Approfittiamo del Natale per recuperare dentro di noi quello che abbiamo di meglio, e lasciamo brillare nella nostra vita la luce divina del Dio BambinoTutti gli anni, la liturgia del Natale crea una “fessura” nel tempo, nella nostra storia. Ieri diventa oggi, e così abbiamo l’opportunità di vivere la nascita di Gesù. Non è semplicemente tornare al passato, ma attualizzare e vivere questa nascita, questo mistero che è molto più grande della nostra comprensione. Ogni anno il mistero è lo stesso, ma gli appelli sono diversi.
In questo 2020 così difficile, ancora una volta, Gesù nasce! Dio si spoglia davanti a noi per portare la luce, la speranza e un nuovo inizio.
Il Natale è la misericordia di Dio. Nessuno ha visto Dio e non Lo vedremo, ma colui che è nell’intimità del Padre, Gesù, ci ha dato l’opportunità di conoscere l’immensità del Suo amore. Gesù – Yeshua era già nella creazione, era già Dio nella Santissima Trinità e in un pieno atto di misericordia, e privandosi di tutti i Suoi attributi è nato in una stalla. È Dio che assume la nostra carne e ci mostra come essere buoni, come spogliarci di noi stessi e obbedire al Padre.
Dal punto di vista messianico, cos’è quel Bambino? Chi garantisce che Gesù sia il Salvatore? I meriti della Sua Incarnazione, Passione, Morte e Resurrezione. Se coniassimo una medaglia per mostrare quel significato, avrebbe da un lato la mangiatoia e dall’altro la Croce. Il Bambino che è nato, non ci sono dubbi, è il Salvatore, come hanno annunciato gli angeli: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore” (Lc 2,11).
Natale e pandemia
In questo periodo di pandemia impariamo grandi lezioni. Tutto è effimero, e quello che resta è il nostro incontro con Dio. Che senso stiamo dando alla nostra breve esistenza? Iniziamo a vedere la vita in modo diverso, un giorno alla volta. E siamo sinceri, la pandemia ci ha messo in guardia sulle nostre limitazioni e le nostre fragilità umane.
Il Natale viene a farci capire che essendo umani siamo divini. Con l’incarnazione di Suo Figlio Gesù, Dio ha fatto sì che l’essere umano si mescolasse all’eterno.
Uno dei ricordi più belli che custodisco della Terra Santa è quello della grotta della Natività. La basilica è grande, ma la grotta in cui Gesù è nato è così piccola che bisogna entrarci chinati. A Natale, il Signore ci ha inginocchiare e fa cadere un po’ di arroganza e indifferenza. Non conta l’apparenza, il colore della pelle, la condizione sociale… siamo tutti uguali: umani e divini.
Quest’anno la realtà è diversa. Non potremo abbracciare, il nostro sorriso sarà nascosto dalla mascherina, ma potremo dire alle persone che ci sono vicine che per noi sono importanti. Non dobbiamo aver paura di rinascere, di tornare all’essenza della nostra umanità. Approfittiamo del Natale per provare a recuperare dentro di noi il meglio che abbiamo, e lasciamo brillare nella nostra vita la luce divina del Bambino Gesù, che viene a portare la vera pace e a unirsi a noi nell’amore.
Vi auguro un Natale felice e benedetto!