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Il Papa ai nuovi cardinali: la croce e il mondo, due strade inconciliabili

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Vatican News - pubblicato il 28/11/20
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Ai 13 porporati creati durante la cerimonia in San Pietro, celebrata nel rispetto delle norme anti-Covid, l’invito di Francesco perché “il rosso porpora dell’abito cardinalizio, il colore del sangue, non diventi segno mondano di distinzione”di Adriana Masotti – Città del Vaticano

Settimo Concistoro ordinario pubblico per Papa Francesco, il primo caratterizzato da severe misure di precauzione a causa della pandemia. Un centinaio le persone nella Basilica vaticana e due dei novelli porporati assenti per l’impossibilità di arrivare a Roma: il filippino Jose Fuerte Advincula, arcivescovo di Capiz, e Cornelius Sim, vicario apostolico del Brunei, che saranno ugualmente creati cardinali.

Una cerimonia con le mascherine

Dei tredici nuovi cardinali creati dal Papa, 9 sono elettori e 4 non elettori perchè ultraottentenni. Nella cerimonia, presieduta da Francesco all’altare della Cattedra, non c’è stato questa volta l’abbraccio di pace tra i cardinali, mentre i riti di imposizione della berretta, la consegna dell’anello e l’assegnazione del titolo si sono svolti secondo il rito consueto. Molti cardinali del Sacro collegio hanno seguito la celebrazione collegati via web, mentre per le nuove porpore, come noto, sono state annullate le visite di cortesia.

Nel Vangelo l’indicazione di percorso per i nuovi cardinali

Dopo il saluto rivolto al Papa, all’inizio della celebrazione, a nome di tutti i neo cardinali da monsignor Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, Francesco ha preso la parola. La lettura scelta per questo Concistoro è stata un brano tratto dal Vangelo di Marco: il Maestro è con i discepoli e per la terza volta annuncia loro la sua prossima morte e resurrezione. Stanno andando a Gerusalemme ed è lungo la strada che avviene il dialogo fra Gesù e i 12. Gesù ha appena finito di parlare quando gli si avvicinano Giacomo e Giovanni. Gli vogliono chiedere un favore che appare decisamente fuori luogo: fare in modo che loro possano sedersi a fianco di Gesù Risorto, una a destra e l’altro alla sua sinistra. “Non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”, la risposta del Signore.

La strada “è l’ambiente in cui sempre si svolge il cammino della Chiesa”, ha affermato Papa Francesco nella sua omelia. “Gerusalemme è sempre davanti a noi. La Croce e la Risurrezione appartengono alla nostra storia”. E osserva:

Questa Parola evangelica ha accompagnato spesso i Concistori per la creazione di nuovi Cardinali. Non è solo uno “sfondo”, è una “indicazione di percorso” per noi che, oggi, siamo in cammino insieme con Gesù, che procede sulla strada davanti a noi. Lui è la forza e il senso della nostra vita e del nostro ministero.

Gesù capisce il timore dei suoi e non li abbandona

Oggi, ha proseguito Francesco, tocca a chi vuol seguire Gesù misurarsi con questa Parola. Allora i discepoli avevano provato sgomento e timore alle parole di Gesù, pensando a quel che li attendeva a Gerusalemme. Gesù li capisce:

Il Signore conosce lo stato d’animo di quelli che lo seguono, e questo non lo lascia indifferente. Gesù non abbandona mai i suoi amici; non li trascura mai. Anche quando sembra che vada dritto per la sua strada, Lui sempre lo fa per noi. Tutto quello che fa, lo fa per noi, per la nostra salvezza. E, nel caso specifico dei Dodici, lo fa per prepararli alla prova.

La strada di Gesù è una sola

Gesù vuole che i suoi “siano sempre con Lui sulla sua strada”. E la sua strada è quella della passione, morte e resurrezione. E’, ha detto il Papa, “la strada del Servo del Signore. Gesù si identifica con questa strada”. Dice infatti ‘Io sono la via’. Francesco sottolinea: “Questa via, non un’altra”. In questo contesto, ha notato Francesco, accade il “colpo di scena”,  il manifestarsi cioè del desiderio dei due fratelli. ‘Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra’:

Questa è un’altra strada. Non è la strada di Gesù, è un’altra. È la strada di chi, magari senza nemmeno rendersene conto, “usa” il Signore per promuovere sé stesso; di chi – come dice San Paolo – cerca i propri interessi e non quelli di Cristo.

