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Il segreto di San Francesco d’Assisi per vivere con gioia

JOY
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padre Michael Rennier - pubblicato il 16/12/20
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La domenica Gaudete è il momento perfetto per riflettere sul vero significato della gioiaIl 13 dicembre è stata la domenica Gaudete, il giorno che segna la metà dell’Avvento. Il termine Gaudete richiama la gioia, e quindi è il giorno in cui si accende la candela rosa della corona d’Avvento, quello in cui l’organo a Messa suona un po’ più forte e quello in cui iniziamo davvero a intravedere la luce del Natale.

La gioia è un concetto strano, una condizione dell’essere che in genere notiamo solo quando emerge dalle nostre emozioni. Siamo felici quando ci sentiamo felici, ma la gioia in sé non è un’emozione. Le emozioni vanno e vengono, ma una persona veramente gioiosa rimane tale anche nelle circostanze più difficili. La gioia è una virtù più forte del modo in cui ci sentiamo in un determinato momento. È forte e salda, e sopporta dolore, delusione e perfino ingiustizia. Il motivo per il quale spesso notiamo la gioia come sentimento è perché è così potente che è in grado di traboccare nelle nostre emozioni.

C’è una storia che riguarda San Francesco d’Assisi e il modo in cui un giorno, mentre camminava con un altro monaco, frate Leone, spiegò il concetto di perfetta letizia. Era una fredda giornata invernale, e loro rabbrividivano nei loro sai leggeri, quando Francesco disse a Leone che anche se fossero diventati i più santi di tutti i monaci non avrebbero avuto la perfetta letizia. Camminarono per un altro po’, e Francesco disse che anche se i monaci avessero compiuto dei miracoli non avrebbero avuto la perfetta letizia. Proseguirono in silenzio, e Francesco aggiunse che se fossero diventati i più saggi di tutti gli uomini, noti per le loro intuizioni profetiche, anche questa non sarebbe stata perfetta letizia.

Francesco continuò descrivendo magnifiche visioni di gloria e successo, dicendo che nessuna di esse sarebbe stata sufficiente. Alla fine Frate Leone ne ebbe abbastanza e gli chiese: “Insegnami cosa sia la perfetta letizia”.



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La risposta di Francesco fu sorprendente:

“Quando saremo arrivati a Santa Maria degli Angeli e saremo bagnati per la pioggia, infreddoliti per la neve, sporchi per il fango e affamati per il lungo viaggio busseremo alla porta del convento. E il frate portinaio chiederà: Chi siete voi? E noi risponderemo: Siamo due dei vostri frati. E Lui non riconoscendoci, dirà che siamo due impostori, gente che ruba l’elemosina ai poveri, non ci aprirà lasciandoci fuori al freddo della neve, alla pioggia e alla fame mentre si fa notte… Se noi subiremo con pazienza ed allegria pensando alle pene del Cristo benedetto e che solo per suo amore bisogna sopportare, caro frate Leone, annota che sta in questo la perfetta letizia”.

Se stare in piedi nel fango durante un temporale dopo essere stati attaccati era la sua idea di gioia, San Francesco doveva avere un concetto ben diverso dal mio.

Approfondendo ciò che intendeva, però, penso che avesse ragione. La sua insistenza è sul fatto che la sofferenza è gioiosa quando è un atto d’amore. Sono sempre stato in qualche modo insoddisfatto della spiegazione per la quale la gioia è semplicemente qualcosa in noi che ci aiuta ad essere felici anche quando la vita è dura. Anche se la gioia non è un sentimento, in quei momenti mi sembra sicuramente di averla persa. La gioia dev’essere più dell’autodisciplina ferrea che porta a ignorare le circostanze esterne. Francesco conosceva il segreto. Per lui, deriva dall’amore nei confronti di Dio. Voleva pensare a Dio, essere vicino a Lui, parlare di Lui. Se poteva soffrire ed essere più simile a Dio, meglio.

Per noi, la gioia nasce dalla stessa fonte. Abbiamo la gioia attraverso il nostro amore per Dio, sapendo che Egli è vicino in ogni circostanza. Parlando in modo più ampio, siamo felici anche quando possiamo stare con una persona che amiamo e quando le accadono cose belle, che si tratti del coniuge, di un familiare o di un amico. Pensarla in questo modo ci mostra anche come la gioia possa procedere mano nella mano con il fatto di sperimentare le difficoltà della vita.

Se la gioia è collegata all’amore, è ragionevole che soffriamo quando chi amiamo soffre, e anche questa è gioia, perché è un segno del nostro amore nei suoi confronti. Anche quando sentiamo di essere gli unici per i quali la vita è una lotta, sappiamo comunque che Dio è con noi e che soffre con noi perché ci ama, e anche questa è gioia.

L’errore che spesso commettiamo è convincerci che avremo ancora più gioia se otterremo questa o quella cosa – quella promozione a lavoro, la macchina nuova, la casa nuova, il prestigio di un altro successo accademico, il modo in cui la gente ci risponde, la possibilità che una circostanza difficile venga meno…

Ci convinciamo che un altro cambiamento ci porterà finalmente la gioia, ma non è mai così. Iniziamo solo a pensare alla cosa successiva. San Francesco sapeva andare oltre questo ciclo infinito, perché capiva che la gioia riguarda l’amore. Prendere la semplice decisione di amare meglio chi ci circonda: è questo il segreto di vivere con gioia in ogni circostanza.

 

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