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Diventare persone migliori? Ecco tre perle di saggezza di Giovanna d’Arco

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Jeanne d'Arc, cattedrale di Nevers.

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Mathilde De Robien - pubblicato il 23/11/20
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Quest’anno ricorre il primo centenario della canonizzazione della Pulzella d’Orléans: è l’occasione giusta per approfittare della compagnia di quella che, stando a Mark Twain, «resta di gran lunga la personalità più straordinaria mai prodotta dal genere umano».Giovanna, grande coach per i tempi moderni. Per Alexandre Dianine-Havard, fondatore del sistema di Leadership Virtuosa e grande ammiratore di Giovanna d’Arco, l’eroina di Orléans

ci comunica la bellezza e la grandezza dell’essere umano, ella suscita in noi la sete di vivere, di intraprendere e di sacrificarsi.

Egli stesso ne ha fatto esperienza una ventina d’anni fa. Mentre esercitava la professione di avvocato in Finlandia il volto di Giovanna, «risplendente di luce e di purezza», gli apparve una notte e gli bisbigliò in inglese: «Let’s go!» («Andiamo!»).

Una grazia che mi invitava ad abbandonare il mio mestiere di avvocato per consacrarmi all’insegnamento della leadership virtuosa in tutto il mondo.

È quanto confida Alexandre Dianine-Havard nelle prime pagine del suo delizioso opuscolo Coaché par Jeanne d’Arc (Le Laurier), pubblicato in Francia all’inizio di novembre. Convinto della grandezza e della modernità che offre la figura di Giovanna, l’avvocato si è allora messo a osservare differenti episodi della sua vita e a distillarne modelli applicabili alla vita quotidiana contemporanea. Nel corso dei quindici capitoli che compongono il libro, il lettore si lascia trascinare da Giovanna, che «ci bisbiglia all’orecchio buoni consigli». Scegliamo tre delle quindici perle di saggezza del libro.

1Non temere il fallimento

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© Hermitage museum
Hermann Anton Stilke, Giovanna d'Arco sul rogo, 1843, olio su tela, San Pietroburgo, Museo de l’Ermitage © Hermitage museum

A dispetto del suo eroismo esistenziale, Giovanna ha conosciuto molti fallimenti – il più eclatante dei quali fu senza dubbio il rogo di Rouen, che avvenne quando gli Inglesi ancora occupavano il suolo francese, e la giovane dovette essere preda della tentazione di essere schiacciata (anche) dal peso dell’incompiutezza della sua missione. Eppure Alexandre dianine-Havard fa dire alla sua eroina:

È grazie al mio martirio che la mia missione si è compiuta: nell’ora stessa del mio supplizio, gli Inglesi hanno cominciato a dubitare della loro vittoria.

Inoltre, galvanizzati dalla sua fortezza d’animo e dal suo coraggio, furono i suoi soldati a ultimare la sua missione, non più con lei ma per lei. Allo stesso modo, anche il suo processo – minutamente registrato, parcellizzato e sigillato – risulta alla fine un’opera alla sua gloria, grazie alla quale tutto il mondo ha conosciuto la sua vita. «Lì dove tu vedi un fallimento, Dio vede una vittoria», sottolinea l’autore – anche se non se ne coglie immediatamente il senso. Egli propone un esercizio pratico per rendersene conto: identificare tre grandi fallimenti della propria esistenza e scorgerne, a posteriori, le vittorie che ne sono scaturite.

2Diventare magnanimi

JULES EUGÈNE LENEPVEU

Jules Eugène Lenepveu ( CC BY-SA 2.5 ) from Wikimedia Commons

Jules Eugène Lenepveu, Incoronazione di Carlo VII a Reims (di lato, Giovanna guarda il Cielo a ricordare che è Dio a disporre gli eventi)

Il magnanimo vuole fare grandi cose, ma vuole anzitutto essere grande.

Così scriveva Alexandre Dianine-Havard su Aleteia France a proposito di Martin Luther King. Come si fa a essere grandi? Anche su questo Giovanna spiana la strada: la cosa passa dalla scoperta della grandezza nelle piccole cose ordinarie, come ha fatto Giovanna durante la sua vita da pastorella. Passa pure dal lasciarsi toccare dalla bellezza, dalla bontà, dalla virtù, dall’esercitarsi alla contemplazione prima di passare all’azione. La magnanimità, secondo Alexandre Dianine-Havard, si acquisisce anche attraverso lo sforzo di una vita regolare: tutti i giorni, Giovanna andava a messa e s’inginocchiava la sera per la Compieta.

È la regolarità, non l’emozione del momento, che forgia il carattere ed educa il cuore.

Infine, sviluppare la magnanimità significa non lasciar passare l’occasione di agire. Giovanna ha tenuto duro per convincere Robert de Baudricourt a condurla davanti al re: «Bisogna che io compaia alla presenza del re», dichiarò a Jean de Metz, «perché non ha altro soccorso fuori di me». Alla medesima maniera, Alexandre Dianine-Harvard invita ad agire sempre come se da noi dovesse venire un soccorso a quanto ci circonda.

3Non ricercare gli onori

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© Rouen, musée des beaux-arts
Paul Delaroche, Giovanna d'Arco, malata, è interrogata nella sua cella dal cardinale di Winchester, 1824, olio su tela, Rouen, musée des beaux-arts © Rouen, musée des beaux-arts

Non ho mai cercato di essere applaudita, mi bastava sapere che Dio mi ama. Chi possiede un senso profondo della propria dignità non ha bisogno di essere applaudito.

Così fa dire a Giovanna Alexandre Dianine-Havard. Diventare una persona migliore passa dalla purificazione delle proprie intenzioni: significa vivere non per essere acclamati ma per compiere la volontà di Dio. Quel che fa Giovanna. Fino in fondo. Avrebbe avuto qualche ragione di attendersi un tentativo dei Francesi di liberarla, mentre era prigioniera degli Inglesi, ma niente è stato intrapreso:

Dunque non diventare inquieto se quelli che dovevano acclamarti ti dimenticano o ti calunniano. Cerca solo di piacere a Dio.

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Le Laurier

Alexandre Dianine-Havard, Coaché par Jeanne d’Arc, Le Laurier, novembre 2020, € 10.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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