E’ necessario essere sempre vigilanti

Se Gesù non si altera nei confronti di Giacomo e Giovanni, saranno poi gli altri discepoli a scandalizzarsi per quella richiesta, ma li accusa dicendo che così dimostrano di essere ‘fuori strada’. Ed è una tentazione, ha osservato il Papa, che può capitare a tutti:

Cari Fratelli, tutti noi vogliamo bene a Gesù, tutti vogliamo seguirlo, ma dobbiamo essere sempre vigilanti per rimanere sulla sua strada. Perché con i piedi, con il corpo possiamo essere con Lui, ma il nostro cuore può essere lontano, e portarci fuori strada. Pensiamo a tanti generi di corruzione nella vita sacerdotale. Così, ad esempio, il rosso porpora dell’abito cardinalizio, che è il colore del sangue, può diventare, per lo spirito mondano, quello di una eminente distinzione. E tu non sarai più il pastore vicino al popolo. Sentirai di essere soltanto l’eminenza. Quando tu sentirai quello, sarai fuori strada.

Una Parola sempre necessaria alla Chiesa

Il Papa ha sottolineato il “netto contrasto tra Gesù e i discepoli”. Lui sulla strada, loro fuori. “Due percorsi inconciliabili”. Per i suoi discepoli a rischio di sbandamento e per tutti, ha proseguito Francesco, Lui vivrà la passione e poi risorgerà. “Li metterà finalmente in cammino sulla sua strada”. Il racconto di questo dialogo che troviamo nel Vangelo, non solo di Marco, “è una Parola che salva, necessaria alla Chiesa di tutti i tempi”, ha affermato Papa Francesco che ha concluso:

Anche se i Dodici vi fanno una brutta figura, questo testo è entrato nel Canone perché mostra la verità su Gesù e su di noi. È una Parola salutare anche per noi oggi. Anche noi, Papa e Cardinali, dobbiamo sempre rispecchiarci in questa Parola di verità. È una spada affilata, ci taglia, è dolorosa, ma nello stesso tempo ci guarisce, ci libera, ci converte. Conversione è proprio questo: da fuori strada, andare sulla strada di Dio. Che lo Spirito Santo ci doni, oggi e sempre, questa grazia.

Qui l’articolo originale da VaticanNews

Porpore e numeri, record e curiosità del “senato” della Chiesa

Il Concistoro del 28 novembre, il settimo convocato da Papa Francesco, porta a 229 le presenze nel Collegio cardinalizio (101 i non elettori). Notizie e dati di una istituzione che ha 900 anni di vita

di Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

Per alcuni secoli erano stati 30. Poi Sisto V nel 1586 li aveva portati a 70, ma niente a che vedere con l’ampiezza che conosciamo oggi, un gruppo di persone che rappresenta anche geograficamente gli evangelici “estremi confini della terra”. Il Collegio cardinalizio nella dimensione e composizione attuali è una scelta che matura per gradi nel Novecento.

È Giovanni XXIII a “violare” per primo il limite storico di Sisto V, tanto che le porpore che al termine degli ultimi Pontificati tra XIX e XX secolo avevano oscillato su una media di 60 effettivi, alla morte di Papa Roncalli risultano essere 82 e fra loro si notano tratti somatici inediti, con i primi cardinali filippino, giapponese, africano.

Collegio “globale”

Passano pochi anni e Paolo VI completa l’opera. Crea ben 143 cardinali, ampliando ulteriormente la “latitudine” delle provenienze (il primo neozelandese, il primo malgascio, il primo singalese ecc…), determina il posto dei Patriarchi orientali nel Collegio e soprattutto stabilisce la soglia tuttora valida degli 80 anni per l’uscita dal consesso degli elettori. Alla morte di Papa Montini i cardinali sono 129, un numero che prelude all’ulteriore cambiamento impresso da Giovanni Paolo II. Con Papa Wojtyla il Collegio cardinalizio diventa compiutamente espressione della mondialità e dei 231 cardinali di una settantina di Paesi da lui creati in nove Concistori (addirittura 42 quelli del Concistoro del 2001, record per la Chiesa), sono tuttora 16 i porporati elettori sui 65 presenti nel gruppo, il più anziano dei quali è il 96.enne Jozef Tomko, creato nel 1985.

