Negli auguri natalizi, i vescovi chiedono ai sacerdoti di stare accanto ai sofferenti in questo Natale “meno scintillante”
Meno scintillante e più autentico. E’ il Natale a cui pensano i vescovi nel tradizionale messaggio di auguri.
«Ogni Natale è diverso dagli altri – scrive il Consiglio Permanente della Cei – e questo, in particolare, sarà probabilmente il più difficile per molti, se non per tutti. Ma un Natale meno scintillante non è un Natale meno autentico: ricerchiamo nel nostro cuore quello che conta realmente, ciò che ci rende uniti a chi amiamo, ciò che è davvero indispensabile».
I sacerdoti siano più vicini ai sofferenti
I vescovi evidenziano che in questo Natale così particolare, «come Pastori, come sacerdoti, ma prima ancora come membra di uno stesso corpo, siamo accanto alla sofferenza e alla solitudine di ciascuno per prenderne una parte, per sollevare insieme un pezzo di croce e renderla meno pesante».
L’augurio dei vescovi per la Notte di Natale
A tutti i credenti e a tutte le donne e gli uomini di «buona volontà», i vescovi augurano «di farsi trovare pronti la Notte di Natale, quando la buona notizia del Bambino Gesù busserà alla porta dei nostri cuori. Aprite la porta al Signore che nasce e non abbiate timore di salire, un passo alla volta, tenendo la mano del fratello, sul monte del dolore dell’umanità. Per annunciare a tutti che il nostro Dio è ancora l’Emmanuele, è il Dio-con-noi».
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Le rassicurazioni del Papa ai dipendenti
Non solo i vescovi hanno fatto gli auguri di Natale. Anche Papa Francesco ha incontrato per i tradizionali auguri i circa 3mila dipendenti vaticani. E in quest’anno, segnato dalla pandemia di Covid che ha generato una crisi non solo sanitaria ma anche economica, li ha rassicurati. I loro posti di lavoro e i loro salari non saranno toccati.
«Voi che lavorate nella Santa Sede, siete la cosa più importante, nessuno va lasciato fuori, nessuno deve lasciare il lavoro». «Nessuno – ha continuato – deve soffrire l’effetto brutto economico di questa pandemia».
Il rischio default della Città del Vaticano
Già nei mesi del lockdown, con la chiusura di tanti uffici, in particolare dei Musei Vaticani principale fonte di introiti per le casse della Città del Vaticano, il Papa aveva raccomandato ai responsabili di Curia una cosa sola. Cioè che i lavoratori, specialmente se laici, non si toccano. Nessuno nel piccolo Stato pontificio è stato infatti licenziato. Nonostante con l’emergenza sanitaria fosse stato previsto un calo delle entrate tra il 25 e il 45% e si paventasse il rischio default.
Anzi, tutti i dipendenti hanno continuato a percepire lo stipendio, anche quelli di uffici che di fatto per due mesi sono rimasti inattivi. E questo in mezzo a mille difficoltà e grazie a provvedimenti drastici da parte del Pontefice. Come quello di congelare momentaneamente nuove assunzioni e scatti di carriera (La Stampa, 21 dicembre).
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