Il Bambino Gesù sta arrivando – portate la paglia fresca!In questo periodo dell’anno, seguo una tradizione divertente con i miei figli. Prepariamo una piccola mangiatoia sul tavolo della cucina. Abbiamo letto di questa pratica anni fa, e vedendo che non implicava il glitter ho sposato l’idea.
Il portatovaglioli si adattava stranamente a fungere da culla vuota. Vicino, tutto quello di cui avevamo bisogno era una manciata di fieno della stalla del nostro vicino. Dopo di questo, è solo aggiungerne un filo ogni volta che uno dei bambini è generoso, perdona o finisce presto i compiti.
Giorno dopo giorno, filo dopo filo, prepariamo un posto per il Bambino Gesù. Sembra estremamente semplice, perfino sciocco, ma c’è qualcosa nel vedere quella mangiatoia che si riempie che mi ha fatto pensare…
“Perché aspettiamo il 1° gennaio per fare i propositi per l’Anno Nuovo?”
Come cattolici, l’Avvento segna l’inizio del nostro nuovo Anno Liturgico, e quindi non vale la pena di pensare al cambiamento proprio ora? Ultimamente, tra l’altro, sono molto stressata, e se aspetto l’Anno Nuovo per tenere a bada le mie emozioni (cooperando con la grazia di Dio) non ci sarà sicuramente “spazio nell’albergo” qui.
Per giunta, l’Avvento è tradizionalmente inteso come un periodo di “penitenza minore”, intenendo che non ci sono digiuni ufficiali prescritti dalla Chiesa. In modo simile alla Quaresima, però, è un periodo di trasformazione, un periodo di attesa con l’aspettativa che il Bambino Gesù rinasca nei nostri cuori. E con ogni filo che i miei figli mettono nella “mangiatoia”, mi viene ricordato che questa trasformazione richiede lavoro; non riguarda solo il fatto di accendere delle candele intorno a una corona o di ascoltare musica natalizia, ma (almeno per me) si tratta di lottare per cambiare un’abitudine.
Dietrich Bonhoeffer, il pastore e martire dell’Olocausto, ha scritto una volta dalla sua cella:
“La celebrazione dell’Avvento è possibile solo per chi ha un’anima tormentata, per chi sa di essere povero e imperfetto e spera che arrivi qualcosa di più grande”.
“Anima tormentata”, “povero e imperfetto” – mi ci riconosco.
E mentre mi metto in “time out” per aver gridato con il mio bambino di 5 anni, prego il Bambino Gesù di aiutarmi a sorridere di più. Prego di avere più tenerezza nei miei pensieri, nelle mie parole e nelle mie azioni (soprattutto con i miei figli in questa giornata fredda e piovosa). Sto pregando, con ogni filo che metto nel portatovagliolo-mangiatoia, perché “bisogna che egli cresca, e che io diminuisca” (Giovanni 3, 30)
Bambino Gesù, ho bisogno del Tuo aiuto, e non posso aspettare fino al 1° dell’anno.