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Santa Bibiana, non siamo soli neanche quando alziamo il gomito…

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Una penna spuntata - pubblicato il 03/12/20
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Una martire, flagellata alla colonna sotto Giuliano l’Apostata, protegge gli epilettici e quelli che si comportano in modo strano e imprevedibile.

Ogni tanto, la luce che vedi in fondo al tunnel è generata dai fari di un TIR che ti sta venendo addosso contromano.
È grossomodo così che dovettero sentirsi i cristiani del IV secolo, quando si resero conto che al buon Costantino era succeduto il figlio Costanzo (non poi malaccio, ma di fede ariana) e che la morte di Costanzo aveva consentito la salita al potere di Giuliano.

Il fatto che Giuliano sia passato alla storia come l’Apostata potrà forse lasciar immaginare ai più arguti che non vi fu una particolare simpatia tra l’imperatore (apertamente pagano) e i sudditi cristiani del suo Impero.


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Persecuzioni dal basso

A onor del vero, se non vi fu simpatia, non vi fu nemmeno persecuzione vera e propria. Non nel modo cruento e palese cui i martirologi ci hanno abituato, quantomeno.
Formalmente, i cristiani furono “perseguitati” da Giuliano solo nella misura in cui persero alcuni dei privilegi che avevano ottenuto precedentemente; inoltre, fu vietato loro di insegnare. All’atto pratico, la manifesta antipatia che l’autorità suprema mostrava nei confronti dei cristiani finì col dare il La a persecuzioni “dal basso” organizzate a livello locale da gruppuscoli violenti (che, peraltro, non vennero mai fermati).
Come a dire: fanatici isolati e scoordinati, sì – ma non per questo meno insidiosi.

È in questo contesto che dobbiamo collocare la morte di santa Bibiana, che – a dar retta alla tradizione – incontrò il martirio il 2 dicembre di un anno imprecisato, ma comunque sotto l’impero di Giuliano Apostata.

Santa Bibiana

Già rimasta orfana a causa della violenza anticristiana, la giovinetta fu prelevata dalla sua casa, legata a una colonna e lì flagellata fino alla morte. Le spoglie furono raccolte da un sacerdote che diede loro degna sepoltura collocandole nella casa in cui Bibiana aveva vissuto, che divenne così luogo di culto.

Questo luogo di culto è ancor oggi frequentato: sto parlando della chiesa di Santa Bibiana che ancor oggi fa bella mostra di sé, a Roma, non lontano dalla stazione Termini. Se avete intenzione di andare a visitarla, vi suggerisco di allungare la passeggiata di qualche isolato per ammirare, a poca distanza, le rovine del tempio dedicato a Minerva Medica.

SAINT BIBIANA

Wikipedia

Non è mica un caso, se vi suggerisco di visitare il tempio: fatto quello, si capisce meglio la storia della chiesa.
Come se la santa avesse voluto subentrare all’anziana dea ormai prossima alla pensione, la chiesa dedicata alla martire Bibiana divenne, col passar del tempo, un centro di cura di tutto rispetto.

Oserei dire: un centro di cura all’avanguardia che aveva pochi pari al mondo. Nel suo The Falling Sickness, il professore Owsei Temkin, il fu direttore dell’Istituto per la Storia della Medicina alla John Hopkins, ebbe a definirlo uno dei più grandi centri di cura per l’epilessia attivi in Europa durante il Medioevo. Mica poco!

Epilessia

Male insidioso, quello dell’epilessia. Male spaventoso e inspiegabile, che all’epoca poteva anche indurre gli esterrefatti spettatori a sospettare possessioni demoniache o altre cause di tal fatta.
Non stupisce dunque che, presso la chiesa di santa Bibiana, i monaci e le monache che tentavano di curarlo lo facessero a suon di preghiere e somministrazioni farmaceutiche che precedevano altre preghiere e poi altri farmaci. Insomma: un mix tra pratica e clinica e pratica religiosa, che probabilmente risulterà assurdo ai nostri occhi ma che all’epoca procedeva spedito, come un meccanismo ben rodato.