Più anziano, più giovane

Anche il Pontificato di Benedetto XVI vede l’ingresso nel Collegio di 90 porporati in cinque Concistori. Fra coloro che hanno ottenuto la berretta dal Papa emerito vi sono attualmente 39 elettori e 30 non elettori, compreso il più anziano dell’intera compagine, il 96.enne francese Albert Vanhoye, divenuto cardinale nel 2006. A Papa Francesco appartiene invece la creazione del più giovane cardinale vivente, Dieudonné Nzapalainga – appena 49.enne nel 2016 al momento della pubblicazione – che nelle vesti di metropolita di Bangui è anche la prima porpora nata nella Repubblica Centrafricana.

Francesco, porpore e periferie

Con quello del 28 novembre, Francesco avrà presieduto il suo settimo Concistoro e creato in totale 101 cardinali, 73 dei quali siedono al momento tra coloro con diritto di voto in Conclave. Per il Papa delle “periferie” anche la convocazione di domani mostra esordi e ritorni. Al primo caso appartengono il Brunei e il Ruanda – Paesi che fanno il loro storico ingresso nel Collegio – al secondo caso appartiene Malta, che per un breve lasso di tempo non era stata più rappresentata, ovvero dalla morte del cardinale Prosper Grech avvenuta nel dicembre 2019. Al Pontificato di Francesco appartengono anche altri record. Tra gli altri, quello delle sedi cardinalizie in Paesi che non l’avevano mai ospitata (oltre alla citata Repubblica Centrafricana, Brunei e Ruanda, anche Haiti, Dominica, Birmania, Panama, Capo Verde, Tonga, Bangladesh, Papua Nuova Guinea, Malaysia, Lesotho, Mali, Svezia, Laos, El Salvador, Lussemburgo), il primo cardinale afroamericano (il metropolita di Washington Wilton Gregory), il primo nato dopo il Concilio (Nzapalainga), il primo convertito al cattolicesimo dai tempi di Jean-Marie Lustiger (il vescovo di Stoccolma Anders Arborelius, luterano di nascita).

Curiosità

Ad alcuni nomi è legata qualche curiosità statistica. Ad esempio, il 91.enne thailandese Michael Michai Kitbunchu, emerito di Bangkok, è quello che da più tempo fa parte (37 anni) del Collegio cardinalizio. Un record di durata condiviso con il 90.enne neozelandese Thomas Stafford Williams, ordinario militare emerito del suo Paese. Entrambi ricevettero la berretta dal Papa Wojtyla nel 1983.

Un altro dato riguarda la presenza delle famiglie religiose nell’attuale Collegio: sono 26, per un totale di 51 cardinali (29 gli elettori) che vestono l’abito del loro Istituto sotto la porpora. I più rappresentati sono i Salesiani (9), seguiti dai Gesuiti (7). Da notare che con padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi, entra a far parte del gruppo delle porpore anche l’Ordine dei Francescani Conventuali, in modo analogo ai Missionari di San Carlo inclusi per la prima volta grazie lo scalabriniano Silvano Maria Tomasi.

Anche la geografia come detto, specie per volontà di Papa Francesco, continua a ridisegnare, dilatandola, la mappa del Collegio, che ora arriva a 90 Paesi rappresentati, dall’Albania al Vietnam, con il gruppo dei cardinali italiani (47) largamente più numeroso, seguito da Stati Uniti (15) e Spagna (14). Dal punto di vista dei continenti, l’Europa annovera, tra elettori e non elettori, 106 cardinali, l’Africa 30, l’Asia 27. L’America del Nord ne conta 26, quella del Sud 25, quella centrale 9, mentre sono in 6 quelli dell’Oceania. Va precisato che i numeri di quest’ultimo computo non riguardano la nazionalità di origine degli appartenenti al Collegio, ma il luogo dove risiedono e svolgono, o hanno svolto, il loro servizio pastorale.

Qui l’articolo originale pubblicato da Vatican News

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