiti di ModaPuntoCom è nata l’idea di allestire una mostra che presentasse, oltre ad una serie di pannelli espositivi, un armadio provocatorio, vuoto di vestiti e pieno di consapevolezza. Dai calzini che non hanno necessità di essere lavati, ai vestiti con etichetta e rilievi in braille, alle calzature prodotte da persone svantaggiate, i capi esposti sono diventati uno stimolo tattile al pensiero critico e un ponte di collegamento con la Laudato si’. “In genere – evidenzia don Nicola Giacopini, direttore dello Iusve – non si pensa che la moda abbia un valore così importante per la casa comune, invece tutto è interconnesso: la bellezza, la tutela del creato, la persona, la qualità e i diritti dei lavoratori, la società e l’economia”.
Anche il contrasto alla cultura dello scarto ha innervato l’impianto della mostra, proponendo il riciclo e riuso dei vestiti come pratica trasformativa ed esponendo capi prodotti con fibre tessili rigenerate.
La mostra Armadio etico è inserita all’interno di un triennio di formazione e sensibilizzazione che, a partire dall’anno accademico 2019/2020, ha posto al centro dell’attenzione l’enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune, come sottolinea il professor Lorenzo Biagi, vicedirettore Iusve per il progetto Ecologia integrale e nuovi stili di vita: “La Laudato si’ ci ha offerto e ci ha messo davanti due assi importanti: uno per la ricerca accademica, ed è l’approfondimento dell’ecologia integrale, e l’altro formativo-educativo che è l’implementazione di nuovi stili di vita”.
I risvolti educativi e pastorali
La mostra, che ha previsto un primo allestimento a Venezia Mestre nel mese di ottobre 2020 e verrà riproposta nella sede dello Iusve di Verona nella prossima primavera, è stata visitata nel rispetto delle norme anti Covid da decine di studenti e docenti, provenienti anche dal territorio circostante. Giovanna De Martino e Anna Sferruzza, due studentesse di Psicologia che hanno seguito quotidianamente le visite alla mostra, confermano il grande interesse e lo stupore di molti loro coetanei: “molti studenti – riferisce Giovanna – sono rimasti colpiti sia dall’estetica gradevole dei capi esposti sia dai costi relativamente alti. Dopo le nostre spiegazioni sulla filiera e sulla qualità dei materiali hanno, però, compreso il senso di un esborso più cospicuo e dell’assunzione di responsabilità che viene loro richiesta anche tramite l’acquisto”.
Il tipo di allestimento ha privilegiato l’aspetto tattile ed esperienziale, aggiunge il professor Gottardo. “Abbiamo preferito – chiarisce – far vivere ai nostri ospiti un’esperienza e non solo un percorso informativo. Toccare con mano che esistono stoffe realizzate per i non vedenti o constatare di persona la qualità dei materiali rigenerati orienta in modo rilevante i processi decisionali”. “Abbiamo avuto modo di condividere con i visitatori anche le prospettive pastorali offerte dalla mostra – spiega Arianna Scalabrin, referente per la pastorale universitaria – e sono rimasta sorpresa dal fascino suscitato dalla tematica e dal desiderio di confrontarsi sul divario tra le indicazioni dell’enciclica Laudato si’ e quanto, invece, ci propone la società dei consumi”.