Il cardinale australiano Pell, assolto e scagionato dopo essere stato condannato in primo grado per abusi sessuali su minori, scrive un nuovo libro sui mesi vissuti in carcere e non solo. Ecco un’anticipazione
Un nuovo libro in cui racconta come è stata la sua vita nei primi cinque mesi di carcere (27 febbraio – 13 luglio 2019). Il cardinale australiano George Pell, ex prefetto della Segreteria per l’Economia, è l’autore di “Prison Journal“ (Ignatius).
Il libro, già uscito negli Stati Uniti, è una sorta di diario che raccoglie riflessioni, meditazioni spirituali e dettagliate osservazioni della routine carceraria (La Stampa, 5 dicembre), Pell se ne andò dall’Italia nel 2017 per difendersi dalle accuse di pedofilia subite in Australia. Venne condannato e poi imprigionato per oltre 404 giorni. Infine fu assolto dalla Corte suprema.
“La festa non è finita”
Il cardinale, presentando il libro all’Associated Press, dice di sentirsi «scagionato» da ogni accusa e, insieme, spiega che «può darsi» che sull’acquisto da parte della Segreteria di stato vaticana di un immobile a Londra si sia verificata «solo una sconcertante incompetenza». Pell avverte anche che la stagione degli scandali, la «festa», così la chiama, «non è finita».
“Mai più deve accadere quello che è successo a me”
In un’altra intervista su Prison journal, rilasciata al National Catholic Register, il cardinale australiano ha aggiunto: «Ho scritto questo libro per aiutare la gente a comprendere un po’ meglio il cristianesimo. Inoltre, vorrei che ciò che è successo a me non riaccada in Australia troppo velocemente. Cioè che un membro di un gruppo molto impopolare che sposa idee politicamente scorrette venga spazzato via da una marea di opinioni ostili». (Tempi.it, 1 dicembre).
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La preghiera della prima notte
Nel libro, il cardinale Pell riporta una inedita invocazione al Signore.
«Dio nostro Padre, dammi la forza per superare questo, e possa la sofferenza essere unita alla redenzione di tuo Figlio Gesù per la diffusione del Regno, la guarigione di tutte le vittime di questa piaga della pedofilia, la fede e il benessere della nostra Chiesa, e soprattutto per la saggezza e il coraggio dei vescovi».
Era questa la preghiera che il cardinale ha recitato la sera del 27 febbraio del 2019, prima notte trascorsa dietro le sbarre nel carcere di Melbourne. Quel giorno il Tribunale di Victoria aveva ordinato l’arresto dell’ex prefetto della Segreteria per l’Economia vaticana. Fu revocata la libertà su cauzione, accordatagli dopo l’incriminazione del dicembre 2018 per abusi sessuali su due chierichetti minorenni negli anni ’90. Fu la notte più lunga della vita di George Pell.
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“Non era l’Hilton, ma non era così male”
Ritornando con la mente al periodo passato in cella, senza perdere la consueta ironia («non era l’Hilton ma neanche così male»), e agli altri prigionieri («alcuni erano arrabbiati, angosciati e infelici in modo terribile»), il cardinale Pell racconta nel suo libro:
«I secondini facevano davvero un buon lavoro. Ogni tanto sentivo altri carcerati che gridavano il mio nome, mi insultavano e mi accusavano. A volte c’era qualcuno che mi difendeva. Un carcerato di lungo corso mi disse che era la prima volta che in prigione un prete accusato di pedofilia veniva difeso da altri detenuti».
In quel periodo difficile, riporta Tempi.it, citando le dichiarazioni del cardinale riportate in Prison journal, «una grande consolazione per me era la consapevolezza che Cristo sarebbe tornato e che ci sarebbe stato un giudizio finale».
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