I pazienti che si recavano presso la chiesa di santa Bibiana per chiedere la grazia di una guarigione dovevano infatti sottostare a un’elaborata cerimonia medico-religiosa che prevedeva, innanzi tutto, la loro partecipazione a non meno di tre messe. Al termine di ogni funzione, un apposito farmaco “antiepilettico” veniva somministrato loro, nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.

Dotato di proprietà antiepilettiche tanto quanto la tisana che sto sorseggiando mentre scrivo, il farmaco era creato a partire da una pianta officinale che veniva coltivata in gran quantità negli orti annessi alla chiesa. All’epoca, la conoscevano come erba di santa Bibiana; oggi la chiameremmo probabilmente camedrio, se gli storici non errano con l’identificazione.

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Di Iva Villi|Shutterstock

Effettivamente, il camedrio viene usato ancor oggi in farmacia, in virtù di alcune sue proprietà medicamentose – ma, ahinoi, non influisce minimamente sull’epilessia, come accennavo. Forse davvero più utile per i malati era dunque il pregare devotamente la santa così come veniva insegnato loro e poi recarsi in atteggiamento orante sul suo luogo di sepoltura.

La colonna rossa

Alle medesime condizioni (esclusa ovviamente la visita alla tomba), la grazia della guarigione poteva essere chiesta anche in qualsiasi altra chiesa del mondo, giacché i monaci che dimoravano presso Santa Bibiana vendevano e spedivano il farmaco anche fuori città.
Ma recarsi personalmente nella chiesa romana offriva indubbiamente qualche chance in più. La chiesa, infatti, non si limitava a conservare le mortali spoglie della santa: all’interno del luogo di culto, si trovava (e si trova tuttora) anche una piccola colonna di marmo rosso, la cui particolare colorazione aveva scatenato nel popolo le fantasie più ardite.

COLONNA, SANTA BIBIANA

Sailko | Wikipedia

Si riteneva che il marmo si fosse miracolosamente imporporato nel momento in cui era stato versato su di lui il sangue di Bibiana (che, vi ricordo, fu flagellata a morte mentre era legata appunto a una colonna). Col passar dei secoli, si sviluppò la convinzione che anche quel marmo – quasi divenuto reliquia per contatto – fosse dotato di poteri miracolosi.

Sicché, non era infrequente che i fedeli cercassero di grattarne via qualche frammento aiutandosi con un coltellino: si riteneva che la polverina così ottenuta, aggiunta al farmaco erboristico, potesse dare quel quid in più alla preparazione, rendendola ancora più efficace.

Protettrice anche di chi alza il gomito

Fortunatamente, la scienza medica ha fatto qualche progresso e i pazienti che oggigiorno soffrono di epilessia possono anche risparmiarsi la fatica di grattugiare colonne di marmo (!) nelle chiese. Una preghiera a santa Bibiana, tuttavia, potrebbe essere comunque consigliata – ché la santa è diventata, col passar del tempo, la patrona da invocare contro questo male.

…e non è questo il suo unico patronato.
In virtù dell’associazione con “quelli che si comportano in modo strano e imprevedibile” (e, probabilmente, anche in virtù del suo nome, riletto dai fedeli con una certa ironia. In latino bere è bibere, Ndr), Bibiana è diventata, col passar del tempo, la santa patrona di chi ha alzato troppo il gomito. Ancor oggi la si può invocare nella speranza di sollievo quando si è alle prese con il post-sbornia.


ROBERTA DALLARA, SANTA RITA
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Incuriositi dal passato della chiesa di Santa Bibiana, un po’ ospedale e un po’ monastero?
Intrigati da questi strani metodi di cura che mettevano quasi sullo stesso piano i farmaci e la preghiera?
Desiderosi di scoprire qualcosa di più sul magico mondo della medicina monastica medievale e sulle circostanze in cui questa ha lasciato il passo agli ospedali civili del Rinascimento?

Allora, non perdetevi la diretta che si terrà venerdì 4 dicembre 2020, alle ore 21:00, sul canale YouTube Jordanus di fra’ Gabriele Scardocci. Il quale mi fa notare che, con la nostra fortuna, avremo il Presidente del Consiglio che va in diretta alla stessa ora per spiegare alle genti come si festeggia un Natale in pandemia, ma ehi!, noi non temiamo la concorrenza e siamo sicuri che vi sintonizzerete comunque.

Se non altro perché vi facciamo pena.

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