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“Misteriosamente Hoy”, il video postumo di Pau Donés è un canto di gioia (VIDEO)

PAU DONÉS
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Paola Belletti - pubblicato il 15/12/20
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Un brano pieno di semplicità e gratitudine. La clip, uscita l’11 dicembre, è stata girata, per volontà dello stesso Pau, in compagnia del suo cane e in un meraviglioso paesaggio montano catalano. Stava per morire e ciò che provava era felicità per la vita presente. Una lezione umana da imparare tutti.

Misteriosamente Oggi

La sto ascoltando già per la quarta volta di fila. Il testo è in spagnolo ma lo capiamo quasi tutto (in ogni caso ci sono le parole con la traduzione). La canzone si intitola Misteriosamente Hoy, misteriosamente oggi.

Misteriosamente hoy
No echo de menos
Misteriosamente hoy
A nadie espero
Misteriosamente hoy
Todo está en calma
Misteriosamente hoy
Nada me falta No tengo problemas por resolver
Ni dudas ni espejismos
Me entretengo viendo atardecer
Misteriosamente hoy
No siento culpa
Sorprendentemente hoy
Nada me asusta, Milagrosamente hoy (la vida)
Ya no me pesa Increíblemente hoy (la vida)
Vale la pena
No tengo conflictos que resolver
Ni dudas, ni espejismos
Me contento viendo amanecer
Todo me parece bien, me siento bien conmigo
Nada tengo por hacer, no tengo líos
Solo tiempo que perder y el corazón tranquilo
Hoy me siento bien, deliciosamente bien.

Traduzione (a cura di Aleteia):

Misteriosamente oggi
Non sento la mancanza (di nulla)
Misteriosamente oggi
Non aspetto nessuno
Misteriosamente oggi
Tutto è calmo
Misteriosamente oggi
Non mi manca niente
Non ho problemi da risolvere
Né dubbi o miraggi
Mi intrattengo guardando il tramonto
Misteriosamente oggi
Non provo un senso di colpa
Sorprendentemente oggi
Nulla mi spaventa,
Miracolosamente oggi (la vita)
Non mi pesa più
Incredibilmente oggi (la vita)
Vale la pena
Non ho conflitti da risolvere
Né dubbi o miraggi
Mi accontento di guardare l’alba
Tutto mi sembra andare bene,
Mi sento bene con me stesso
Non ho nulla da fare, non ho guai
Solo tempo da perdere e il cuore tranquillo
Oggi mi sento bene, deliziosamente bene.

 

 

Pau Donès e il suo amore (ricambiato) per l’Italia

In Italia lo conoscevamo e apprezzavamo in tanti, anche per le tante collaborazioni con alcuni dei nostri cantautori tra i più amati: da Jovanotti a Niccolò Fabi, da Emal Meta ai Modà. Io me lo ricordo soprattutto per il tormentone Dipende (anche per la Flaca, a dire la verità). Ora, riascoltandolo in italiano, quel primo brano di successo sembra una dolce profezia della consapevolezza che si sarebbe guadagnato attraversando la sua lunga malattia. E anticipa come un presagio la visione della vita così intensa e grata che ha ottenuto anche grazie alla sofferenza e a come ha deciso di viverla.

Misteriosamente Hoy, l’ultimo brano uscito ora a pochi mesi dalla sua scomparsa – avvenuta a giugno di quest’anno – ascoltato insieme al video, sembra una cartolina dal paradiso; con la minuscola, perché non posso mettergli in bocca cose che non ha detto (o che non so se abbia detto).

Tuttavia  vedere la sua “postura umana”, mentre è così prossimo alla morte, è un appello alla nostra, di postura. Un invito ad alzarsi in piedi e dire “Sono presente, nel mio presente!”. Per l’uscita dell’ultimo album della band, gli Jarabe de Palo, accelerarono il più possibile le registrazioni sfruttando i pochi momenti in cui Pau era libero da terapie e interventi o dalla troppa spossatezza dovuta alle cure. C’era pochissimo tempo, scappava tra le dita. Ma lui lo usava tutto e nella sola forma fruibile: l’adesso.

Il messaggio della canzone

Voleva semplicemente vivere con intensità, abbandono e una gioia quasi primitiva il tempo che aveva a disposizione, e desiderava comunicarlo.

Da lì, da quell’altura della sua propria anima, provata al fuoco e ripulita, ci dice cosa ci sia di importante da fare in punto di morte: vivere e gioire. E prepararsi al grande incontro, dobbiamo aggiungere. Rispetto a questo non so cosa credesse.

Estote parati

Essere pronti dunque, ma non con ansia, non con la smania di portarsi avanti, di risolvere problemi, di occuparsi di faccende urgenti, fossero anche quelle ultraterrene. Dalla dolcezza di questo brano possiamo prendere in prestito lo spirito di abbandono e la percezione di essere amati. Perché potevamo benissimo non nascere, o nascere diversi, senza i nostri nasi storti e menti prominenti; senza disturbi d’apprendimento e deficit di attenzione (come pativa lui, Pau Donès). Potevamo lasciare il mondo all’asciutto della nostra bellezza così necessaria, invece.


PAU DONÉS
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Cosa può insegnare a noi che attraversiamo questo tempo?

Ecco, questa semplice canzone e il video che la accompagna possono essere per noi, proprio in questa situazione così opprimente e così prolungata, un monito a stare concentrati sul qui e ora. E sul dopo, certo, ma quello definitivo. Ad un bravo cristiano, in fondo, basta recitare un’Ave Maria con vera attenzione. Nunc et in hora mortis nostrae: due soli momenti che contano, quando il primo, il presente, arriverà a coincidere con l’ultima ora; quella decisiva, come decisivi sono stati tutti gli istanti di presente che abbiamo ricevuto in dono.

E con questa spericolata pace nel cuore possiamo proiettare sul futuro che forse ci attende uno sguardo rinnovato, forse, dall’aver attraversato questa pandemia e i suoi multiformi malanni.

L’uomo, la compagnia dell’altro, la bellezza del creato: fino al ritorno in Dio

Nell’ultimo video dello stesso album, uscito quando ancora Pau era in vita, aveva voluto con sé la figlia sedicenne. In questo invece il suo bel cagnone, Noodles, un San Bernardo o un cugino di primo grado, visti la stazza e il pelo. Ora, non so se lui sarebbe d’accordo, ma sembra un percorso a ritroso lungo la creazione e non banale animalismo: l’uomo, Adamo, all’inizio aveva intorno a sé e vicino a sé solo gli animali.

 “Vorrei semplicemente fare un video in cui appaio con Noodles – aveva espresso le sue volontà Donés – mentre passeggiamo insieme per le montagne, scherziamo sull’erba e ci godiamo il cielo infinito, il sole e la natura che ci circonda, vivendo il momento, senza pensare a niente. Semplicemente questo, niente di più, Noodles, io e la montagna. Riuscire a trasmettere quella sensazione mi renderebbe felice”.

La compagnia umana, quella che lo avrebbe strappato alla solitudine, sarebbe arrivata dopo. E così, questo cinquantenne smagrito dalla malattia oncologica che era tornata all’assalto, con la pelle che si arriccia ai lati del volto per un sorriso, si è forse visto così, nel suo ultimo tratto, immerso nel creato, accompagnato dal suo fedele animale. In attesa, checché ne dica il testo, dell’appuntamento finale.

 

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