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Sherlock Holmes era cattolico? Credeva nell’Eterno?

SHERLOCK HOLMES
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 04/12/20
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Paolo Gulisano, in un nuovo libro, ragiona sulla vita del detective più famoso del mondo, Sherlock Holmes, e del suo autore Conan Doyle. Doyle da credente, si è allontanato dalla fede cattolica. Eppure Sherlock non ne è così lontanoSherlock Holmes, il detective più famoso della storia, era cattolico? Il personaggio inventato dalla penna di Conan Doyle si muoveva con istinto cristiano? Sono le domande a cui prova a rispondere Paolo Gulisano in “Indagine su Sherlock Holmes” (edizioni Ares).

Le apparenti contraddizioni

Afferma di non tenere in gran conto la religione, ma risponde volentieri alla chiamata della Santa Sede, che intende avvalersi delle sue competenze in numismatica.
È il modello del detective razionale (o addirittura razionalista), eppure non esclude che nelle vicende del mondo agisca una forza ostile, oscuramente simile al mysterium iniquitatis evocato da san Paolo.

Sono gli indizi apparentemente contraddittori, che rendono appassionante questa “Indagine su Sherlock Holmes” (Avvenire, 26 novembre).

Il prete amico di Chesterton

il primo a studiare le imprese di Holmes e dell’inseparabile dottor Watson come un “canone” organico fu proprio un sacerdote cattolico, padre Ronald Knox, amico di Chesterton, come lui cresciuto nella fede anglicana e come lui convertitosi al cattolicesimo.
Un percorso inverso rispetto a quello compiuto da Conan Doyle, nato a Edimburgo nel 1859 in una famiglia cattolica di origine irlandese e formatosi presso i gesuiti di Stonyhurst, nel Lancashire.

“Sempre più umano”

Gulisano si muove nella sua indagine tra Doyle e Know. Nel momento in cui entra in scena con Uno studio in rosso (1887) Sherlock Holmes è «una semplice macchina calcolatrice», ammette Conan Doyle.
Ma diventa «sempre più umano» con il passare del tempo e con il moltiplicarsi delle indagini. «Non mostra mai il suo cuore – osserva Gulisano – salvo che nella finzione, per gioco».


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Sentimenti d’amore

Tuttavia non è incapace di sentimenti, come dimostrano l’amicizia nei confronti d Watson e la controversa ammirazione per l’avversaria Irene Adler, l’unica donna che abbia saputo tenerlo in scacco e, forse, l’abbia fatto innamorare.

Iniziato alla massoneria e attratto dallo spiritismo, tanto da incappare nel famigerato caso delle fate di Cottingley (uno spudorato fotomontaggio scambiato per prova dell’esistenza delle creaturine alate, che Doyle difese per lungo tempo come fatto vero), l’autore di Sherlock Holmes ebbe una personalità complessa, che fatalmente si riverbera su quella di Sherlock Holmes.

L’eterno e l’inosservato di Sherlock Holmes

E probabilmente si lega a questo, osserva Avvenire, il ragionamento complesso di Sherlock Holmes, tenendosi a distanza da ogni ipotesi metafisica. Ma non è detto che lo spazio che così si disegna sia del tutto vuoto.
Come osserva giustamente Gulisano, «la missione di Sherlock Holmes è stata quella di svelare ciò che è nascosto». Non l’invisibile, direbbe lui, ma l’inosservato. Sulla differenza tra i due termini, volendo, si potrebbe indagare a lungo. La prospettive dell’eterno non è accantonata. Anzi.



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